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Qui in Italia facciamo così

Post n°35 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da privato_pp
 
Foto di privato_pp

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui in Italia noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui in Italia noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino italiano non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui in Italia noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui in Italia noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica beh, tutti qui in Italia siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che l'Italia è la scuola dell’Europa e che ogni italiano cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui in Italia noi facciamo così.
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Belle parole, vero? Molti fra i pochi lettori di questo blog si chiederanno quale illuminato e visionario uomo politico le abbia pronunciate, ed in quale occasione. Interrogheranno la memoria per rammentare in quale TG siano state diffuse, stupendosi di non ricordarle affatto.

E non hanno torto. Effettivamente è difficile ricordarsi di parole pronunciate 2500 anni prima. E, a maggior scusante, a quell'epoca non c'erano ancora i TG.

Se sostituite le parole "Italia" con "Atene", "Europa" con "Ellade", e "italiano" con "ateniese", ascolterete le parole che Tucidide, ne "La guerra del Peloponneso" (2.37.1-2), attribuisce a Pericle, che le avrebbe pronunciate in occasione di una orazione funebre ad Atene, nel 461 a.c.

Parole che sarei orgoglioso di poter pronunciare come cittadino italiano, facendomene un vanto nei confronti degli abitanti degli altri paesi. Purtroppo non posso, e me ne dispiaccio.

 
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