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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 28 Aprile 2008 da picilongo

Domande 9 _ Mass media e politica_P.Pombeni(ed.)

 

1.        Perché il telegrafo può essere definito il primo medium che ha dato vita al «villaggio globale»?

Fu solo attorno al 1840, con l’invenzione del telegrafo elettrico che fu possibile spezzare il legame millenario tra il trasporto e la comunicazione dei messaggi. Il 1844 grazie a 30mila dollari forniti dal congresso Usa, Morse inaugurò un collegamento telegrafico tra Washington e Baltimora: data d’inizio della cultura dei media elettrici: la tipografia cominciò a veder vacillare il suo monopolio nel mondo della comunicazione e ben preso essa stessa sarebbe stata vittima di una profonda trasformazione. McLuhan: villaggio globale.

2.        Che legame intercorre tra industrializzazione e sviluppo dei mass media?

Lo sviluppo dei mass media non può essere colto se non si comprende come, a partire dalla metà dell’800, gli sviluppi tecnici, economici ed industriali abbiano esteso la riv industriale anche al campo delle comunicazioni. L’industrializzazione della produzione culturale ha rappresentato innovazioni e trasformazioni di natura economica e tecnologica ma anche e soprattutto culturale. Se la produzione culturale ha dovuto adattare le proprie forme alle esigenze della produzione industriale e della distribuzione sul mercato di massa, ciò ha anche significato la nascita di forme e generi nuovi, rispondenti alla logica ed alle esigenze della produzione in serie.

3.        Quale fu l’«età dell’oro» della stampa e cosa si intende con questa espressione?

Il periodo compreso tra gli anni 50 dell’800 e la prima guerra: età dell’oro della stampa, sempre più diffusa e non ancora sottoposta alla concorrenza dei nuovi media che sarebbero, di lì a poco, comparsi. Innalzamento del livello medio di istruzione e diminuzione dell’analfabetismo; l’industria dei giornali aveva un pubblicò ampio. I giornali si trasformavano in imprese commerciali su vasta scala. Necessità di ridurre i costi di produzione del giornale così come il livello intellettuale del prodotto.

4.        Quali caratteristiche contraddistinsero la «commercializzazione» della stampa alla fine dell’Ottocento?

Daily mail venduto a mezzo penny, trasformò la fisionomia della stampa popolare introducendo titoli ad effetto, una grande varietà nei soggetti trattati, rubriche destinate al pubblico femminile. Caratteristica fondamentale del penny paper comune a tutti i principali paesi occidentali fu quella di contribuire ad un radicale cambiamento di linguaggio nella stampa. Il lettore tipo era ora il lettore di massa che non era semplicemente un destinatario meno colto rispetto a quello del giornalismo politico del 700 e dei primi800, ma era un lettore interclassista astratto, fortemente interessato al giornalismo narrativo degli eventi, all’informazione rapida, concisa e poco sensibile al fascino del giornalismo letterario che aveva a lungo dominato la scena.

5.        Perché le agenzie di stampa giocarono un ruolo importante nello sviluppo della pubblicità?

Nel momento in cui, grazie ai progressi tecnici ed all’allargamento della curiosità di un pubblico più esteso, il commercio dell’informazione diveniva mondiale, la maggior parte degli organi di stampa non si poteva ancora permettere il mantenimento di corrispondenti all’estero, dati gli elevati costi per la sistemazione e la trasmissione delle notizie. Si sviluppò un vero e proprio mercato delle notizie, caratterizzato dalla nascita e dalla proliferazione delle agenzie di stampa. Precursore fu il francese Havas che nel 1835 sotto la Monarchia di Luglio fondò l’omonima agenzia: l’imprenditore, lungimirante ed astuto intuì le potenzialità dell’abbinamento tra la funzione di informazione e quella pubblicitaria. Fondò una società specializzata nel promuovere la pubblicità commerciale nei giornali. Idea rivoluzionaria fu quella di far pagare ai grandi quotidiani le notizie fornite in spazi pubblicitari. Questo reggerà fino al 40 quando la funzione di informazione oggi delegata ad Agence France Presse sarà distinta da quella pubblicitaria delegata ad Havas. In Germania e Inghilterra furono fondati da dipendenti Havas (Wolff e Reuter).

6.        Che differenza intercorre tra censura e propaganda: caratteristiche assunsero durante la Prima guerra mondiale?

L’azione negativa dello stato (censura) che si proteggeva dalle scomode realtà raccontate dai giornali e l’azione positiva (propaganda) messa in campo dai governi per conquistare i cuori e le menti, all’interno e all’esterno dei confini nazionali. L’azione di censura non si limitò a colpire la stampa, ma qualsiasi forma di comunicazione suscettibile di incrinare il morale delle masse. In diversi paesi, tra cui l’Italia, allo scopo di ergere una difesa contro le armi, talora persino involontarie, della comunicazione fu instaurata una serie di uffici di censura che vistavano preventivamente non solo la posta, ma persino le fotografie inviate dal fronte. Solo i paesi anglosassoni dimostrarono di essere più liberali.

A differenza della censura, la propaganda implica un’azione positiva e creatrice che ebbe nella stampa la sua arma principale, ma che si avvalse anche di media nuovi e molto spesso elementari, quali il volantino. Altro strumento di propaganda furono i cinegiornali. Ci furono anche i manifesti (zio Sam). Effetto perverso della censura: la popolazione priva di notizie certe, cercava continuamente nuovi modi per reperire informazioni attendibili, non fidandosi più della stampa ufficiale. Lo scetticismo si impadronì dei lettori.

7.        Perché l’introduzione della radio nel sistema dei mass media è paragonabile a una rivoluzione?

1895, esperimento decisivo di Marconi: la radio nacque come sistema di telegrafia senza fili che inviava messaggi in codice Morse nell’etere attraverso onde elettromagnetiche. La diffusione circolare e le onde hertziane, che si propagano nell’etere senza restrizioni e sono captabili da chiunque disponga dell’attrezzatura adatta, differenziarono la radio da tutti gli altri media esistenti. Il telegrafo e il telefono escludevano dallo scambio punti diversi dai due collegati, i contenuti restavano privati e la loro circolazione era personalizzata. Rivoluzione à con la radio la rete di comunicazione era generalizzata su un ampio numero di utenti da un flusso erogato dal centro. La radio operava come i distributori di copie ma: operava in tempo reale, raggiungeva facilmente un pubblico ampio, indefinito e disperso; i contenuti erano trasmessi senza interruzioni o intermittenze, in modo continuato. Per la prima volta un mezzo permetteva la creazione di una platea che reagiva all’unisono allo stesso messaggio pur in luoghi indifferenti. La vita domestica non era più isolata dalla storia, vi entrava direttamente, come orecchio partecipe.

8.        Cosa si intende per «internazionalizzazione delle frequenze»?

Se a partire dal 1931 sorse anche Radio Vaticana, fu a partire dalla Germania degli anni30 che l’internazionalizzazione della radio preso lo slancio definitivo. Ispirandosi al Mein Kampf il regime nazista elaborò il concetto di guerra psicologica applicandolo alla propria politica estera. Ad opporsi alle trasmissioni provenienti da Berlino fu il cancelliere austriaco Dollfuss che nel 34 prima di essere assassinato decretò il disturbo delle frequenze radiofoniche utilizzate dai tedeschi. La battaglia delle onde, se da un lato vide fallire ogni mediazione della società nelle nazioni volta a fissare patti di non aggressione radiofonica, rese però coscienti gli esitanti governi occidentali della necessità di preparare un controffensiva.

9.        Perché i media costituiscono una «rete globale»?

ok

10.     In che modo lo sviluppo dei mass media ha influenzato vita, linguaggio e criteri di legittimazione della politica?

Grazie ai media i politici hanno sognato di raggiungere quella sorta di personaggio mitico che è l’elettore indeciso, chiuso tra le mura di casa e facilmente manipolabile. Es.: dibattito televisivo Nixon-Kennedy.

Se l’origine del dibattito politico nei regimi contemporanei si trova nelle camere dei parlamenti, è stato solo lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa che, nel corso del XX sec ha permesso di allargare la comunità politica, integrando un interlocutore essenziale: il cittadino-elettore. La necessità che il potere acquistasse legittimità attraverso la comunicazione, che giustificasse attraverso la parola l’esercizio della propria attività. Il governo non può più eludere la necessità di comunicare, e lo deve fare a livello di massa attraverso strumenti che fungano da intermediari tra il potere e i cittadini. Da allora non può esistere democrazia se l’informazione non è libera e plurale e se la comunicazione non si sviluppa in duplice senso, tra governanti e governati. Con lo sviluppo dei mass media e del piccolo schermo in particolare, la vita politica ha cominciato ad articolarsi attorno a due poli di legittimità: da un lato la legittimità elettiva che giuridicamente regola la vita politica, conferisce autorità agli eletti e impone obbedienza agli elettori (fulcro è il parlamento); dall’altro una legittimità catodica, informale ma onnipotente. L’arena pubblica si sposta dal parlamento alla televisione, perdendo ogni residuo di sacralità e diventando parte del vasto palcoscenico della rappresentazione mediale. La politica si personalizza in misura sempre maggiore ed è la televisione a dettarle l’agenda. Prima segretario, oggi ci vuole l’addetto stampa.

 
 
 
 
 

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