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Creato da pino.bullara il 24/04/2011
Poesie di Pino Bullara
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Benvenuti
Ognuno può esprimere
il proprio parere liberamente.
Le persone fanatiche,
bigotte e volgari
non sono gradite.
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L’autore delle poesie
di questo blog è
Pino Bullara.
Ai sensi del D.L.196/2003,
il materiale qui contenuto
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senza il permesso dell’autore.
blowing in the wind
Omino
La disubbidienza civile ( Gandhi)
«La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo» (Gandhi).
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'U pani di 'na vota
Taliàti 'stu cannistru com'è pirfettu:
c'è un "chichireddru" e un "muffulettu",
tri "guasteddri" e 'na "'mbroglia 'e pani",
tutta robba 'mpastata cu chisti mani.
'U pani di 'na vota, però, era diffirenti,
'un si faciva cu levitu, ma cu criscenti;
'a farina nu scanaturi si 'mpastava
e ca stanga, cu forza, si caddriava.
C'era un tipu di pani pi ogni ricurrenza:
'i "muffuletta" a 'Mmaculata, pi rivirenza,
e ancora ora, pi divuzioni a Santa Lucia,
nun si magia 'u pani, ma sulu "cuccìa";
pi Natali c'eranu "spingi" e "spingiuna",
"varba di San Giseppi", "stiddra" e "curuna";
a Pasqua si truvavanu 'i "panareddra"
e 'a "cuddrura da soggira" cu l'uviceddra;
po' c'era 'u pani "pi grazia arricivuta",
c'avia 'a forma da parti malata guaruta:
c'eranu pedi e mani di ogni gustu,
e 'ammi, testi, o puru tuttu 'u bustu.
Ni scriticchi ancora ora, pi furtuna,
si priparanu "mmiscati" e "cuddriruna",
"pani callu cu l'ogliu", ca ni vaju pazzu,
cunzatu cu 'a ricotta o puru c'u tumazzu.%
A tempu di guerra, 'u pani si disiava,
'u "pani nivuru", si c'era, si mangiava.
Ora ca semu a tempu di paci, tutti quanti
lassamu 'u pani, pi fari curi dimagranti.
Ma 'u poviru, mischinu, passa sempri guai,
pi iddru 'a guerra, propriu, nun finisci mai,
ti talìa tuttu affriggiusu e po' ti proji 'a mani
p'arricìviri, pi carità, sulu... un tozzu 'i pani.
Diciva me nanna, quannu i' era carusu,
e tuttu abbuttatu faciva 'u schizzinusu:
«Cu havi fami, ricorda, 'un cerca calaturi,
ma mangia pani: crusta e muddricuni.»
(Pino Bullara)
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Italia
Correva l’anno milleottocentosessanta,
la voglia di un’Italia unita era tanta.
A Quarto la luna faceva capolino
a due navi della società Rubattino,
vennero mille uomini con coraggio,
salparono con esse il cinque maggio;
poi, l’undici a Marsala sbarcarono,
a migliaia "i picciotti" vi si unirono.
Calatafimi, Palermo e poi Milazzo,
infine, entrati a Napoli nel palazzo.
Vinta a Volturno l’ultima resistenza,
l’unità d’Italia prendeva consistenza.
Ecco i due uomini di fronte, a Teano:
Garibaldi va avanti e tende la mano:
“Saluto il primo re d’Italia, con onore.”
E Vittorio Emanuele: “Grazie di cuore.”
Poi, il diciassette marzo successivo,
avvenne, infine, l’evento conclusivo:
A Torino si unì il nuovo parlamento
per ratificare il grande avvenimento.
Ma il primo re d’Italia fu un "secondo",
per sottolineare all’Italia e al mondo
la conquista di terre del suo casato
e non la nascita di un nuovo stato.
Di acqua nei fiumi ne dovrà passare
per affermare la volontà popolare.
Finita la seconda guerra mondiale,
rinascerà un'Italia nuova e più vitale.
Un’Italia repubblicana e unitaria,
membro dell’Europa comunitaria.
Un’Italia più libera e democratica,
che si fonda sul lavoro e sull’etica.
(Pino Bullara)
Bella Italia
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Filastrocca dei colori
Filastrocca dei colori,
dei modi di dire, dei loro valori.
Filastrocca del colore usato
con un preciso significato.
Rosa è il colore femminile;
celeste, poi, è quello maschile.
Dove un fiocco rosa vedi attaccato,
là, una bimba la cicogna ha portato.
Verde è il colore della natura.
Verde: la speranza, fin che dura.
Semaforo verde: puoi andare;
pollice verde: sai ben coltivare.
C’è chi vince, c’è chi perde,
chi si siede al tavolo verde.
E resta al verde (poverino!)
chi non ha più un quattrino.
Diventa rosso di vergogna
chi viene messo alla gogna.
Disco rosso: non puoi passare.
Col rosso: il pericolo segnalare.
Rosso vivo è il sangue arterioso;
rosso scuro è quello venoso.
Prìncipi, baroni e regnanti
son di sangue blu, tutti quanti.
Bianco candido: chi è immacolato,
chi è puro, chi è senza peccato.
Carta bianca: chi tutto può fare;
notte bianca: se sveglio vuoi stare.
Bandiera bianca segna la resa,
o si vuol trattare per un’intesa.
Mangia in bianco chi non digerisce;
chi va in bianco, invece, fallisce.
Segnale giallo: fai attenzione,
soprattutto, nella circolazione.
Bandiera gialla: c’è quarantena,
tutto è isolato sotto catena.
Giallo è il colore della gelosia.
Di tanti colori è la fantasia.
E chi ne fa di tutti i colori
combina guai e arreca dolori.
(Pino Bullara)
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Filastrocca della Befana
Filastrocca della Befana,
una vecchietta un po' strana.
A vederla, nessun lo nega,
sembra proprio una strega.
Porta in testa un gran cappello,
veste nera, e nero ha il mantello;
naso aquilino, pelle grinzata,
vola con la sua scopa fatata.
Come vuole la tradizione,
porta dolci oppure carbone.
Sacco in spalle e scarpe rotte,
dai camini scende di notte.
Ogni bimbo è preoccupato,
perché sa di essere giudicato;
in cuor suo ha un magone,
non vorrà, di certo, carbone.
Ma io so un segreto bello:
non esiste bimbo monello;
e chi birichino sarà stato,
riceverà... carbone zuccherato.
(Pino Bullara)
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