Creato da: piccola_sarta_cinese il 17/08/2005
la notte di luna non accendere la torcia, se l'accendi la luna si addolorerà.

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Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 29 Dicembre 2005 da piccola_sarta_cinese

L’estate sta per finire e Castoro ha accumulato un’abbondante riserva di cibo per l’inverno, mentre Porcospino è stato pigro.
Un giorno in cui Castoro è a fare provviste, Porcospino entra nella sua tana e gli ruba tutto il cibo.
Non  appena Castoro rientra nella tana si accorge del furto e, disperato, inizia a fare domande agli altri animali del bosco per scovare il colpevole.
Un amico castoro, vicino di tana, dice di aver visto Porcospino transitare lì davanti carico di noci, ghiande e pezzi di legno.
Castoro, sospettoso, decide di andare da Porcospino per avere spiegazioni.
“Porcospino, hai rubato tu le mie provviste per l’inverno?”
“Castoro, amico mio, come puoi pensare una simile cosa? Mai e poi mai potrei rubare il tuo cibo. Ho già provveduto a riempire la mia dispensa.”
“Davvero? Puoi farmela vedere?” Castoro aveva raccolto le sue ghiande in una particolare zona del bosco, erano più grandi e più belle di qualsiasi altra ghianda; le avrebbe riconosciute tra mille diverse ghiande.
Porcospino si rifiuta, allora Castoro cerca di raggiungere ugualmente la dispensa; Porcospino oppone resistenza e tra i due comincia una dura lotta. Castoro morde il muso dell’avversario, ma è costretto a retrocedere immediatamente a causa del forte dolore provocatogli dagli aculei del nemico conficcatisi nel muso e nella bocca.
Castoro è costretto a fare ritorno alla sua tana, senza cibo e con il muso dolorante.
Quando lo vedono arrivare gli amici castori gli chiedono cosa sia successo. Castoro spiega loro la situazione e questi ultimi decidono di recarsi a casa di Porcospino per vendicare l’amico ferito.
Un gruppo di una decina di castori giunge alla tana di Porcospino, cominciano a bussare alla sua porta; vedendo che l’animale non apre bussano sempre più forte, tanto forte da far cadere la porta. Porcospino, che stava dormendo, corre a vedere quale sia la causa di questo fracasso e si trova davanti un numeroso gruppo di castori infuriati.
“Tu hai rubato le provviste del nostro amico.”
“Non è vero, mi accusate ingiustamente.”
“Bugiardo, lui ha riconosciuto le sue ghiande!”
“E allora? Lui è stato uno stupido perché ha lasciato la sua dispensa incustodita.”
“Allora ammetti che sei stato tu?”
“Sì, sono stato io. Il vostro amico è un buono a nulla, ha cercato anche di mordermi, ma non ha fatto i conti con i miei aculei. Ah ah ah ah.”
“Tu farai i conti con noi adesso!”
“Ooh, che paura, venite, fatevi sotto.”
I castori cercano di mordere e graffiare Porcospino, ma tutti gli sforzi sono inutilii, lui ha una corazza molto efficace. Dopo vari tentativi decidono di demolire la sua casa servendosi dei loro poderosi denti. Porcospino non riesce a scappare e la casa crolla sopra di lui, seppellendolo. I castori cominciano a cercare il corpo dell’animale, credendolo ormai morto.
Ritrovano il corpo privo di sensi, ma ancora in vita. Decidono allora di portarlo sull’isola di Pal, un’isola sperduta e disabitata e di abbandonarlo lì. La spedizione giunge a termine con successo. I castori possono tornare alle loro tane tranquilli e soddisfatti.
Porcospino vaga sull’isola in cerca di cibo, invano.
Intanto i giorni passano e lui è sempre più debole.
Si accascia su un letto di foglie stremato.
“Dio dell’isola, aiutami. Sto per morire, ho tanta paura.”
“Chiedi aiuto al vento del Nord” sussurra una vocina, “canta una canzone per il Vento del Nord”.
Porcospino è convinto di stare impazzendo, ma cantare una canzone non costa niente e così decide di farlo. “Vento del Nord, vento del Nord, fammi superare la notte, tu che tutto puoi fammi tornare a casa.”
Porcospino non ha ancora finito di cantare che un freddo gelido scende sull’isola facendo ghiacciare le acque. Porcospino si sente spacciato e si addormenta sperando che la morte venga a prenderlo nel sonno.
Gli altri porcospini, che dal giorno della sua scomparsa non hanno mai smesso di cercare l’amico, approfittano dello spesso strato di ghiaccio per cercarlo sulle varie isolette presenti nel fiume.
Dopo giorni di ricerche lo trovano sull’isola di Pal, la più lontana e sperduta; il loro amico è molto debole e denutrito ed a stento riesce a riconoscerli. Dopo una settimana di cure amorevoli Porcospino si riprende e racconta agli amici tutto l’accaduto. Riuniti in assemblea i porcospini giungono alla conclusione che quello dei castori è stato un comportamento ingiusto e per questa ragione è giusto che abbiano una punizione. Una dichiarazione di guerra viene mossa contro i castori, che reagiscono ed assaltano i porcospini. Sfortunatamente per i castori, i porcospini sono nemici nettamente superiori. La guerra è presto finita con una schiacciante vittoria dei porcospini e gravissime perdite da parte dei castori.
Castoro viene catturato e fatto prigioniero; per vendetta viene portato sulla cima di un albero ed abbandonato a se stesso.
“Adesso capirai cosa si prova ad essere abbandonati senza cibo.”
“Io non volevo abbandonare il vostro amico, sono stati gli altri castori che hanno deciso senza consultarmi.”
“Non ci importa di quello che dici, devi soffrire. Devi morire.”
“Ma come potete abbandonarmi, voi che avete condannato l’abbandono del vostro amico come una punizione ingiusta e scatenato una guerra per questo. Come potete?”
“Ti dice niente la parola vendetta?” E voltandosi se ne vanno.
I porcospini, però, non hanno tenuto conto delle capacità gastronomiche di Castoro il quale, fatti sparire i suoi nemici, comincia a rosicchiare l’albero. Mangia, mangia, mangia l’albero finisce, lui adesso è in grado di scendere e tornarsene a casa, felice e con la pancia piena. In barba ai porcospini. 

Liberamente tratto dalla leggenda "Castoro e Porcospino", mito di origine nativo americana - Haida (Columbia Britannica e Isole Regina Carlotta).   

 
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