philo-sophia

un potere nonviolento


Le relazioni umane sono il luogo privilegiato dell’esercizio del potere che è la capacità di un soggetto d’influenzare il corso delle azioni di un altro soggetto posta, appunto, una determinata sfera di relazioni significativa tra i due. Quando dico “soggetto” intendo non solo la singola persona che detiene ed esercita potere, ma anche una collettività, anche un soggetto istituzionale. Generalmente condividiamo l’idea che l’influenza del potere, la capacità di modificare le azioni dell’altro, debba essere necessariamente aggressiva, violenta, per essere efficace. Per eliminare in maniera duratura gli effetti nefasti del potere che ci sta di fronte, dobbiamo abbatterlo, cancellarlo con una azione radicale, una rivoluzione. Riteniamo che solo quando saremo in grado di mettere insieme una forza superiore a quella che contrastiamo, avremo la possibilità di togliere di mezzo il potere che ci angustia perché condividiamo una concezione monolitica del potere (Sharp la definisce Monolith Theory) secondo cui il potere di un soggetto è una forza indipendente, duratura, capace di rafforzarsi e perpetuarsi da sé. Pertanto, si ritiene, che per controllarlo o abbatterlo ci sia bisogno di un’altra forza particolarmente distruttiva e violenta. E se invece la forza del potere di un soggetto non gli venisse da sé, non fosse insita, ma gli provenisse da altre fonti? Se questo potere non fosse autonomo e di conseguenza monolitico, ma dipendente e pertanto fragile (Sharp definisce questa idea Theory of multiple dependence)? Etienne la Boetie vissuto nel XVI secolo aveva teorizzato ciò: “Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato […] Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? Come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? E i piedi coi quali calpesta le vostre città non sono forse i vostri? Come fa ad avere potere su di voi senza che voi stessi vi prestiate al gioco? E come oserebbe balzarvi addosso se non fosse già d’accordo con voi? Che male potrebbe favi se non foste complici del brigante che vi deruba, dell’assassino che vi uccide, se insomma non foste traditori di voi stessi? Costui che spadroneggia su di voi non ha che due occhi, due mani, un corpo e niente di più di quanto possiede l’ultimo abitante di tutte le vostre città. Ciò che ha in più è la libertà di mano che gli lasciate nel fare oppressione su di voi fino ad annientarvi. Siate dunque decisi a non servire mai più e sarete liberi. Come il fuoco che da una piccola scintilla si fa sempre più grande e più trova legna e più ne brucia, ma si consuma da solo, anche senza gettarvi dell’acqua, semplicemente non alimentandolo … così basta che non sosteniate più il tiranno e allora lo vedrete crollare a terra per il peso e andare in frantumi come un colosso a cui sia stato tolto il basamento”.  Il potere di chi ci sta di fronte – sia esso una persona, una collettività, una istituzione -  si fonda sul consenso che gli accordiamo, siamo noi la fonte del suo potere! Il suo potere sarà tale fintanto che noi lo alimentiamo col nostro consenso; ma appena ritiratolo quel potere si sfalderà come “colosso a cui sia stato tolto il basamento”. A questo punto dobbiamo mettere in discussione la convinzione consolidata che il potere per essere efficace debba essere per forza violento chiedendoci se un esercizio nonviolento del potere (= ritiro del consenso, non alimentare le sue fonti) possa avere altrettanta efficacia o averne di superiore. E’ vero che la storia ci insegna che i rivolgimenti violenti hanno una efficacia immediata, ma sono anche duraturi? Per mantenersi devono tenere in piedi un potere coercitivo di una entità superiore a quello che hanno abbattuto per non soccombere.  Mentre un esercizio nonviolento del potere ha tempi  indubbiamente più lunghi perché bisogna organizzare le fonti del potere, convincerle, coordinarle nelle operazioni di gestione del consenso, però i risultati raggiunti sono certamente più duraturi. Le modalità di ritiro del consenso sono varie e diversificate, nella sua opera Sharp ne elenca duecento. Tra le tecniche elencate ci sono quelle che pratichiamo abitualmente quando, in modo nonviolento, opponiamo il nostro potere ad un altro; però Sharp ne elenca tante altre poco praticate e comunque efficaci. Eccone un veloce elenco: spogliarsi o ricoprire di vernice per protesta, caricature e satira, finte onorificenze, abbigliamenti simbolici, gesti irriverenti, ossessionare o schernire i funzionari, lutto politico, volgere le spalle, boicottaggio sociale, boicottaggio di consumatori, di lavoratori, di produttori, di commercianti, ritiro dei depositi bancari, rifiuto fiscale, varie forme di non collaborazione politica (boicottaggio di elezioni, sottomissione lenta e riluttante, disobbedienza dissimulata, disobbedienza a leggi illegittime, temporeggiamento ed ostruzionismo), sciopero alla rovescia, mercato alternativo.  Negli ultimi anni, in Italia, si vanno sperimentando strategie politiche di lotta nonviolenta da parte di organizzazioni civiche  che spianano la strada ad un esercizio nuovo del potere politico, che supera la schematizzazione ideologica, la vecchia logica partitica, la dipendenza da un leaderismo anacronistico caratterizzante  il deludente scenario italiano. La consapevolezza di avere un grande potere come consumatori spinge molti cittadini a far pesare sul mercato il loro ruolo acquisendo la consapevolezza che se ben organizzati, i consumatori possono influire sul sistema della produzione.  Un esempio è la prassi del consumo critico che consiste nel comprare un prodotto sulla base non solo del prezzo e della “qualità”, ma anche in base all’impatto ambientale e sociale. Il Centro nuovo modello di sviluppo ha addirittura pubblicato una guida al consumo critico che fornisce al consumatore le informazioni necessarie per  acquistare  con consapevolezza senza rendersi complice di ditte coinvolte in guasti ambientali, mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, alleate con regimi oppressivi ecc. Il grande potere dei consumatori si manifesta in particolare col boicottaggio, vale a dire la decisione di non acquistare un determinato prodotto come forma di pressione – per il danno economico inflitto - nei confronti della ditta produttrice che si è macchiata di comportamenti censurabili. Tra i boicottaggi più famosi degli ultimi anni: quelli contro la Nestlè, la Nike, la Coca Cola, la McDonald’s. Siamo non solo consumatori ma anche risparmiatori. Di conseguenza un altro versante su cui possiamo giocare con le tecniche nonviolente di ritiro del consenso è quello delle banche presso cui depositiamo i nostri risparmi. Il criterio è sempre lo stesso: scegliere banche “pulite” e punire quelle “sporche” col boicottaggio. Un interessante  esempio  è la Campagna banche armate. (Potere - 9  precedente  successivo)