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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 26 Marzo 2008 da picilongo

DOMANDE 5 _ LE TRASFORMAZIONI DELLA POLITICA_Introduzione alla storia contemporanea_P. Pombeni (ed.)

1. Che cosa si intende, a livello politico-costituzionale, per «modello inglese»?
Si intende un sistema che affondava le sue radici nel mondo medievale e che, perfezionatosi nel tempo, assicurava alla nazione che lo aveva plasmato stabilità e progresso: condizioni per la sa indiscussa egemonia sullo scenario mondiale. È un sistema politico che dava vita ad una forma di stato monarchico-costituzionale con ampi spazi di autonomia e autodecisione alle comunità locali. Il modello inglese era fondato su un sistema di contrappesi tra l’esecutivo (caratterizzato da un progressivo trasferimento dei poteri della corona la premier e al gabinetto) e il potere legislativo (detenuto dal Parlamento, formato da due camere: quella elettiva era la camera dei Comuni, l’altra, ereditaria, la camera dei Lords). Il parlamento era un organo in cui si sarebbe andato concentrando il potere legislativo ma che era nato per un’azione di controllo sulle finanze pubbliche, cioè con un potere specifico di veto o meglio di contenimento rispetto al governo del sovrano, poi divenne strumento di partecipazione all’attività legislativa e da qui il potere di approvare le leggi ed in seguito di farle direttamente. Alla base del parlamento vi è il sistema rappresentativo.
2. Per quale motivo la 3Rep fran originariamente può essere considerata un modello costituzionale intermedio?
Perché fu una soluzione di compromesso tra monarchici e repubblicani. Alla ripresa della vita politica, dopo la sanguinosa parentesi della Comune, i primi potevano contare sulla maggioranza ma non avevano una concreta soluzione dinastica da proporre al paese. Ciò portò i secondi più deboli dal punto di vista elettorale a trovarsi in una posizione di indiscutibile vantaggio sul terreno della proposta politica. La crisi istituzionale venne così empiricamente risolta adattando a una soluzione repubblicana lo schema formale della monarchia costituzionale inglese. La maggioranza dei repubblicani accettò il conveniente compromesso che gli obbligava a rinunciare al patrimonio assembleare, retaggio dell’eredità rivoluzionaria, in cambio della repubblica. I monarchici nutrivano la segreta speranza di poter sostituire alla testa dello stato il presidente della repubblica con il re senza stravolgere le istituzioni. Non ci fu una costituzione programma, ma solo una serie di leggi che regolavano il funzionamento delle principali istituzioni. Il sistema politico era bicamerale. Esecutivo e legislativo era uniti dal rapporto di fiducia. Per prevenire possibili derive assemblearistiche era attribuito al presidente della repubblica lo scioglimento della camera bassa previo parere favorevole del senato
3. Che cosa si intende per «partito extraparlamentare»?
Le riforme elettorali del 1832 e del 1867 allargarono sensibilmente il suffragio scolorendo i tratti corporativi medievali propri della concezione inglese delle rappresentanza. Tra le conseguenze non previste delle leggi che allargavano e riformavano il suffragio, vi fu la nascita del moderno partito politico extraparlamentare. Fece la sua comparsa dopo il Reform Act del 1867, fu inventato da J. Chamberlain, che sperimento l’efficacia della nuova macchina politica prima a Birmingham. ___________
4. Illustrate i caratteri del «modello tedesco».
Esso conteneva elementi che consentivano di conciliare la richiesta più classica dei movimenti liberali e democratici (suffragio universale) con una razionalità di fondo che restava autoritaria. Bismarck fu l’artefice dell’unificazione tedesca (al potere dal 1862). Nel 1871 nacque una costituzione imperiale fondata sul principio monarchico. Il sistema si configurava come una monarchia militare che, incredibilmente, si sarebbe trovata a convivere con un parlamento eletto a suffragio universale maschile diretto e segreto utilizzando un sistema elettorale maggioritario, uninominale a doppio turno. La struttura parlamentare era bicamerale: camera bassa (Reichstag) e alta (Bundesrat). Ma il parlamento godeva di scarse prerogative in quanto il punto di riferimento di ogni potere e il centro di ogni decisione restava l’imperatore. La costituzione imperiale del 1871 prevedeva anche la figura del cancelliere dell’impero, capo dell’esecutivo in posizione sovraordinata rispetto ai ministri, responsabile solo di fronte all’imperatore. Bismarck voleva diventare la chiave di tutto il sistema.
5. Come viene definito il modello di partito rappresentato dalla SPD, e perché?
È destinato a diventare il modello del partito moderno, extraparlamentare e di massa. Si configurò come un vero e proprio piccolo stato nello stato. La formula evidenzia come l’SPD avesse strutture d’integrazione, simboli e miti alternativi a quelli dell’ente sovrano; ma soprattutto esso imponeva un’obbligazione politica per forza di cose destinata a entrare in concorrenza con quello dello stato. Il cittadino era portato prima a sentirsi iscritti al partito e poi sudditi del Reich. Ciò aveva in sé la potenzialità di sovvertire i principi propri della teoria rappresentativa.
6. Perché il Partito bolscevico può essere considerato un «partito nuovo»?
Perché non più un partito di massa (con l’obiettivo di integrare strati sempre più ampi di popolazione per derivare infine una società di tipo socialista), ma partito di quadri selezionati, rivoluzionari di professione che avevano il compito di causare una rottura violenta della comunità statuale. L’esportazione di questo partito fuori dalla Russia sarebbe stata il mezzo per diffondere la Riv bolscevica.
7. Che cosa si intende per idealtipo totalitario?
Un sistema in grado di garantire a una unica forza organizzata il controllo dei processi sociali e politici e di imporre una rigida pianificazione economica i cui obiettivi prescindano del tutto da una logica di mercato. Altra caratteristica: il carattere fittizio del costituzionalismo da essi espresso. In realtà, le leggi e le procedure sono stabiliti e modificate secondo la volontà della suprema leadership del partito.
8. Quali sono le principali differenze tra un sistema totalitario e uno autoritario?
Nella sfera economica i primi ricercano l’abolizione del mercato mentre i secondi, pur proponendo forme di oppressione ed illibertà politica in alcuni casi identiche, si disinteressano del controllo dei processi economici. In ambito politico-istituzionale il regime totalitario deve essere, con ogni evidenza, un regime sostanzialmente monopartitico (si usa l’avverbio in quanto, soprattutto nel secondo dopoguerra, sono esistiti regimi politici formalmente multipartitici che nascondevano una realtà ben diversa).
9. Descrivere il progetto fascista di creazione di uno stato corporativo.
Benito Mussolini salì al potere nel 1922, 11anni prima di Hitler. E la costruzione del suo regime non conobbe la repentinità che fu impressa in Germania da chi, nel corso di una lunga traversata nel deserto, aveva avuto tutto il tempo di ben meditare intorno a un programma d’azione. La svolta decisiva in senso autoritario si ebbe soltanto negli anni 25-26 con l’approvazione delle cosiddette “leggi fascistissime” che non abrogarono formalmente lo Statuto albertino, ma segnarono una profonda rottura con la prassi costituzionale in vigore fino al 1922. Esse assicurarono la preminenza del capo del governo nell’ordinamento, riconoscendogli poteri e prerogative di grande ampiezza. La presenza della monarchia avrebbe sempre impedito a Mussolini di riunire nella sua persona, come poté fare Hitler nel 34, le funzioni di governo e di capo dello stato. Il capo del governo acquisì il potere di determinare l’ordine del giorno della camera, ma la subordinazione del potere legislativo all’esecutivo non si limitò a tale aspetto. Le camere, infatti, persero ogni possibilità di controllo e sanzione dell’esecutivo che, inoltre, vide formalmente riconosciuti e sensibilmente ampliati i propri poteri normativi. Nel 1926 furono anche proclamate la decadenza dei parlamentari delle opposizioni. Fu questa la premessa alla costituzionalizzazione del partito unico che avvenne nel 28-29 attraverso le leggi che fecero del Gran Consiglio del fascismo, un organo dello stato alle dirette dipendenze del capo del governo.
Una legge del 1939 provvide ad abrogare la camera elettiva e ad istituire la camera dei Fasci e delle Corporazioni, nella quale sarebbero stati cooptati quanti rivestivano determinate cariche in seno al partito e alle corporazioni. Questa legge espelleva dal sistema gli ultimi residui di rappresentatività politica ed affermava al loro posto una concezione funzionale della rappresentanza. Il regime intese in tal modo rilanciare e portare a compimento sul terreno istituzionale la costruzione dello stato corporativo: obiettivo originario del fascismo ed uno dei suoi principali miti politici. Nel corporativismo di marca fascista si ritrovano, adattati alle peculiarità di una determinata contingenza storica, gli elementi caratteristici di quello che può definirsi il corporativismo classico caratteristico della società cetuale d’Ancien Regime: critica dell’individualismo borghese, opposizione al mercato, rifiuto della concorrenza; elementi considerati disgregativi per la società.
Il corporativismo si presentò soprattutto come l’arma ideologica più caratteristica del fascismo-regime a partite dalla fine degli anni Venti, il corporativismo come terza via in grado di oltrepassare l’alternativa secca tra socialismo e capitalismo.
Se si guarda ai tentativi del regime fascista di trasformare il corporativismo nel principio ordinatore del nuovo stato fascista, dalle primi realizzazione fino al 39 anno della camera dei fasci e delle corporazioni, è necessario concludere che tale politica si risolse in un completo fallimento.
10. Illustrate l’apporto della Quinta repubblica alla storia del costituzionalismo europeo.
Il passaggio in Francia dalla quarta alla quinta repubblica avvenne per mano del generale de Gaulle: nel 1958 ha infatti rappresentato una transizione tra due modelli diversi di democrazia  da un modello di democrazia storicamente esauritosi si passò a un modello ancora inedito. Questo tipo di transizione ha introdotto nell’orizzonte europeo il cosiddetto semipresidenzialismo. Un sistema nel quale il presidente eletto dal suffragio universale conferisce l’indirizzo politico alla nazione e vede i suoi poteri ampliarsi nei momenti di emergenza. A differenza del presidente americano, egli non è il capo dell’esecutivo perché tale funzione è riservata al presidente del Consiglio il cui ministero è legato da un rapporto di fiducia con il parlamento. L’avvento della Quinta Repubblica può essere ritenuto una svolta nella storia del costituzionalismo europeo. Esso ha esercitato una influenza sulle costituzioni più giovani che prescinde dalla mera ricezione del modello francese. In sintesi: potrebbe affermarsi che l’avvento della 5° repubblica abbia segnato la fine della subordinazione del potere esecutivo al potere legislativo: e tale svolta ha trovato conferma nelle costituzioni che si sarebbero date la Spagna, il Portogallo e la gran parte dei paesi dell’ex area di influenza russa.

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