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La Camera chiude per 10 giorni: Gianfranco Fini spiega che manca la copertura finanziaria per far licenziare i progetti di legge dalle Commissioni e che c’è un problema oggettivo. Nonostante questa situazione surreale di stallo (in cui non può essere approvato niente, se non decreti), qualcosa si sta muovendo.

Il 14 ottobre scorso il deputato Ignazio Abrignani ha presentato un disegno di legge che disciplina l’accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e la comunicazione politica, in altre parole la par condicio.

 La materia del ddl - sostiene Abrignani - non è disciplinata da alcuna norma comunitaria (come se non fosse già istituita la Costituzione a tutela di una condizione paritaria tra parti contrapposte). Il deputato prosegue dicendo che "non è una materia che costituisce un’eccezione italiana, essendo variamente disciplinata anche in tutti i maggiori Paesi membri dell'Unione europea".

 

Eppure l’eccezione italiana c’è e si vede, si chiama conflitto di interessi. Quando il deputato Pdl parla di "mezzi di informazione" si riferisce anche a quelle "emittenti radiofoniche e televisive" che appartengono al Presidente del Consiglio (Auditel srl; Canale 5 Music srl; G. R. T. - Gestioni Radio Televisive SPA; Mach 5 disco s.p.a; Mediaset; Radio e Reti srl;  R.T.I. s.p.a; R.T.I. music srl ; Radio Five s.r.l.; Rete 10 s.r.l.; Teleorione 1; Teletorino s.p.a.; Teleuropa s.p.a.; Videotime s.p.a., se teniamo conto delle sole aziende con sede in Italia).

 Lo scopo della proposta è - come sempre più spesso accade - legalizzare ciò che è vietato: gli spot elettorali e politici a pagamento, proibiti attualmente dalla stessa par condicio.

L’azione politica trova giustificazione, in quanto esegue un diktat di Berlusconi, leader del partito di cui fa parte Abrignano. L’azione giuridica no. In primo luogo la materia era già stata disciplinata da due leggi (22 febbraio 2000, n. 28, e 6 novembre 2003, n. 313), quindi non era necessario proporne una nuova; in secondo luogo l’iter legis si sta svolgendo in maniera anomala, giacché il Parlamento è in ferie forzate e l’affermazione di Abrignani ("ho discusso con Fini della possibilità di calendarizzare la legge in termini rapidi e l’ho trovato disponibile") suona più come un progetto carbonaro che non di legge.

 Sarà per l’imprimatur del Presidente del Consiglio, sarà per il consenso più o meno interessato del Presidente della Camera, ma Ignazio Abrignani proprio non si spiega perché l’opposizione faccia opposizione. Fabio Evangelisti, vicecapogruppo dell’Idv alla camera, sostiene infatti che il Lodo è il mezzo per "istituzionalizzare l’attuale regime di disuguaglianza anche nelle campagne elettorali".

Ma il Lodo prevede il principio di proporzionalità per gli spot elettorali: accade così che la Lega abbia il timore di non veder rispettato il proprio peso politico e che dunque la falange oplitica del governo non sia poi così compatta. Abrignani è sotto l’egida di un maestro del trasformismo politico italiano e qualcosa deve pur aver imparato, dal momento che è subito corso ai ripari. "La soluzione è facile" – afferma –  "si potrebbe introdurre, come altro criterio, l’ultimo risultato elettorale: quindi gli spazi si conquistano in virtù della forza parlamentare, e dell’ultimo dato nazionale".

Per quanto la maggioranza spinga verso il bipolarismo, muoversi nel dedalo di rapporti di forza tra un partiti piace e fa comodo.

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Commenti al Post:
Bla_vardag
Bla_vardag il 30/11/09 alle 21:27 via WEB
Niente di nuovo, i berlusconiani tentano di distruggere in via definitiva la democrazia, sta a noi difenderci.
(Rispondi)
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