"Il ladro di suoni", nuovo romanzo di Vittorio Giacopini (edito da Fandango) è una storia che corre, come quasi tutta la produzione del giornalista e scrittore romano, sul filo dell'ambiguità e che ha nella fuga (didascalicamente evidente fin dal titolo del premiato libro su Bobby Fischer) uno dei suoi costanti fili rossi.
Al centro della trama, infatti, c'è il Santo Graal del jazz, ossia ore e ore di registrazioni inedite di Parker che sarebbero state raccolte, e dunque rubate, da "un pazzo, uno spacciatore, un parassita" che aveva ossessivamente seguito il mitico inventore del Bebop in ogni sua esibizione.
"Il racconto - spiegano dalla casa editrice - è un romanzo di (de)formazione e un viaggio nel tempo che compone trascurabili reperti e dati frammentari, inconcludenti, per ricostruire un mosaico ricco di avventure e affollato di imprevisti e di spavento.
Lo scrittore, da sempre attento al tema del dissenso - recentemente ha curato per Eleuthera un'importante antologia degli scritti politici di Albert Camus - e all'universo della musica - memorabile il suo libro su John Coltrane - questa volta sembra essere riuscito a fondere i due mondi in una storia che, nel solco anche della grande cinematografia nostrana, riesce a unire l'America leggendaria e la provincia italiana.
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