(ASCA) - Roma, 20 giu - ''E' sicuramente positivo il fatto
che la Commissione europea si dedichi ai temi
dell'occupazione e della creazione di nuovi posti di lavoro
in Europa, dopo essersi concentrata per troppo tempo
esclusivamente sulle politiche di rigore e di austerita'''.
Lo ha detto oggi Fausto Durante, responsabile del
Segretariato Europa della Cgil, intervenendo a Bruxelles ai
lavori della sessione di dialogo sociale organizzata dalla
Commissione europea con le parti sociali per discutere il
cosiddetto ''Pacchetto occupazione''.
''Finalmente - spiega Durante - anche a Bruxelles ci si
rende conto che la lotta alla disoccupazione e le politiche
attive del lavoro, finalizzate all'aumento dei tassi di
occupazione, sono elementi essenziali del percorso per la
ripresa. Dobbiamo, tuttavia, registrare che l'approccio al
problema e' ancora generico. Il documento della Commissione
indica obiettivi condivisibili ma non contiene gli strumenti
concreti per la loro realizzazione. In piu' - ha aggiunto -,
esso si muove in continuita' con le teorie secondo le quali
per introdurre un maggiore dinamismo, occorre ridurre le
tutele per i lavoratori, rendere piu' flessibili i rapporti
di lavoro e piu' agevoli i licenziamenti. L'esatto contrario
di cio' che la Cgil pensa, insieme alla Ces e ai sindacati
degli altri Paesi europei''.
Riferendosi poi al commissario europeo Andor, che ha
auspicato la rapida approvazione delle riforme del lavoro
negli Stati in cui esse sono in discussione, (Italia in
primis), il sindacalista della Cgil ha voluto ricordare che
lo stesso Presidente della Confindustria italiana ritiene
inutile la riforma del lavoro in discussione. ''Quindi noi la
contrasteremo - conclude Durante - e continueremo a chiedere
al Parlamento italiano di apportare le modifiche richieste
dalle organizzazioni sindacali. Cosi' come contrasteremo ogni
tentativo della Commissione europea di interferire nelle
autonome scelte delle parti sociali, di mettere in
discussione il diritto e la pratica della contrattazione
collettiva, di introdurre a livello europeo inaccettabili
meccanismi quali il salario minimo o altre forme di controllo
e determinazione esterna delle dinamiche salariali''.