Creato da: piccola_sarta_cinese il 17/08/2005
la notte di luna non accendere la torcia, se l'accendi la luna si addolorerà.

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Post N° 117

Post n°117 pubblicato il 14 Novembre 2005 da piccola_sarta_cinese
Foto di piccola_sarta_cinese

L’inverno è alle porte, si può percepire la sua presenza al tramonto, quando una fitta nebbiolina scende sui tetti, si insinua nei vicoli, tra gli alberi, avvolgendoli, avvolgendomi. I cerbiatti cominciano a scendere dalle vette; puoi vederli, in branchi, al tramonto, avvicinarsi alle case per cercare da mangiare. E nell’aria profumo di legna ardente e castagne roventi.
Amo questo paese, questo è il mio mondo, tutta la mia vita.
Non è stato facile crescere senza una madre. Vedere un padre sposarsi per la seconda volta a soli venticinque anni ed un anno dopo partire per le miniere di carbone francesi.
Gli inverni della mia infanzia sono stati lunghi e bui. La mia matrigna ingannava il tempo bevendo e bruciava gli arredi di casa per riscaldarsi. Cominciava con le sedie, per passare alle ante degli armadi e delle credenze, per arrivare alle porte, poi mio padre tornava, ricostruiva ciò che era andato in fumo e partiva di nuovo per la Francia. Questa storia andò avanti per cinque di anni, finché un giorno qualcuno mi venne a chiamare dicendomi che si era buttata dal ponte, giù vicino al mulino; il suo corpo era ancora in acqua e la sua testa fracassata contro una pietra. Mio padre arrivò dalla Francia e ci fu il funerale. Due giorni dopo lui tornò alle sue miniere ed io fui mandata in città dagli zii facoltosi a lavorare come cameriera.
Avevo otto anni.
Passai dieci anni in quella casa, ho dei ricordi felici di quella famiglia. Lavoravo, è vero, ma volevo loro un gran bene e loro ne volevano a me. Un giorno mio padre scrisse una lettera nella quale avvertiva del suo imminente ritorno. Gli zii mi chiesero di scegliere se continuare a lavorare per loro o ritornare al paese.
Io scelsi il mio papà e la montagna.
Così ritornai alla mia vecchia casa di pietra e legno con il tetto di ardesia e non me ne andai più.
Continuai a lavorare come cameriera per una locanda del paese vicino. Anni dopo ne diventai la cuoca.
Conobbi mio marito, un uomo minuto dal cuore grande. Lui costruì una casa per me. Una casa di pietra e legno con il tetto di ardesia e le finestre piccole piccole per non far uscire il calore. Era bello arrivare a casa con il buio e la neve, aprire quella porta ed essere invasi da un calore dalle sfumature dorate e da un delizioso, rassicurante, profumo di polenta. In quella casa nacquero i nostri due figli. In quella casa lo vidi spengersi lentamente rapito da un morbo nascosto che si portò via tutta la sua energia.
Adesso in questo paese abitiamo in nove. I nostri figli sono partiti tanti anni fa per la città, in cerca di lavoro. I nostri nipoti vengono a farci visita raramente, l’estate. Dicono che non ci sono prospettive, che non c’è futuro e che ci si annoia. Dicono che quassù la vita è difficile e si rischia di cadere in depressione.
Forse, quando l’ultimo di noi nove abitanti arriverà alla fine della sua vita, di questo posto ne faranno un’attrazione turistica.
Venghino, venghino signore e signori a vedere come si viveva una volta, quando si mangiavano solo castagne e si lavorava nei boschi, quando le mucche non erano ancora impazzite ed il latte non conteneva pesticidi, si potevano bere uova crude ed, udite udite, nei boschi esistevano ancora cervi, caprioli e cinghiali.
Le allegre comitive entreranno in quella piccola casa di pietra e legno con il tetto di ardesia per visitare il museo della civiltà montana. Ad ogni nucleo familiare la pro-loco offrirà in omaggio il kit della “polenta montanara” comprendente l’originale mestolo di legno ed una confezione di farina di mais.
Il mestolo sarà "made in China" e la farina sarà ottenuta da mais O.G.M. di provenienza americana, ma loro non lo sapranno mai.
Giorni dopo inviteranno gli amici a cena, per condividere con loro una vera cena “all'antica”, ridendo e scherzando descriveranno quell’ incantevole paesino di montagna dove una volta abitavano nove persone.
 

 

 

 
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