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Post n°12 pubblicato il 27 Ottobre 2005 da Pierangela
Non ho mai capito il perché. Né mai mi è stato spiegato. Esattamente come nel Processo di Kafka, mi sono trovato condannata senza alcun capo imputazione. Lui semplicemente mi disamò. In effetti, ero spesso insopportabile. Fu un miracolo che abbia recuperato, negli anni successivi, il rispetto e la credibilità.Indossavo, noncurante, un velo nero tessuto di metafore sottili e insidiose, e due labbra rosse di barbagli intriganti. Indossavo una voglia che non si placava, ed una sete di sangue ereditata, come d’obbligo, da antenati vampireschi. Ondulavo su magrissimi tacchi metallici, fatti esclusivamente per scatenare turbolenti desideri, a lungo rimossi, di spettatori affamati di fami insaziabili. Due aghi feroci che ticchettavano sull’anima molliccia di acquirenti angosciati, due sostegni acrobatici, di certo non progettati per lunghe festive passeggiate, ma per sfrenate e rapidissime corse in vortici di passione, sì pierangela vagava allora ed ancora si aggira fra i suoi uffici, e scivola fra le vostre ansie logore, e poi scoppia improvvisa, o piuttosto è un brusìo sommesso e caparbio che non riposa nei silenzi delle vostre rinunce. Chiamatemi come volete, con il nome che vi viene di getto, che mi volti finalmente verso di voi e vi uccida conclusivamente. Fate uno sforzo per afferrare il senso, provate ad arrampicarvi lungo questo muro divorato da felci selvatiche, che non esitano, voraci proprio come le mie gambe che non si trattengono dall’aprirsi al mondo, a tutto il mondo, che non si trattengono dal divaricare i portali carnosi della mia villa, affondata in un bosco che la diritta via era smarrita non per lussuria, e or mi sovvien l’eterno, ei fu siccome immobile, steso fra i panni disfatti e imbrattati del mio personale campo di battaglia, povero te, che non ricordi più, o mai, con quale militare destrezza, terrapieno dopo terrapieno, io assalto la tua fortezza prefabbricata. è così che nacqui ed è così che ogni notte voglio morire, dispersa, non disertrice, profuga, sopravvissuta a stento e a dispetto a micidiali pogrom di carnefici, che siete poi voi, miei diletti assassini, siete voi che con lame arrugginite (o metafora freudiana!) sezionate questo corpo sapiente di inginocchiatoi, indifeso da astute falsità, saporito di condimenti oleosi di terre d’Oriente, che il vostro estenuato esotismo non di marca invoca. Siate i boia di questa figura incuba che insinua pensieri disdicevoli che la notte avete terrore possano scivolare per sbaglio nel sonno delle vostre compagne, questa Lilith, che vi muove ai sadismi. Siate con le mani grandi il Lupo Cattivo che ha vasti occhi e poco cervello e mentre si appresta a sbranare la Piccola Fiammiferaia cieca non si avvede del tranello, del camuffamento, non decifra, sotto il suo cappuccetto rosso, lo svettare marziale di milleottocento testate chimiche. Quando le farò esplodere contemporaneamente, sarà meno di un brillìo l’ultima memoria che seppellirete con voi. E l’ultima immagine che ricorderete, delle vostre precedenti vite, nell’ultima altrettanto inutile che vi imprigionerà per sempre, sarà la desolante sensazione di una privazione, di un buco che non avete mai colmato e che non potete più riempire, e non vi resterà, in eterno, che dibattervi nella cosciente ignoranza di quale misterioso oggetto avrebbe potuto colmarlo.
Post n°11 pubblicato il 26 Ottobre 2005 da Pierangela
ogni tanto vado a sbattere contro qualcuno o qualcosa. "oh, si è fatta male signora?" io non rispondo perchè sono molto oltre di me. magari stò lì che galleggio in un cielo di quarantacinque anni fa ...quel giorno che mamma mi andò a partorire a piedi con le acque già rotte perchè era capodanno e i taxi non rispondevano alle chiamate nemmeno a stra pagarli e macchine personali non ce n'erano. chissà com'era quel cielo lì? e chissà lei che si aspettava da me? non mi voleva. aveva trentasette anni , si sentiva già vecchia. dopo mi ha voluta più di mia sorella elisabetta., non perchè fossi un granchè, ma perchè non mi aveva voluto. la mia è stata una famiglia come si deve. papà tornava alle diciannove e trenta, regolare. mamma ogni domenica faceva il bollito e i cappelletti.. elisabetta ogni mattina mi portava a scuola,e ogni mattina puntuale io mi fermavo in mezzo alla srada con lei che mi tirava. "ma cosa pensi pierangela, si puo sapere a cosa pensi?" a natale il panettone. a pasqua l'uovo più grande che riuscivo a trasportare dal negozio a casa senza aiuto. ma niente cazzate a casa mia. mamma la sera mi faceva dormire sola nella camera. mi addormentavo inseguita e strappata dai mostri. cercavo l'odore di mio padre...di miele e stracci. un odore che se ci penso mi scavo una buca e mi ci chiudo dentro. era la persona più coraggiosa che ho conosciuto. c'aveva sempre il rospo in gola ,per tutti i rospi che si era tirato giù senza fare una piega. amava a dismisura mia madre. davanti a noi sorelle lo dichiarava in ogni occasione.. sembrava sempre che c'avesse paura di perderla, ma non era vero, lo faceva per farci sentire forti. mi ha fregato. sono uscita di casa che mi sentivo una tigre, dopo ho faticato a capire che ero una cogliona.
Post n°10 pubblicato il 24 Ottobre 2005 da Pierangela
quella notte dormo sul divano, torno nell'azzurro. sogno che non farò più l'amore e nel sogno ci sei tu che fai l'amore con un'altra. lo fate sul cofano della mia macchina.e io sono al volante. spingo il pedale dell'acceleratore più che posso,fino in fondo. crepa. muori. lei è lì sul vetro,lunga e nuda, mi guarda la guardo.guardo la sua bocca.i suoi capezzoli blu.
Post n°9 pubblicato il 23 Ottobre 2005 da Pierangela
ho un trauma stretto nel cuore come un trofeo.è roba del mio lutto.è il mio piano della vita che si inclina e si mette di traverso. una che non si scansa comunque. stasera , che è una notte di strozzatura d'anima, bavero alzato sotto a un portico ho sentito verso il mio corpo (quel sacco di fagotti con una donna dentro)una possibilità di me stessa. perdere improvvismanete i fili, le zavorre che tengono vincolati a un mondo normale.
Post n°8 pubblicato il 23 Ottobre 2005 da Pierangela
alle volte prendo un teno. mi metto lì buona con i pendolari, ascolto le chiacchere, guardo le facce, mi immagino che roba li aspetta a casa, nel piatto. nel letto. pensano che anche io sia una che torna dal lavoro. "dove scende lei signora?" "poi, scendo poi". finchè ci resto sola, sul vagone, a sentire gli scambi sotto le ossa. resto fino a che il treno si ferma, e allora è come se si fermasse il cuore. sento i grilli, e qualche cane e mi capita di credere che sto andando chissà dove, che la mia vita galoppa ancora. c'è un regalo che il treno ti fa:ti regala il tempo. io ho tempo. nessuno mi corre dietro. nessuno mi aspetta. nessuno dice:la testa di pierangela non è tornata a casa per cena, è rimasta a nuotare in panchina andiamola a cercare che la pasta si scuoce. fanculo. si scuocesse tutta la pasta del mondo. io mi guardo dall'alto sul mio treno o sulla mia panchina. e rido. poi succede qualcosa. e qualcuno mi da un calcione sulla bocca. mi ributta sotto in panchina o mi ferma a una stazione che non conosco, con una testa che sarebbe meglio svitarla e giocarci a calcetto, che ci ho dentro quattromila api e anche la regina. quella troia della regina. ognuno ha il suo destino. non possiamo andargli incontro. ora lo so cosa pensavo. pensavo che un giorno sarebbe successo così, e non volevo.. per questo mi fermavo in mezzo alla strada, per fermarti, scemo.
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Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 23:54
Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 23:10
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 18:12
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 18:00
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 17:56