Creato da pietrificatore76 il 25/01/2007
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Triora è un paese bellissimo. Come sapete, però, ha sui coppi delle case un'antica tradizione. Quella delle streghe. Periodicamente vi si svolgono convegni, celebrazioni e dibattiti. Chissà se gli abitanti del paese comprendono che stanno seduti su di una fortuna. Quell'insanguinato, cieco e distruttivo processo dell'Inquisizione gli ha portato - dopo cinquecento anni - benessere e denaro.
Sarà per questo, quindi, che le donne di Triora conservano una qualche malia. O almeno le donne che a Triora decidono di trasferirsi.
Ho in mente una ragazza che si chiama Simona ed è la patronne dell'Albergo Colomba d'Oro. L'albergo - già convento e poi caserma - è oggi guidato da lei. Femmina dagli occhi di un mare antico, a metà tra la strega buona ed una fata soave. Simona non è bella, ma ha un savoir - faire, anzi un'allure, ed una dolcezza d'antichi tempi. Impossibile trovarne una eguale, soprattutto oggi.
Quando ti serve a tavola sembra di sentire un'eco lontana, quasi un suono di violini. E' proprio vero che la bellezza non è solo fisica. Ma anche - e soprattutto - di anima. Torno al punto. Simona si è trasferita qui - a Triora - da Sanremo ed oggi manda avanti un barcone poderoso come l'Albergo Colomba d'Oro. Se non ci fosse questa struttura, tutti i convegni delle streghe si terrebbero probabilmente nei boschi. Si è accollata un compito difficile, anche perchè lo sta facendo in terra infidelium. La sua estrazione cittadina, la sua cultura, la avviliscono un poco tra le ardesie di Triora ed in mezzo ad una popolazione locale non sempre benevola nei confronti di ciò che è furesto.
Non so se conoscete i liguri dell'entroterra, e vi sta parlano un ligure. Sono duri come pietre, ed a volte non vogliono capire per troppa rustichezza, complice una furbizia contadina che rasenta l'ottusità.
Simona deve quindi barcamenarsi. Tra il mondo delle celebrazioni, del turismo e del marketing, e della gastronomia professata ad alti ed eccellenti livelli, ed un mondo che per alcuni aspetti sembra ancora essersi fermato ad Eboli.
Vi dirò che io ho conosciuto Simona in una serata un poco complice. Con il mio amico Ippolito, il Pietrificatore di Triora, abbiamo cenato davanti al camino insieme a Simona che ci ha accompagnato servendoci e poi sedendo insieme a noi.
Quello che ho sentito mi è bastato:vi basti pensare che in un pugno di ore, in tre, abbiamo parlato praticamente di tutto. Dalla musica di una pianista che ha preferito i lupi agli uomini, a Terzani, ad un viaggio da fare su di un cargo, alle streghe.
Soltanto una strega fatata può vivere a Triora, con quello sguardo. Forza Simona. Grazie della incantevole serata. Mi hai fatto ricordare l'Africa e le storie che gli uomini blu si raccontano intorno al fuoco. Devi essere proprio una strega. Ma dolcissima.
Alberto Pezzini
La riviera
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Si preannuncia un’estate torrida per l’estremo Ponente Ligure…
Neppure il miglior Pinguino De Longhi sarà in grado di contrastare l’imminente quanto rovente uscita del noir
“Il collezionista di Apricale. E le stelle grondano sangue”
di Ippolito Edmondo Ferrario, 215 pagine, Frilli Editore
….preparatevi al peggio.
Trama
Deluse le speranze di chi lo credeva definitivamente archiviato dopo l’indagine sul pietrificatore di Triora, il detective gallerista Leonardo Fiorentini è tornato. Più giurassico e coriaceo che mai. Nostalgico e fascistoide quanto basta. Fiorentini si prepara a naufragare nuovamente nel tranquillo entroterra di Ponente per turbare la paciosa provincia imperiese con un’indagine dai contorni più roventi di un ferro da stiro Rowenta, per chi non si accontenta
Giunto da Milano direttamente ad Apricale sulle tracce di una collezione di dipinti, si troverà, suo malgrado, a scoperchiare un vaso che in quanto a sorprese non è per nulla inferiore a quello della leggendaria Pandora: vecchi collezionisti di quadri, avvocati dal grilletto facile, appassionati del sesso sado maso, seguaci dello zio Adolfo (in arte Fuhrer), fanciulle da salvare (e da violare), rincoglioniti assortiti.
Biografia
Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, vive e sopravvive a Milano dove si diletta a fare il mercante d’arte. Contemporaneamente, causa un’ossessione per l’entroterra ligure che lo perseguita fin dalla più tenera età con risultati devastanti, dall’anno 2000 ha pubblicato numerosi libri dedicati a Triora, il famoso paese delle streghe, di cui è Cittadino Onorario. Perseguitato dalla sinistra fama di esperto in materia di processi alle streghe, nel tentativo di sfuggirle ha pubblicato il noir “Il pietrificatore di Triora” (Frilli, 2006) col quale ha dato vita al detective Leonardo Fiorentini, suo alter ego. E’ pure collaboratore per le pagine della cultura de “Il Secolo d’Italia”.
Per Info, prenotazioni, adesioni e richieste di ogni genere, purchè decenti:
www.ippolitoedmondoferrario.it
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Sulle note di una delle più belle canzoni da nostalgico (Il mercenario di Lucera di Pino Caruso) il Pietrificatore porge il saluto ai suoi fans, pochi, ma buoni, per far ritorno a primavera inoltrata con i nuovi libri in uscita. La destinazione che lo attende è il Saccarello, il "tetto" di Liguria che lo aspetta con i suoi 2200 metri e dove spera di conquistare, almeno per un poco, quella serenità d'animo di cui necessità per scrivere nuove storie. Il prossimo appuntamento è a maggio con il nuovo noir "Il collezionista di Apricale" (Frilli Editori). Se proprio non ce la fate a resistere senza il pietrificatore sue fugaci notizie le troverete sul portale www.triora.org
Son morto nel Katanga
venivo da Lucera
avevo quarant'anni e la camicia nera
Di me la gente dice
ch'ero coi mercenari
soltanto per bottino
soltanto per denari
Ma ora che sono steso
guardate nel mio sacco
c'è solo una bottiglia
e un'oncia di tabacco
Invano cercherete
soldi nel tascapane
li ho spesi proprio tutti
assieme alle puttane
Evviva la morte mia
evviva la gioventù
lai lalalalala
lai, lalalala
Amavo un'entraîneuse
di razza congolese
però l'ho perduta a dadi
con Jimmy, l'irlandese
Salvai monache e frati
dal rogo del ribelle
ma l'ONU se ne frega,
se brucia la mia pelle
Se la mia pelle brucia
è perché son mercenario
ma il papa se ne frega
e sgrana il suo rosario
Evviva la morte mia
evviva la gioventù
lai lalalalala
lai, lalalala
Addio amiche mie
dai fiori nei capelli
addio dolci compagne
trovate nei bordelli
addio verdi colline
ormai scende la notte
i fuochi sono spenti
addio dolci mignotte
con le vostre guepières
ho fatto una bandiera
portatela agli amici
che invecchiano a Lucera
Evviva la morte mia
evviva la gioventù
lai lalalalala
lai, lalalala
Se rimanevo a casa
là nella mia Lucera
ora sarei arrivato
coi figli e la pancera
avrei la moglie grassa
le rate e la seicento
salotto, televisione,
mutua e doppio mento
Invece sono andato
in giro per il mondo
e adesso sto crepando
quaggiù nel basso Congo
Evviva la morte mia
evviva la gioventù
lai lalalalala
lai, lalalala
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La Riviera, 1 marzo 2007
Di Alberto Pezzini
Mi viene da pensare che noi liguri, di ponente, abbiamo davvero culo.
Scusatemi, ma è così. Ho trascorso un fine settimana in compagnia di Triora ed ero l'uomo più felice del mondo. Complici sono stati due libri. Bagiue di Roberto Negro ed Anime all'imbrunire di Ippolito Edmondo Ferrario.
Ho visto anche un servizio su Apricale girato da Rai 1 che mi ha rafforzato nel mio convincimento.
Viviamo di certo in un mondo che brilla di luce propria. A volte ricordo che nella mia vita ho incontrato persone le quali storcevano il naso a pensare a Sanremo, a Triora, ad Apricale, ad altri luoghi dove noi siamo abituati a posare occhi divenuti ormai indifferenti.
Non possiamo essere indifferenti. L'ultimo libro di Negro nasce dall'amore per i paesi del nostro entroterra. Definire paesi certi borghi d'italia come Apricale e Triora fa rabbrividire. Sono veri e propri depositi di memoria, magia, sortilegio, sensualità, carne nuda ed ossessione.
Triora si porta dietro un retaggio antico come la peste. Nei suoi carrugi si può ancora toccare il respiro delle streghe, le loro urla, i loro sospiri, il loro piacere incompreso e libero come il vento sul Saccarello. Quel respiro antico fa di Triora un paese vivo, parlante. Di notte puoi sentirla fremere perchè ha avuto una sofferenza inaudita e terribile.
Negro l'ha ascoltato quel respiro. Così, prima di lui, ha fatto Ippolito che in anime all'imbrunire ci regala il ritratto più stregato della Triora sua personale. Quella che si porta nel cuore quando è a Milano e l'aria di su lo soffoca. La copertina di Anime è dominata dalla neve. Non so se voi avete mai visto la neve scendere su Triora. Vuol dire avere fuoco nelle pupille e merletti di ghiaccio alle mani. La neve evoca subito un mondo annientato, un dolore sordo che non si può dimenticare. La ferita del 1587 - la tortura delle streghe - è la grande ferita carnale che Triora si porta dietro.
Niente può cancellarla. Il bello sta proprio qui. C'è una storia sotterranea che fa parte delle case, dei carrugi e delle pietre che formano la piazza della Collegiata. Il bello è che quella voce sottile come una ragazza affannata continua a girare nel borgo come un'amica di sempre. Insieme a lei puoi gustare il sole quando si accende sul Saccarello, il pane di Triora, il coniglio alla ligure, e quelle pietre che si scaldano alla luce. Da anni. Prima che noi ci fossimo.
Apricale è, invece, una contessa uccisa ma bellissima. Per dirla alla Nobbio, autore di una precisa, limpida La contessa di Apricale. In quel servizio ricco di prodotti del luogo che è stato girato da Rai 1 c'erano tutti:Delio, Alessandro di Bacì, Lorenzo l'inventore di una birra personalissima e damascata come la sua fantasia, ed Apricale in tutto il suo colore. Apricale è una contessa che ti affascina toccandoti la carne dalla parte del cuore.Una sera - parlando con Giuliana Pizzio, ninfa egeria del borgo solare - convenivamo che ad Apricale esiste un'aria allegra, peculiare. Non so se sia chimica, oppure magia bianca, ma in effetti l'aria è salutare soprattutto per l'animo. L'anima si aggiusta da sè. Ma provate a fare la prima salita dabbasso - quella che rasenta Delio - e poi continuate a camminare. Non so voi. Ma io, subito, comincio a sentirmi un non so che in gola che si espande bellamente. Sempre di più. Quando arrivo in piazza mi sento di giocare. O meglio, sento che dalle pietre arriva una nota decisamente positiva. Di luce, aria, vecchie compagnie,stelle che guardano e decine di cieli azzurri e d'oro ai quali ho sempre guardato da quella piazzetta. C'è un profumo di lì, nelle notti d'estate, che ti lascia una mano sull'anima. Non lo dimentichi più. Sarà forse la salsedine che si mischia alle montagne, ma il profumo ha fatto innamorare più d'uno. In quei vicoli stretti come un pugno. Che guardano verso boschi verdi dove l'occhio si riposa e dove sarebbe strano dirsi addio.
Penso allora che siamo fortunati. Anche se a volte ci vogliono dei libri per ricordarcene. Meno male che certi scrittori ci guardano, in quei boschi.
Penso che chi ami posti come Triora ed Apricale sia una persona a posto. Gli basta un panino, un bicchiere di rossese ed un sole che sia alza di mattina sulle montagne. Di altro, a volte, a parte gli occhi di una donna che ti guardano, non abbiamo bisogno.
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Ventimiglia. Un manifesto del noir nel Ponente.
Anche la riviera ha deciso di mettere in pratica la tendenza letteraria nata nel XX secolo, che si prefigge lo scopo di riunire intellettuali e scrittori in un ricreativo ed educativo scambio di idee.
Ricordate ad esempio il caffè letterario di via Rosati a Roma dove negli anni Cinquanta si incontravano Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante, ma anche tanti giovani pittori e cineasti, tutti immersi in un clima di vivacità culturale? Potrebbe diventare così anche la libreria Casella della città di confine. Grazie ad un’idea del suo titolare Diego Marangon e del giallista Ippolito Edmondo Ferrario, il negozio di via della Stazione sarà ufficialmente la sede del nuovo “Manifesto del noir a Ponente”. Nomi conosciuti nell’ambito culturale locale e non, hanno già messo la firma, aderendo al progetto. Si tratta degli scrittori Andrea Becca, Marino Magliani, Roberto Negro, Marco Vallarino, del penalista Alberto Pezzini, del critico letterario nonché giornalista Giovanni Choukdarian, e del fotografo Roberto Coggiola. Si attendono altri interessanti adesioni.
“Questo progetto – spiega Marangon – nato durante una cena con Ferrario, Becca e Negro, si pone l’obiettivo di creare un punto di riferimento per amanti e cultori del noir. Per questo genere è di sicuro un momento particolare e abbiamo pensato che fosse utile creare un manifesto comune nella “nostra” zona. Da qui potremo partire con l’organizzazione di eventi, rassegne, festival. E’ affascinante e costruttivo avere un caffè letterario, dove potere confrontare idee e ideologie politiche anche differenti, scambiare opinioni in un clima di comune interesse culturale”.
Marangon e soci s’ispirano al movimento d’avanguardia dei futuristi che esplorarono e fotografarono ogni forma artistica, discutendone e diffondendola in prima persona. E sulla scia del famoso “manifesto” fondato da Filippo Tommaso Marinetti che recita in prima persona gli intenti degli iscritti, la nuova associazione scrive:
“Abbiamo comuni radici ideali, nodose come quelle degli ulivi, disperatamente salde e contorte. La nostra linfa letteraria è direttamente correlata al Ponente Ligure, alla sua storia, alle tradizioni.
Il paesaggio è il nostro punto di riferimento, è valore etico, descrittivo e strumento di analisi psicologica.
La nostra attitudine letteraria è verista e di completa adesione alla realtà. Il noir è il nostro strumento privilegiato”.
Donatella Lauria
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Inviato da: Anonimo
il 16/02/2007 alle 00:44