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Non v'è pensiero tanto eccelso che: non supponga più verità di quante ne stabilisca

 

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Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da phiIalethes


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Devi saper però io non lo so


immagine


L'immagine rappresenta le due costruzioni del pensiero, quello logico,
lineare al punto d'annichilire la naturalità, e giustamente vi è l'uomo al
fondo di quella via --- il pensiero logicopercettivo è ben rappresentato
dalla donna racchiusa nel suo mondo fatto di mura merlate, anche se
sbrecciate, "contengono" tutto ciò che ella conosce e desidera, la sua
liquidità rappresentata dal laghetto in cui è immersa, le mura che
impediscono l'accesso a chi non desidera far accedere, la vegetazione
e la luna sullo sfondo ad illuminargli la scena --- la postura delle due
grandi mani, ben rappresenta le due forme di pensiero, la mano
superiore a protegger il cammino dell'uomo, il pregio è quello
d'estender la protezione a chi ed a cosa incontra lungo la via, il difetto
è quello d'esser incurante di chi e cosa non incontra per strada, a
questo già grave difetto, va aggiunto quello della precisa linearità
logica che nella sua rigida esplicazione, sottrae come dei "fastidi" tutti
e tutto ciò che non è strettamente funzionale all'efficenza, elevando
così l'efficenza ad unica e tirannica "aletheia" ---- la mano inferiore,
aperta nel gesto di contenimento, si, contiene accogliente, ma se ci si
sofferma a ben vedere, contiene l'io ed il suo timor di cambiare,
dimentichi che l'essere conoscente è la misura di tutto, scegliamo di
esser solamente "efficienti" in ossequio al naturale principio di
piacere, peccato che ci metta lo zampino anche il principio d'equilibrio
che inducendoci alla pigrizia di ciò che conosciamo, inoltra alla non
conoscenza di tutta quella messe inesplorata di noi interagenti nel
tutto --- non cerchiamo scusanti per i nostri gesti e pensieri, perchè
tutto ciò che "conosciamo" scaturisce da noi, dal nostro pigro non
volger lo sguardo oltre ---- sorridente sale alla mente quella dolce
fanciulla che mi dice: vorrei tanto esser amata per chi sono, ed io
sorridendole le chiedo: dimmi tu chi sei affinchè io possa amarti per
chi sei --- ecco il DEVI sapere che infrange il principio d'equilibrio con
uno smarrimento colmo di pathos gioioso nella ricerca di se stessi,
momento di rifiuto del sè cristallizzato, dogmatico, efficiente al punto
di prosporre l'effetto sulla concomitanza di cause che dovrebbero
originarlo





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