Creato da jared.fitch il 28/07/2009
se non puoi mangiare la malinconia, almeno guardala
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Le zampine di Gregorio ronzavano quasi,
quando si avviò a mangiare.
Le sue ferite dovevano del resto esser già rimarginate poiché non sentiva più nessun impedimento;
n'era anzi stupito, e si ricordò che un mese prima si era fatto col coltello un piccolo taglio al dito, e che ancora due giorni innanzi la ferita gli doleva abbastanza.
Sarei dunque ora meno sensibile? pensò, e già stava succhiando ingordamente il formaggio, verso il quale s'era sentito attrarre con violenza più che verso tutti gli altri cibi.
A rapide boccate e con lacrime di soddisfazione divorò i legumi e la salsa;
i cibi freschi invece non gli piacevano: non poteva neppure sopportarne l'odore e anzi trascinava un po' lontano quelli che preferiva.
(Franz Kafka)
Man soll sich nicht dicke tun mit seinem Schicksal.
Ich bin Gegner des Fatums.
Ich bin kein Grieche, ich bin Berliner.
(Alfred Döblin)
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Post n°17 pubblicato il 16 Novembre 2009 da jared.fitch
Novembre come le messe passate è un biscotto di grano friabile, le gilde vendono a ingrosso di questa stagione, sparse gatte cornamuse di vento e una bicocca nell'Attica australe tra la pelle d'oca e le code schioccate dai suoi capelli e dal cambiamento di clima. Meglio i mesi che questa colonia dai capelli corti e i sandali e i totem appuntati sulla pelle irsuta, agende gonfie di fette di Marte, rantoli farraginosi e penduli e Thomas che batte i clivi luridi alla salute dei bossoli e delle allucinazioni. Strana tribù....quando me l'avevano detto non ci volevo credere, bagatelle e martiri tutti mescolati e spediti in vacanza sulla soglia di Thule appassita, non t'abituavi all'inizio alle urla notturne, ai mici dalle stampelle alle labbra tagliuzzate ai circoli di pensieri fissi, gli ammenicoli restavano nell'angolo quelli bofonchiavano ai loro santi custom e non sapevo se ridere o piangere quando la marea si ritirava portando alle onde le loro statuette di topazio ornate come bamboline da una confezione di pelle americana. Poi ci rovisti le buche insieme e trovi che agghindati da faro per dispersi d'argento vivo assomigliano alle confraternite d'oriente, gli stai a spalla gli stringi le dita un pò nel vacuo degli anni d'iride riconsideri le tue peripezie; valuti i passeggeri che già scavalcano le montagne illudendosi alla santeria delle torce modificate. Un tempo li invidiavi adesso siedi col tuo esercito di stracci, fondi le panoramiche lavorando le else, e da un rompicapo spunta un mondo cuneiforme, scala a a borchie per tutti gli amici, tempio serapide che noi adoratori decrittiamo dai balconi prensili di scarti. |
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