|
co_lori
Area personale
Menu
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Un istante. E subito non c’era più. Nessuno l’aveva visto, piccolo e veloce com’era. Anche se certo non si può dire che non fosse: fili d’argento leggeri e sottili, gli sfioravano le spalle minute ed era solo la loro luce che rischiarava quel luogo. Vispi occhietti blu cobalto brillavano come zaffiri incastonati in quel magro volto diafano. Le manine affusolate sistemavano a brevi intervalli un cappello verde scuro spruzzato di bianco, molto simile ad un abete innevato per il colore e per la fattura. Una pesante tuta, sfumata tra il blu e l’azzurro, lo faceva rendeva impacciato nei movimenti e alterava le proporzioni del suo piccolo corpo, altrimenti perfette; gli orli immancabilmente adornati di campanelle dal suono cristallino, che risaltavano sul tessuto con i loro riflessi argentati. Completava il tutto un paio di scarponi di cuoio marrone, bordati di pelliccia bianca. Era il freddo, era il ghiaccio che caratterizza gli inverni più rigidi. Ma era ormai tempo di ritirarsi, di lasciare il posto a chi di dovere, pensava tutto impettito, anche se non aveva ancora accettato di dover essere rimpiazzato ogni volta. Ma il manto bianco che avvolgeva il mondo non avrebbe tardato a scomparire, e per lui la vita sarebbe presto diventata impossibile. L’avanguardia di quell’esercito di colori stava già avanzando contro le truppe di ghiaccio. Si sollevò in un sospiro il petto del folletto, come sempre in anticipo sul luogo dell’incontro. La nostalgia di vedere lei, lì, in quel momento, per un istante lei. Ma la forza di un desiderio può piegare il mondo, a volte. Un lampo verde scaturì dal nulla, accompagnato dal profumo dei fiori e quello dolce del miele e del polline, il ronzio e il frinire degli abitanti dei prati. Quando la luce si affievolì e si spense, una figura drappeggiata di vesti sfrangiate ricavate da ritagli di stoffa colorata fece la sua comparsa, la fisionomia di una giovane donna in miniatura. Solo gli occhi rivelavano la sua vera età. Lei era lì quando per la prima volta si sciolsero le nevi, quando il primo passero cantò, quando il primo fiore si affacciò timido dalla sua corolla, lei c’era, e in quel momento nacque, e in questi momenti torna a nascere. E lui prima di lei, quando il vento rubò le ultime foglie secche dai rami degli alberi e le trasportò lontano. Gli occhi color smeraldo della folletta erano lo specchio stesso della felicità e dell’allegria. I lisci capelli verde muschio, lunghi fino a metà schiena, costituivano una perfetta cornice al viso paffuto e roseo, sempre sorridente. Appoggiata sul capo portava una ghirlanda intrecciata di pratoline. I piedi erano scalzi ma morbidi, per nulla abituati a essere sfruttati,poiché per viaggiare si serviva di ali piccole e trasparenti, che curiose spuntavano tra i capelli e le frange della veste, fragili solo all’apparenza, fiere in mezzo alla schiena. Sei in ritardo, pensò il folletto, ma non le disse nulla. Lei sorrise con aria falsamente colpevole, attendendo l’ormai consueto rimprovero, e vedendo che questo non arrivava sul suo viso si affacciò un’espressione piacevolmente sorpresa. Un affetto profondo legava l’uno all’altra, non sarebbe stata una parola a dividerli. Nulla avrebbe potuto dividerli. Mai. Tutto si compì nel silenzio. Lei iniziò semplicemente a battere le piccole ali, piano in principio ma acquistando sempre maggiore velocità. E si sollevò dal terreno freddo. Sempre più su, sempre più in alto, finché della Terra poteva distinguere come masse variopinte le colline, i monti, gli oceani. Oltre le nuvole, oltre il vento. Prese a volare intorno al mondo, avvolgendolo in una nebbiolina profumata e trasparente, che lenta scendeva verso il terreno, mitigando il clima sempre di più, giorno per giorno. Ma le forze già l’abbandonavano. Piccola e fragile, svaniva lentamente, e di lei non rimase che il dolce profumo. Parecchie leghe più in basso un folletto schioccava le dita e scompariva, lasciando al suo posto solo un gelido soffio di vento invernale che irritato si scagliò contro un vecchio orologio grigio e tra le sue lancette spezzate consumò la sua breve esistenza.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Non sempre i sogni sanno dove andare..
Capitava spesso che la bellezza dell'attimo onirico si fermasse a meditare nell'infinito limbo del sonno profondo prima di giungere a destinazione..
L'indecisione diveniva smarrimento e cio' che avrebbe dovuto divenire "il sogno", si perdeva nell'etere vagando alla ricerca di una giusta collocazione...
non riusciva a capire quale origine potesse avere il suo divenire..
dai desideri, forse...e se invece fosse stato il contrario?
il peso di questa responsabilita' non era poi meglio di un'assenza di risposta e il suo inquieto galleggiare s'interruppe solo qualche volta per assumere la forma di un sogno in bianco e nero....
lori
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
sinfonia di gocce musicali.. rifrange come un prisma di cristallo note multicolori che girano e attraversano un piano trasparente di pensieri... l'effetto si ripete ancora in quella forma indefinita quasi eterea di un valzer un po' veloce che fa girar la testa, che innamora .. si, fa ancora freddo.. ma queste note mi fanno pensare che oggi è primavera e presto fioriranno i pergolati di lilla'.. lori
| |||
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
di buccia d'arancia
e di mare
profumava l'aria,
pero' non si vedeva..
si poteva solo ricordare
toccando quella superficie
ruvida di sale,
pero' non si sentiva..
di suono e melodia
immaginava il cuore..
stella marina
ormai stella di vetro,
immobile di sale
rimani ad ascoltare..
lori
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
e questo è il terzo post di oggi anche se avrei voluto volentieri farne a meno, con tutto quello che ho da fare a casa dopo un intensa giornata particolarmente difficile.. beh mi sembra doveroso dedicare due parole alla gentile signora che leggendo le mie storie scritte nel blog "raccontidifate" ha creduto di riconoscere in loro scritti che non mi appartengono, e che addirittura risalgono ai tempi della sua formazione primaria...dice di avere il libro con la storia di Kalaluna, e anche la storia del papavero tibetano è per lei materia gia' nota..
mi sono chiesta se la signora in questione stia vivendo un momento di confusione tale da pensare che la sua
"quotidiana e salutare attivita' di esercizio di copiatura"
per il suo spazio di lustrini e di pensieri pre_confezionati debba per forza esserlo anche per coloro che se lo dovessero fare usano mettere la provenienza e l'autore..
beh mi ha detto che il tempo per tirar fuori il libro con le mie storie lo trova di sicuro e quindi io aspetto buona e tranquilla che mi fornisca titolo e casa editrice..ma invito anche tutti coloro che passano da qui ad aiutarmi a risalire all'origine di queste mie pensate "gia' pensate" da qualcun altro...
e io che credevo di aver raccontato sottoforma di metafora storie di persone reali, tra l'altro amiche di blog..loro lo sanno e si riconoscono..ma quel che non capisco è l'atteggiamento menzognero di questa sciura ...
io aspetto ne'..non son minga chi a ciapa' i rat!!!!!
lori
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
papavero tibetano un mago vecchio e stanco vagava per il mondo cercando di ritrovare da un numero indefinito di anni quello che per lui era da sempre stato motivo di curiosita' e che lo aveva spinto a studiare le arti magiche .. non era mai riuscito a svelare neanche a se stessoi misteri che gli conferivano una strana capacita' di prevedere le cose o addirittura di farle accadere, ma da quando si era accorto che il tempo stava passando anche per lui non era più riuscito a compiere nessuna magia... visitava terre di pianura e terre di montagna e imparava ogni volta cose nuove e studiava i modi di vivere e di pensare delle persone che incontrava traendo insegnamento anche dalle piu' semplici azioni di accoglienza o di sopravvivenza...lo studio delle proprieta' curative di piante selvatiche le aveva conferito la conoscenza e la capacita' mediatica di capire quali essenze ricavare dalle piante raccolte sul suo cammino cosi' ogni volta ne faceva dono a coloro che avevano voluto dedicargli un po' di tempo in quella sosta di breve durata... un viaggio di riflessione e di osservazione dunque.. un giorno arrivo' in un luogo sperduto sui monti..neve e gelo quell'inverno avevano provocato non pochi disagi a quella gente dalla pelle segnata dal vento e dal freddo che riusciva a sopravvivere come era tipico di quelle popolazioni.. saggezza e previdenza e orgoglio nella loro storia antica , lassu' tra i papaveri blu che nascevano spontanei tra le rocce e la neve dei punti più alti di quelle montagne... fu accolto da quella comunita' vestita di rosso con onore e maestosita' in un silenzio quasi contemplativo rispettoso del suo pensiero di studioso del tempo... si fermo' tutto l'inverno per studiare anche il loro pensiero fondato sulla filosofia dell'essere interiore, sul rispetto e la comprensione e la giusta valutazione delle cose che li circondavano, equilibrio ideale di pensiero e forza per affrontare difficolta' e fatiche.... amore per tutto cio' che era vita... ogni giorno riscopriva piccole cose a cui non aveva mai prestato attenzione..si accorse che la forza che muove le cose non era da ricercare tra le conoscenze magiche dei suoi poteri di mago...era sempre stata li nelle piccole cose della vita.. il potere dell'amore era molto più forte di quello scatenato dalle tempeste..torno' la stagione calda e il tempo di partire ma cio' che aveva imparato ormai aveva cambiato il suo modo di vedere le cose ..cosi' decise di restare e di sostituire il suo abito azzurro di mago con quello usato da quel popolo meraviglioso.. il papavero blu dei monti tibetani diventa rosso quando torna l'estate... lori
scritto il 20 gennaio 2009 per: allalocandadellefate
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
nel silenzio della notte mi ritrovo spesso con le mie riflessioni introspettive ..il desiderio espressivo si manifesta a volte solo figurativamente o volutamente in espressioni verbali essenziali e metaforiche che ben rappresentano con poche parole cio' che il cuore in quel momento fa passare dai pensieri...
parole che si compongono da sole con estrema semplicita’ cercando un senso come sempre nel modo di raccontare le sensazioni da trasmettere… una sorta di restituzione attraverso la percezione visiva uditiva e cognitiva........
a volte mi capita leggendo qua e la i pensieri degli altri di commentare giocando a scrivere con una inflessione dialettale un po’ inventata, più o meno identificabile secondo la citta’ di appartenenza…
un’aspirazione ascetica e un po’ grottesca quella di scrivere i dialetti…un identificazione camaleontica di linguaggio quasi teatrale che diventa un modo come un altro per entrare in simbiosi con chi c’è dall’altra parte.... .
proprio in funzione di questo tipo di interrelazione mi sono chiesta mille volte se c’è attinenza nel modo di parlare tipico dei romani e quello caratterista dei cinesi.. :0)
protagonisti: la ERRE e la ELLE rispettivamente per l’uno e per l’altro..per esempio:
il romano:
ar bar: damme quarcosa de cardo va..
ar super: c’avemo solo du’ lattine de bira ..che cce fa sarta’ a’ fila?
ne a’ bbanca: che sta a’ ddi? So’ sordi farsi??? Tu sorella è farsa a
a’ mattina quanno se arza!!
da a sarta: li carzini.... me se so’ bucicati ne a’
parte der carcagno
sur divano: maaa’ …arza er volume de a’ tele va…
ne a’ farmacia: a dotto’.. manco de fero e anche de carcio…
sur voto de verifica: aho’ me so’ sarvato!
il cinese:
al bal: dammi qualcosa di caldo
al supel: abbiamo due lattine di billa …ci fa saltale la fila ?
in banca: cosa stai dicendo? sono soldi falsi??? Tua solella è falsa
quando si alza
dalla salta: i calzini… si sono bucati nella palte del calcagno
sul divano: madle …alza volume di televisore pel favole..
in falmacia; dottole..manco di fello e anche di calcio…
sul voto di velifica: mi sono salvato!
straordinario!!..i cinesi usano la elle dove i romani ci infilano la erre... ..impossibile scoprire come mai i piccoli orientali non riescano a dire la erre neanche dopo aver risieduto in italia per vent’anni…non so se per loro sia fisiologicamente difficile pronunciarla a causa della loro lingua cosi’ particolare, ma perché allora parlano inglese tranquillamente con una pronuncia impeccabile?
Forse i cinesi che abitano a Roma riescono a compensare la difficolta' adattandosi al modo "de parla'" de li romani... mettendoce la ere nella parola in cui usano impropriamente la elle..ahahah
Boh…non avendo mai sentito parlare un cinese in romanesco non posso far altro che tenermi il dubbio ..
forse è la stessa cosa che succede per gli americani italianizzati che dopo quarantanni continuano ancora a parlare come Stanlio e Ollio...
il buongiolno di loli..:-)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Fernando Graziano - il burattinaio
muovo i miei fili di luna e
dipingo di musica e colore il mio passaggio..
non so se definire o no "fortuna
la volonta' di farlo con "coraggio" ...
colgo e raccolgo tracce di mia essenza,
ma quando decido di cambiar colore
ormai, mi rendo conto con stupore
che cio' che resta, puo' gia' sostituir la mia presenza..
lori
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Katsushika Hokusai - Cutrettola e glicine
Stanco:
entrando in una locanda
fiori di glicine.
Matsuo Bashô
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
seduti sul tappeto apriamo il grande libro di locomotive.
.è grande questo libro..ci serve tanto spazio per guardare e raccontare storie un po' inventate immaginando un viaggio per ognuno di quei treni..
gabri si perde ad ascoltare..essere a bordo della transiberiana per arrivare in quei paesi freddi da togliere il respiro..magari conducendo lui quel treno blu attraversando un mondo di montagne e lande bianche sconosciute..
immagini di treni antichi con le locomotive verdi raccontano percorsi che ci sono ancora e di stazioni in costruzione ..imagini retro' che sembrano quasi dei quadri impressionisti..punti di arrivo e di partenza..
oh se i muri di quelle stazioni potessero parlare..storie di vita di passaggio..
a cosa stara' pensando quella signora dal grande cappello con veletta? un fazzoletto bianco con le iniziali ricamate tra le sue mani guantate è pronto ad un movimento di saluto..immagini di primo novecento..oggi non si fa più di certo anzi, la fretta ci costringe spesso a scappar via prima che parta il treno che portera' a destinazione coloro che fanno parte della nostra quotidianita' affettiva..
chissa' perchè mi arrivano le immagini di un un modellino plastico di vita, articolato su binari che viaggiano senza mai avere mete ben precise..trenini colorati che girano tra le casette in balsa e le montagne in cartapesta.. capolavori costruiti da sapienti mani viaggiano in tondo anche se il loro percorso ha forme diverse..arrivano e partono sempre dallo stesso punto..
sara' cosi' anche per quello delle nostre scelte..difficile fare cambiare rotta ai nostri trenini ..si fermano e ripartono in base a cio' che abbiamo fatto o che stiamo cercando di fare..aggiungere fermate forse potrebbe farci pensare solo ad un'eventuale meta alternativa..
- mammaaaa!
l'assenza dei pensieri è solo di pochi secondi .. sorrido, giro la pagina e continuo a raccontare..
lori
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
tanto tempo fa in un paese chiamato Piano nei pressi del fiume Lento, viveva Sirio, un uomo che sapeva fare qualsiasi cosa ..aveva la capacita' di riparare e aggiustare qualsiasi oggetto in disuso e ..bravissimo a riportarlo agli antichi splendori e a restituirle l'originale capacita' di funzionare..
tutti gli abitanti del paese si rivolgevano a lui anche per costruire oggetti per la casa o per il lavoro ma per una cosa era da sempre ritenuto unico in tutta la valle: lavorare le pietre di luna trasformandole in monili magici che le spose indossavano nel giorno del proprio matrimonio..vagava nella ricerca sulle montagne in zone impervie e quasi irraggiungibili.. quando tornava a casa con il suo tesoro contenuto in un sacco sdrucito tutti si chiedevano come avrebbe fatto ad estrarre da pezzi di roccia quei cristalli luminosi cosi' trasparenti da sembrare davvero schegge di luna..
pazienza e attenzione nell'eseguire tutte le fasi di lavorazione..riusciva a donare a quei cristalli forme talmente perfette che sembrava imprigionassero tutti i colori dell'arcobaleno... belli da togliere il fiato avrebbero reso ancora piu' bella la donna che li avrebbe indossati..
era una tradizione per gli uomini di Piano farne dono alla propria amata nel momento in cui la chiedevano in sposa..
chissa' perchè l'uomo che sapeva fare qualsiasi cosa non aveva ancora trovato una fanciulla a cui donare le pietre di luna..lo si considerava ormai come una figura atipica quasi magica e mai nessuna donna del paese lo aveva preso in considerazione come eventuale innamorato..
lo chiamavano l'uomo delle stelle..
Sirio guardava sempre le stelle del suo cielo quando scendeva la notte..aveva provato anche a desiderare quando riusciva a vederne una cadere..sempre lo stesso desiderio ..ma troppi anni erano trascorsi e nulla si era avverato..
era rimasto solo con la luce di luna imprigionata nelle sue pietre e ogni volta che finiva un lavoro era felice e gli batteva forte il cuore..
che si fosse innamorato della luna?
in una notte di mezza estate , l'uomo di Piano alla luce di una lampada ad olio cercava di tagliare una grosso cristallo ..improvvisamente senti' un tonfo ..qualcosa era caduto nell'acqua del vicino fiume..si precipito' a vedere un po' incuriosito..
nel bel mezzo del fiume una luce accecante illuminava in modo straordinario e innaturale tutto il circondario..si spavento' ma non si tiro' indietro..prese la sua barchetta e remo' fino a raggiungere quella strana forma che piano piano stava inabissandosi portando con se' tutta la sua luce...aveva paura a toccarla ma fu coraggioso e con molta fatica la isso' a bordo...ma quella fonte luminosa aveva forma di luna!
una luna calante un po' distratta tanto da perdere l'equilibrio e seguire la sorte delle stelle cadenti..
impossibile credere a quella magia e remo' fino a riva cercando di non far fare bruschi movimenti alla barchetta..quando giunse sulla sponda si accorse di non avere più la sua luna a bordo ma incredulo vide una fanciulla dai capelli d'oro che con modi gentili lo ringrazio' per averla salvata..
"ti prego portami con te!" disse Sirio disperato nel temere di perdere la sua luna...
la fanciulla lo prese per mano...
da quel giorno poco lontano dalla luna brilla una stella luminosissima di nome Sirio..
lori
scritto il 20 gennaio 2009 per: allalocandadellefate
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
quel che si dice sempre nei detti popolari
val più di una ragione per tutti quei somari
che guardandosi allo "specchio" si vedon superiori
e gongolano e ridono.. perchè si credono i migliori!
si gonfiano a parole di fierezza ed orgoglio
ricordano il rumore che si fece in campidoglio
val dunque il detto "starnazzare come un oca"?
gia'..nessuno puo' uscire..e se lo fa?
non gioca!!!
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Fernando Graziano
"EMANCIPAZIONE"
Nel tuo esserci l'incanto dell'essere, la vita, tua storia,
segnata dal desiderio d'essere semplicemente donna!
Nel tuo corpo ti porti, come nessun altro,
il segreto della vita!
Nella tua storia la macchia dell'indifferenza,
della discriminazione, dell'oppressione…
in te l'amore più bello, la bellezza più trasparente,
l'affetto più puro che mi fa uomo!
Eliomar Ribeiro de Souza
(poeta brasiliano)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
ibilla Aleramo a Dino Campana - 1916
Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |