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il viaggio »

la prefazione

Post n°1 pubblicato il 01 Febbraio 2011 da kinderconsorpresa

"Scendi che andiamo" echeggiava una voce scura mista a demenza al citofono della casa di Cico "Scendo nonna" mentre s'incamminava verso la porta "torno dopo". Una vecchia arzilla vestita alla buona con gli occhiali non tanto alta di statura uscendo dalla cucina urlando "dove vai " e la porta si chiude . La nonna di cico era una donna all'antica cresciuta in un paesino del sud alle porte di Napoli, aveva trascorso tutta la sua vita in quella citta' lavorando come bidella alla scuola elementare del paese, la conoscevano tutti e lei conosceva tutti. Aveva presoin casa con se Cico che aveva 14 anni , era suo nipote del resto, il figlio di sua figlia ,non legittima , ma pur sempre sua figlia e faceva di tutto per portarlo avanti meglio possibile. La casa dove viveva Cico con sua nonna era modesta ma pulita e c'era sempre un buon odore di pulito appena valicavi la soglia dell 'ingresso. Le scale fatte a quattro a quattro per arrivare presto giu , come se passasse un eternita' per fare una rampa una sensazione di ansia gia pervedeva il corpo di Cico che si apprestava ad apire il portone. il sole era forte ,del resto soprattutto nel meridione d'estate fa caldo pensare poi alle 3 del pomeriggio. Seduto su una vespa bianca con i gomiti sul manubrio ed un sorriso stampato sul viso ad aspettare Cico con molta impazienza c'era Carlo. "Allora" disse appena il portone si apri' "che si fa andiamo?" si rivolgeva a Cico "si ma comunque io ho un po paura " . la paura pervadeva sempre Cico in quelle situazioni la paura di essere scoperto , di mandare tutto all'aria di tornare in quella prigione da dove era scappato la sua casa. "ma quale paura? Alla fine che ci fanno" ribadiva Carlo che gia aveva messo in moto la vespa con un deciso colpo di pedale "sali che andiamo ". Cico sali'. Carlo era il figlio del cancelliere Esposito , una delle persone piu' in vista della citta' da poco il suo nome era sulla bocca di tutti per l'inchiesta su Tangentopoli che aveva implicato mezza Italia di li a poco sarebbe tornato a casa dalla prigione di Caserta in cui era stato rinchiuso per oltre una anno.Era proprio da un anno che Carlo e Cico frequentavano una cerchia di amici particolari , tutti a margini della societa' che si arrabattavano per tirare avanti e proprio uno di quegli amici aveva fatto scoprire loro le gioie della droga. Carlo l'aveva provata per curiosita' Cico per riflesso. Mentre la vespa camminava veloce su una strada secondaria che costeggiava l'ospedale di zona la tensione dentro Cico cresceva "allora dove andiamio a fumare ? " domandava mentre il vento calda gli scompigliava i capelli che tentava di mantenere in ordine con una mano "non so sulla collina ? ma ce l'hai una sigaretta ?" domandava mentre scansava le buche zigzagando sull'asfalto che brillava in lontananza tanto forte era il sole quel giorno "certo che le ho !" .La salita della collina era ripida , la vespa faceva fatica a portare tutti e due fin su ed è in queste occasioni che Cico scendeva al volo e iniziava a spingere la vespa malfunzionante di Carlo , poggiava le mani sulla sella rotta dove s'intravedeva la spugna gialla del veicolo e iniziava a spingere per salire quegli ultimi 3 o 4 metri ed arrivare in cima al campanile della collina. Sul campanile ci si incontravano tutti i ragazzi della zona che si facevano gli spinelli , era un posto sicuro poiche' c'era una stradina laterale ,sterrata che portava alla collina vicino e soprattutto si vedeva se arrivava la polizia . Una visuale ottima, una via di fuga , la pace del campanile abbandonato ed un ottima compagnia. Carlo aveva gia messo la vespa vicino ad un muretto e alzato la sella per prendere il messeser del piccolo drogato. Un accendino antivento , le cartine e l'hashish preventivamente acquistato , se lo poneva sempre sotto il naso per odorare e quell'aroma gli piaceva tantissimo. Alto con i capelli ricci , un sorriso a trentadue denti e l'aria di cattivo ragazzo che aleggiava intorno a lui quando si preparava a rollare. "Passami la sigaretta " mentre tra le mani aveva gia predisposto il pezzo da usare per la canna "tieni , me ne restano ancora sette" rispondeva Cico mentre gli poneva la sigaretta "ottimo cosi' almeno dopo ce ne possiamo fare anche un altra " ribadiva mentre leccava la carta della marlboro di contrabbando che gli aveva dato Cico e riversava il tabacco nella mano. "che facciamo stasera altrimenti è una palla esagerata qua , soprattutto in questo periodo , il bar è in ferie , di donne non se ne parla non ci filano , non è nemmeno sabato oggi saremmo potuti andare a ballare " lamentava Carlo mentre con il filtro bagnato da una goccia di saliva prendeva il pessetto di hascish e si preparava a dargli fuoco con la fiammellla dell'accendino che andava a scatti ". "Potremmo andare a farci un giro a bere qualcosa " domandava Cico mentre lo seguiva con lo sguardo in quell 'orrido rituale " e con quali soldi sentiamo , io non ho una lira , benzina non ce n'è non posso depredare sempre la borsetta di mia madre " commentava mentre prendeva con due dita la canna einiziava a batterla sullo swatch per far scendere il tabacco sino al filtro "che cazzo di filtro di merda hai fatto Cico , adesso di sicuro non tira bene , perdipiu' ho squagliato anche male c'è una pietra nel mezzo " Carlo si lamentava sempre dei filtri che gli facevano. Il filtro della canna per lui era un must , doveva essere arrotolato alla perfezione e formare una esse al centro , doveva essere fatto con l'aletta interna dei pacchetti di sigarette originali perche' secondo lui erano piu' dure di quelle di contrabbando "Tutta colpa di quelle sigarette di merda che compri dal nero" bofonchiava nervoso mentre portava alla bocca il suo manufatto e dava la prima boccata "che posso farci io , queste posso permettermi" con voce severa lo redarguiva  "ringrazia dio" . Ringrazia dio... "una volta almeno te le compri originali cosi' noti la differenza " mentre gli passava la canna "Carlo le compro ogni sabato e non noto tutta questa differenza" mantenedola con due dita "figurati che ne capisci tu , basta che fumi , fumeresti anche i kleenex " scoppiando a ridere. Questo era il bello di Carlo , appena faceva un tiro iniziava a ridere a crepapelle senza fermarsi dinanzi a nulla e nessuno e ti prendeva come se fosse lui stesso una droga , non potevi farne a meno , ridevi anche tu "cazzo ti ridi idiota " rideva Cico mentre con l'occhio dava uno sguardo alla strada per vedere se tutto era tranquillo e con la mano gli tendeva la canna "tieni fuma n'altro po di sto calippo prima che ti pigliano le smanie e le ansie " . La canna era cosi' , un barlume di fumo inebriante s'alzava come nebbia dal muretto sul campanile , la citta' in lontananza e la strada sempre sott'occhio per qualsiasi evenienza. Si stava li sotto il sole a fumare e ridere come se non esistesse null'altro che quello in quel momento di pazzia puerile. "E' palo" diceva Carlo passando un mozzicone fumante "tieni fatti l'ultimo tiro". Il palo era il modo con cui si contraddistingue la fine della canna , l'ultimo tiro di cartone bruciato. Cico si alzo' dal muretto barcollando come fosse ubriaco senza aver bevuto , il sole lanciava dei raggi abbaglianti sul suo viso senza nessun riparo da quel caldo se non un giro sulla vespa. Il caldo accentuava l'effetto dell'hascish  nella sua testa. "Bene sto fatto di brutto, la porto io al ritorno " chiedeva "sei pazzo! io questa tengo poi dopo come faccio " rispondeva carlo mentre si metteva sul viso un paio di occhiali rayban presi in prestito al fratello e si stendeva sul muretto prendedo tutto il posto. "No ce ne dobbiamo andare devo cagare" Cico con una mano sullo stomaco chino sulle gambe"Ma la smetti di rompere il cazzo Cico ogni volta che ci facciamo una canna devi cagare , ti prende questo ingrippo sempre se devi cagare vai nella terra e non rompere le palle pensa piuttosto cosa facciamo stasera " Quando Carlo s'incazzava cosi' Cico non parlava quantunque fosse fisicamente piu grande e molto piu forte restava in silenzio , aveva paura di perdere quell'amico che conosceva da quando era piccolo. La madre di Cico era molto amica con la madre di Carlo entrambe andavano ogni sabato dallo stesso parrucchiere , uno degli unici due del paese. Del resto la madre di Cico era pur sempre la moglie del capitano e l'altra la moglie del cancelliere. Le famiglie dei due erano attigue anche dal punto di vista residenziale. Vivevano in quelle villette a schera di nuova costruzione che la ditta di zona aveva costruito nel 77 dove i genitori di Cico si erano insediati dopo il matrimonio , dove lo avevano concepito e cresciuto fino all'eta' di 13 anni. Un sabato come gli altri le due donne s'incontrarono per andare insieme da Andrea il coiffeur pour dame della zona e lasciarono , come sempre , l'incombenza della responsabilita' sulle spalle di Adelaide la colf di casa Esposito. Cico e Carlo allora potevano avere sette anni scapparono da casa Esposito per riversarsi a giocare con latari a casa di Cico. Fecero insieme la stradina del parco residenziale , saltarono il cancello del giardino , un muro basso presero la scala del giardino la poggiarono sul balconcino al primo piano , salirono la scala saltarono il balconcino .. uno mantenva la tapprella l'altro andava sotto e apriva . "entra " . La scala a terra spostata con la mano si mimetizzava tra l'erba del giardino , l'unico scazzo er il rumore della sua caduta. Passarono ore dinanzi al televisore mentre fuori il paese era in subbuglio per il rapimento del figlio del cancelliere il quale scappo' dal tribunaple appena avuto la notizia dalla moglie. La madre di Cico allerto' il Capitano che dovette arrivare da Avellino dove lavorava con 3 pattuglie al seguito. Quando  intorno alle quattro il cancello della casa del capitano e uscirono i due ragazzi con la mano ignorando qualsiasi conseguenza. Una persona prese Carlo un braccio urlando "sta qua" portandolo a gran passi verso una ressa che si era formata dinanzi l'ingresso della sua casa dove la madre era svenuta su una sedia ed il cancelliere tentava di rinvenirla."Ti ricordi cosa hai detto quando siamo scappati quella volta e hai visto tua madre svenuta sulla sedia " domandava Cico sorridendo "ahahahah papa' ma questa gente pranza con noi " mentre si esilarava sul suo commento da bambino ingenuo guardando Cico triste in volto con gli ultimi spasmi della risata "che c'e' , che hai " domandava "nulla andiamo ora devo cagare "alzandosi a stento e barcollando "Ok"

la vespa scendeva spenta prendendo velocita' e accendendosi al volo , il vento rinfrscava il corpo sudato ed era piacevole. "il segno sul fianco" borbottava Cico "che cosa?" "il segno sul fianco me lo fece quel giorno con la cinghia".La vespa camminava veloce zigzagando evitando le buche "che cristo Cico" commentava Carlo.

 
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