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genoa-Rimini 2-1

Post n°9 pubblicato il 16 Settembre 2006 da rizzopinklady

Genoa-Rimini 2-1   Greco scatenato!! Prima chiama Handanovic al miracolo con una girata di sinistro, poi, sempre con il mancino, coglie il palo alla destra del portiere riminese.

  • *Genoa-Rimini 2-1   64' MOSCARDELLI!!! Destro di Jeda dalla distanza che si stampa sul palo e sulla ribattuta Moscardelli è il più lesto di tutti. Rimini che accorcia le distanze e rientra in partita.
  • *Genoa-Rimini 2-0   31' SCULLI!!!! Da due passi, su un ottimo invito dalla destra, l'ex attaccante del Messina raddoppia per il Genoa.
  • *Genoa-Rimini 1-0   23' GRECO!!! Azione insistita del centravanti genoano che di punta anticipa l'intervento di Handanovic.
  • La prox partita bisogna vincere bambolotti!

     
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    Giovanna D'Arco

    Post n°8 pubblicato il 15 Settembre 2006 da rizzopinklady

    Quando Giovanna d'Arco nasce il 6 gennaio 1412 a Domrémy, in Lorena, da una famiglia di poveri contadini, da circa cinquant'anni la Francia è un paese continuamente in subbuglio, soprattutto a causa dei feudatari che mirano a superare in potenza il sovrano e sobillati dalla monarchia inglese che punta conquistare la nazione.

    Nel 1420, dopo anni di lotte sanguinose, la situazione precipita: un re inglese si fa riconoscere sovrano del Regno unito di Francia e d'Inghilterra, senza che Carlo VII (detto il Delfino), riesca a fronteggiare la disperata situazione in cui versa il suo paese.

    Nel 1429, forte della sua fede, convinta di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia piegata dalla guerra dei Cent'anni, Giovanna D'Arco, umile pastorella diciassettenne e analfabeta, dopo aver percorso 2500 chilometri si presenta alla corte di Carlo VII chiedendo di poter cavalcare - senza nessun comando - alla testa dell'esercito che andava a soccorrere Orléans, stretta d'assedio dall'esercito di Enrico VI.

    "Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi spaventata: "Sono una povera ragazza che non sa né guerreggiare né filare" risposi. Ma l'angelo mi disse: "Verranno a te Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto esse ti diranno".

    Nonostante la diffidenza dei consiglieri Giovanna D'Arco convince il Delfino che cede alle sue richieste. Così Giovanna, che aveva infiammato l'animo di tutti i francesi, sostenuta dalle acclamazioni delle genti dei villaggi e degli uomini d'armi, con un bianco stendardo sul quale vi erano scritti i nomi di Gesù e Maria, si pone alla testa dell'esercito che si proponeva di condurre alla vittoria.

    Tra maggio e luglio la Pulzella e il suo esercito rompono l'assedio di Orléans, liberano la città e sconfiggono i nemici; il 7 luglio 1429 Carlo VII viene finalmente consacrato re. Alla grande vittoria purtroppo il sovrano, incerto ed esitante, non fa seguire un'azione militare risolutiva e Giovanna D'Arco viene lasciata sola.
    Invano l'8 settembre organizza un'azione sotto le mura di Parigi; nonostante fosse stata ferita dalla freccia di un arciere nemico continua a combattere ma, alla fine, suo malgrado, deve obbedire ai capitani e ritirarsi da Parigi.

    Giovanna però non si arrende; nella primavera del 1430 vuole marciare su Compiègne per difenderla dagli anglo-borgognoni. Durante una ricognizione cade in un'imboscata subendo l'umiliazione di essere catturata e consegnata a Giovanni di Lussemburgo, che la cede a sua volta come bottino di guerra agli Inglesi. Carlo VII non tenta neppure di liberarla.

    Comincia allora il martirio del carcere e l'onta dei processi; tradotta a Rouen, davanti a un tribunale di ecclesiastici, nel 1431 viene incolpata di eresia ed empietà, false accuse che tendevano a celare il significato politico della sua condanna.

    All'alba del 30 maggio 1431 la Pulzella d'Orlèans viene arsa viva. Tra il fumo e le faville, mentre già il suo corpo era avvolto dalle fiamme, fu udita gridare con voce forte, per sei volte: "Gesù!" - poi chinò la testa e spirò.

    "Siamo tutti perduti! - gridarono i carnefici - abbiamo bruciato una santa".

    Diciannove anni dopo, quando Carlo VII rioccupa Rouen, Giovanna viene riabilitata.

    Canonizzata nel 1920, Giovanna d'Arco ha ispirato scrittori e musicisti, come Shakespeare, Schiller, Giuseppe Verdi, Liszt e G. B. Shaw, esaltata come simbolo di fede, di eroismo e di amore patriottico.

     
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    una barzelletta

    Post n°7 pubblicato il 14 Settembre 2006 da rizzopinklady

    Berlusconi e la moglie guardano dal suo elicottero privato una mnifestazione no global a cui partecipano 700000 persone. Berlusconi fa: "Butto giù un pezzo da 100 euro così faccio felice una persona!" La moglie: "No, buttane giù 2 da 50 così fai felici 2 persone!" Berlusconi: "No, ne butto 5 da 20, così faccio felici 5 persone!" Il pilota: "Berlusconi, x'nn si butta dall'elicottero lei così fa felici 70000 persone!"

     
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    danza, che passione

    Post n°6 pubblicato il 13 Settembre 2006 da rizzopinklady

    Ora scrivo che ho fatto vari tipi di danza ho cominciato nel 99 con salsa e merengue, nel 2003 ho studiato il tango argentino fino a prendere il diploma livello principianti, nel 2004 un po'di funky, nel 2005 un po'di danza moderna e in quest'estate appena passata la capoeira. Vi lascio quindi qualche info su questi balli.

    SALSA

    Derivata da radici afrocubane, la Salsa è una musica che nasce da diversi generi propri delle popolazioni caraibiche come il Son, Rumba (con le varianti Yambu e Guaguanco), Mambo , Danzon, Pachanga e Habanera. Una musica in continua evoluzione che subisce diverse influenze tra quali quella jazz che arricchisce i gruppi di imponenti sezioni di fiati e le musiche di travolgenti improvvisazioni.
    Definire quindi questo genere risulta complicato, a causa delle evoluzioni che continuamente lo modificano, Colma di intensità vitale, continua a dimostrare attraverso nuovi leader e attraverso la capillare penetrazione che è riuscita ad ottenere in ogni angolo del mondo. Dovunque oggi esistono gruppi che hanno raccolto il testimone di questa musica e lo elaborano sia in modo imitativo che originale.

    MERENGUE

    Il merengue è il ballo della Repubblica Domenicana.

    Con un ritmo contagioso, che incendia il corpo e che interpreta il carattere gioioso e genuino dei Domenicani, i movimenti del corpo, provocatori e sensuali, raccontano gli amori, i sogni e gli avvenimenti quotidiani di un popolo di schiavi che in questo modo cerca di alleviare le proprie sofferenze.

    Il merengue è uno dei  balli più antichi dell'America Latina e non ha subito modifiche sostanziali nel tempo.  Nel merengue non esistono, al di fuori dei passi base, figure determinate. Mantenendo sempre il tempo musicale ed i passi base si può esprimere la massima inventiva improvvisando un'infinità di figure di pura invenzione propria o riprese da altri balli (es. salsa).

    TANGO ARGENTINO

    Il tango argentino è un ballo di coppia, che è nato nelle città di Buenos Aires, Argentina.

    Le sue radici affondano nel contesto sociale e culturale della fine del XIX secolo. Miscelando apporti iniziali di musiche e stili diversi (fenomeno tipico della maggior parte dei balli) il tango arrivò nei decenni 1890 - 1920 alla forma più classica e famosa. Contemporanei del tango erano balli quali: la habanera, la polca, il valzer, ecc.

    Ma il tango si distingue proprio per una sua partecipazione estremamente popolare. Non si dimentichi che Buenos Aires nel periodo sopra indicato passò dai 210.000 abitanti a 1.200.000, un crogiuolo di sangue e culture diverse in rapido e tumultuoso sviluppo. Non si dimentichi neanche che il ballo era la forma più economica e immediata di divertimento collettivo.

    Il tango è anche un genere di musica.

    I luoghi dove si ballano tango, milonga e vals, si chiamano milonghe.

    CAPOEIRA

    Originata circa 500 anni fa . La Capoeira, è una forma di autodifesa senza contatto espressa in forma di danza. Nata in Brasile fra le comunità di schiavi neri costretti a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Incatenati ai polsi nelle loro capanne essi inventarono una lotta, (particolarmente incentrata sulla forza e l'agilità delle gambe che vengono, in certi movimenti, come "lanciate" e fatte roteare nell'aria) per difendersi dai soprusi dei padroni e per fuggire verso la libertà. Gli elementi di danza (samba) e musica (percussioni e birimbao) contenuti nella Capoeira, vengono inseriti dagli schiavi probabilmente per mascherare le proprie intenzioni, ma sono tutt'oggi parte integrante della disciplina. Dopo aver formato un cerchio (la roda) in cui tutti suonano e cantano col Birimbao (tipico strumento a corde), si dà inizio al confronto (chiamato "gioco") tra i primi due lottatori-danzatori. Si tratta, inoltre, di una spettacolare forma acrobatica di ginnastica.

    Quando arrivarono in Brasile, nel 1500, i portoghesi non ebbero la minima idea dei problemi che avrebbero incontrato nel futuro, tanto era vasto il territorio scoperto. I colonizzatori erano quantitativamente pochi e fisicamente impotenti di fronte al grande lavoro, gli indios erano insofferenti al lavoro, soprattutto quello disciplinato e reagivano a qualunque tentativo di schiavizzazione.

    Cos'è in sostanza la capoeira? E' un mezzo di difesa e di attacco che possiede grandi risorse, grazie alla forza muscolare, flessibilità delle articolazioni e straordinaria rapidità dei movimenti. Tanto nella difesa, come nell'attacco, impiega le mani, i piedi e la testa. I colpi pericolosi sono sferrati con i piedi e possono essere mortali. Nelle dimostrazioni, la capoeira assomiglia a una graziosa danza, dove il dondolamento malizioso mostra la straordinaria flessibilità dei capoeristi. ORIGINE DEL NOME CAPOEIRA Tanto per cambiare anche l'origine del nome capoeira non è del tutto certa e priva di polemiche. Waldeloir Rêgo riferisce che il termine capoeira fu registrato per la prima volta nel 1712 da Rafael Bluteau, seguito da Moraes nel 1813 nella seconda ed ultima edizione che pubblicò in vita della sua opera. Dopo di questo, si entrò nel terreno della polemica. Per altri la parola capoeira apparì negli scritti storici relativi alla Guerra aos Quilombos dos Palmares. In questa epoca, XVII secolo, gli schiavi africani erano costretti a vivere nelle cosiddette "Sem-alas", i grandi e miseri dormitori sotterranei, bui e senza mura (sem = senza, ala = lato di muro) divisorie, dopo lunghe ore di lavoro nelle piantagioni.

    E' evidente che gli schiavi avessero come unica aspirazione quella di fuggire. Approfittando della confusione generata dall'invasione olandese, migliaia di schiavi scapparono dalle fazende per nascondersi nella foresta vergine, riunendosi in villaggi che presero il nome di Quilombos. Il villaggio di Palmares, probabilmente collocato nello Stato nordestino Alagoas, trasformatosi in fortino, rimase celebre per il valore dei suoi abitanti nelle lotte sostenute contro gli armati che volevano distruggerlo. Fondato nel 1610, il primo Quilombos di Palmares fu distrutto nel 1695 dopo un assedio di 5 anni e 9000 soldati impiegati.

    La storia dei Quilombos dos Palmares è legata al personaggio di Zumbì (ultimo re di Palmares). Fu non solo un simbolo per la razza negra, è un simbolo per la razza negra, è un simbolo brasiliano alla resistenza alla dominazione. Zumbì in lingua Ewe/Fon vuol dire immortale, morto-vivo etc. Secondo alcuni i capoeiras erano i guerrieri dei Capões ovvero gli uomini che si nascondevano nella boscaglia (mato/a) ed uscivano per affrontare i Capitães-do-mato (le guardie a cavallo a servizio dei padroni che erano incaricate di catturare gli schiavi fuggitivi). Semanticamente parlando, afferma Rêgo, esistono oltre 30 svariate accezioni del vocabolo capoeira. Facendo riferimento al Dizionario Completo Portoghese (Brasiliano) di Vincenzo Spinelli e Mario Casanta, edito da Hoepli di Milano nel 1990, è possibile ritrovare facilmente una serie di definizioni riguardo alla parola capoeira e sue varianti. Mi sembrano interessanti non tanto per la loro profonda attendibilità storica, ma perchè evidenziano la complessità dell'argomento.

    Caà-puêra in lingua tupi sta ad indicare boscaglia (caà) che finì di esistere (puêra). Molto più veritiera sembra essere la parola sempre tupi co-puêra, vale a dire campagna (co) abbandonata; la stessa campagna (roça) che una volta lasciata al suo destino si riempie di vegetazione spontanea e si trasforma in boscaglia (mato). L'incontro di razze e le problematiche linguistiche hanno fatto il resto, per esempio trasformando la o in a.

    Oggi (vedi dizionario menzionato) per capoeira, al femminile si intende foresta vergine che si abbatte per ricavarne legna o per trarne terreno per le coltivazioni; capoeirão, maschile accrescitivo vuol dire folta boscaglia; capoeiro-a, che è stato o che dovrà essere tagliato-a, riferito a boscaglia; capuão, maschile in lingua tupi sta ad indicare un boschetto; capoeira sempre al femminile vuol dire pollaio e capão ladro di galline; capoeira in Brasile è anche un uccello (odontophorus capoeira) chiamato anche uru.

    Capoeira al maschile vuol dire teppista, malvivente, e capoeiragem al femminile è una lotta libera praticata dalla malavita brasiliana. Un'altra parola interessante è biribà, si tratta di un tipo di albero della famiglia delle anonacee, il cui legno viene utilizzato anche per la costruzione dei berimbau, ma biriba (senza accento), nel Brasile del sud vuol dire campagnolo e come aggettivo, sospettoso-diffidente. E' curioso come da queste numerose e contraddittorie definizioni, venga fuori il profilo di chi pratica la capoeira: Agile come un uccello, sospettoso come chi nascosto tra gli arbusti della campagna è in attesa di acciuffare lo scaltro ladro di galline, libero. E' certo che oggi nel linguaggio comune, la capoeira è un termine che sta ad indicare un tipo di danza-lotta e capoerista è il lottatore di capoeira.

    Le piantagioni di canna da zucchero, di cotone, di caffè e di tabacco, erano enormi e l'esigenza di manodopera era un dato di fatto, così "l'unico" rimedio per la soluzione del problema i portoghesi lo trovarono con l'importazione e schiavizzazione dei negri africani. Un dubbio, dice Waldeloir Rêgo - il più famoso conoscitore della capoeira - rimane ancora insoluto: quando arrivarono i primi schiavi? Venivano dall'Angola? Portarono di là la capoeira o la inventarono in Brasile? Poche sono le informazioni storiche precise, così come sono deficitarie tutte quelle che riguardano gli strumenti e la musica in Brasile tra il XVI e il XVII secolo. Infelicemente, continua a raccontare Waldeloir Rêgo, il Consigliere Ruy Barbosa ci rese un cattivissimo servizio, facendo distruggere tutta la documentazione che si riferiva alla schiavitù negra in Brasile. Lo fece quando era Ministro delle Finanze nel governo discrezionale del generale Déodoro da Fonseca. Era il 15 dicembre del 1890!

    Due furono i grandi gruppi di tribù africane arrivati in Brasile; identificati per ceppo linguistico essi sono: sudanesi e bantu. I sudanesi, provenivano principalmente dal golfo della Guinea, nell'Africa Occidentale. Quelli più importanti, sia per la maggior quantità, sia per la loro cultura, furono i Nagô o Yoruba dalla Nigeria e i Gêgê (Ewe), dal Dahomey (oggi repubblica del Benin), che formarono in Brasile un ordine religioso negro chiamato Gêgê-Nagô. I bantu venivano dal Congo, dall'Angola e dal Mozambico (Africa Orientale). La tendenza degli storici africanisti sembra quella di pensare che i primi negri che arrivarono in Brasile provenissero dall'Angola. Gli stessi anziani capoeristi utilizzano il termine Capoeira Angola nelle occasioni in cui ci tengono a differenziarla dalla Capoeira Regional. L'attendibilissimo Rêgo afferma: anche se queste considerazioni portarono a credere che la capoeira sia stata portata in Brasile dai negri angolani, in realtà non ci sono notizie concrete su questo argomento. Gli stessi africani, una volta liberi, tornati nel loro Paese d'origine, si portarono con sé tante cose inventate da loro stessi o assimilate dagli indios e dai portoghesi. Nel caso specifico della capoeira tutto fa pensare che sia una invenzione degli africani in Brasile, sviluppata dai loro discendenti afro-brasiliani. Non mancano altre versioni. Câmara Cascudo dice che esiste in Angola la capoeira brasiliana come un tipo di cerimonia di iniziazione, aspetto che perdette in Brasile.

    Lamartire P. da Costa afferma che nella fase iniziale deve essere stata una specie di danza rituale, poichè ancora oggi, a Bahia, si osserva l'unione della lotta libera (Capoeiragem) con credenze, cerimonie e canti feticisti. Oneyda Alvarenga a proposito della musica impiegata nella capoeira dice che la sua forza dinamica consiste essenzialmente nell'aumento continuo dell'intensità del ritmo e che i canti assomigliano a quelli dei riti feticisti per la ripetizione esasperante di una breve melodia, estremamente adatta a condurre a stati di agitazione. Infine Mestre Pastinha d'accordo con la versione più popolare diceva:

    "i negri africani, nel Brasile coloniale, erano schiavi e in quella condizione tanto disumana non era consentito loro ne' l'uso di qualsiasi specie di arma ne' la pratica di mezzi di difesa personale. Fu così che si vide in tale circostanza la capoeira, impedita nel suo sviluppo, praticata di nascosto o mascherata cautamente con danza e musica della terra natale".

     
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    X'te ne sei andato di fretta?

    Post n°5 pubblicato il 12 Settembre 2006 da rizzopinklady
    Foto di rizzopinklady

    Ragazze x caso vi è capitato di guardare il programma di Pupo tutto x tutto?

    Io lo guardo sempre ma domenica sera mi sono accorta che nn c'è + Gilles, il ragazzo che occupava la postazione del capricorno siccome ho già incontrato 2 anni fa questo ragazzo e sono dispiaciuta del suo abbandono lascio questo post.

    LA SOLITUDINE

    Gilles se n'è andato e forse nn torna +

    e il preserale senza lui

    è un programma che a momenti fa addormentare

    nel fresco di una sera di fine estate

    al tuo posto c'è un altro Gilles è dentro me

    è dolce il suo sorriso tra i sogni miei

    distanze enormi sembrano dividerci

    ma il ricordo è ancora forte dentro me

    chissà se tu ti ricorderai

    se con i tuoi nn parli mai

    se sei silenzioso come me

    sfuggi gli sguardi e te ne vai

    di nascosto in giro a mangiare

    giochi x molto tempo col pc

    ti inc e nn lo sai quanto altro male ti farà la solitudine

    Gilles nel mio pc ho delle fotografie

    hai gli occhi di calciatore molto grintoso

    le osservo in fondo ai pensieri e sento che ci sei

    tra un +, un -, un x e un :

    il calcio è divertimento o montonia

    che ahimè da tutto x tutto forse ti ha portato via

    di certo a Cervia nn ti hanno amato mai

    hai detto Mary è vero che mi voterai

    chissà se tu ti ricorderai

    se con gli amici riderai

    x nn soffrire + x noi

    ma nn è facile lo sai

    al lavoro osservo sempre te

    e tutto x tutto senza te

    pensare è magico tutte le idee si affollano su te

    nn è possibile nn vederti col vestito bianco

    mandami una mail amico mio risp io so

    la solitudine fra noi

    questo silenzio dentro noi

    è l'inquietudine di vedere tutto x tutto senza te

    ti prego scrivimi x' nn posso stare senza contatti da te

    nn è possibile dividere l'amicizia tra noi 2

    la solitudine...... la solitudine.

     
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