Post n°23 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da piedemigratore
di ALESSANDRA LONGO
ROMA - Disperato, senza orizzonti, solo con i suoi pensieri in quella cella. Il detenuto curdo decide di farla finita, riduce due federe a striscioline, si mette il cappio al collo. Ma ecco che le guardie del carcere triestino del Coroneo intuiscono la situazione, e all'ultimo momento lo salvano.
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Post n°13 pubblicato il 10 Settembre 2008 da piedemigratore
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Post n°9 pubblicato il 25 Agosto 2008 da piedemigratore
Lanciare telefonini il più lontano possibile per liberarsi dalle frustrazioni. Non solo un gesto liberatorio ma un vero e proprio sport. Così almeno viene inteso in Estonia, dove anche quest'anno si è tenuta l'annuale competizione di lancio del telefonino che dura un intero fine settimana e attira turisti da ogni parte del mondo. La gara è aperta a tutti, adulti e bambini e per l'edizione 2008 il risultato migliore è stato quello dell'estone Timmo Lilium che ha lanciato il cellulare a 85 metri, ben lontano però dal record del mondo di 94,47 metri stabilito dal finlandese Mikko Lampi. "Mi sono allenato molto per questa gara - ha detto Lilium - tutti i giorni alle cinque in punto, nello stadio della mia città mi esercito nel lancio del telefonino". |
Post n°8 pubblicato il 23 Agosto 2008 da piedemigratore
di IAN AUSTER Cosa pensava di fare, esattamente, con 2.865 biciclette? Questo non è che uno dei numerosi interrogativi suscitati dall'arresto, avvenuto lo scorso mese, di Igor Kenk, il proprietario di un negozio di bici di seconda mano a Toronto. Oggi, il corpo del reato si trova stipato in quello che un tempo era un garage delle forze dell'ordine, con il tetto che lascia entrare l'acqua. Qui, disposte in ordine di marca e poggiate per lo più sui manubri - con le ruote verso l'alto - sono conservate 2.396 delle biciclette che Kenk avrebbe rubato, o fatto rubare. A giudicare da questo confuso assortimento, Kenk potrebbe ben meritarsi il titolo di campione mondiale di furti di biciclette. E mentre lui aspetta di rispondere di 58 capi di accusa, le sue motivazioni, e i progetti nutriti per questa massa di acciaio, gomma e alluminio, restano avvolti nel mistero. "Probabilmente, è l'uomo più odiato di Toronto", afferma il regista Alex Jansen, che per uno studio sulla trasformazione del suo quartiere da luogo di degrado a ritrovo di moda lavora da oltre un anno a un documentario su Kenk. L'uomo, spiega Jansen, agiva come una sorta di assistente sociale: forniva opportunità di lavoro alla gente di strada e ai pazienti di un vicino istituto di igiene mentale. Naturalmente, comprendevano tra l'altro i furti di biciclette. In una città che è famosa per essere considerata uno dei paradisi mondiali delle due ruote, l'arresto ha scatenato reazioni di rabbia. Circa 15 mila vittime di furto di biciclette, alcuni dei quali con gli occhi umidi di commozione, hanno passato in rassegna speranzosi la raccolta di Kenk alla ricerca delle bici perdute. Il pubblico ha avuto una reazione sbalorditiva, ha detto Ruth White, sovrintendente del Quattordicesimo distretto di polizia. "In trent'anni non avevo mai visto nulla del genere". Gli uomini della polizia e molti ciclisti si erano accorti che il negozietto di Kenk, la "Bicycle Clinic", sembrava un buco nero che risucchiava bici rubate. Non era raro infatti che le vittime di furto vi ritrovassero le proprie biciclette, che spesso riuscivano a riprendersi in seguito a una intensa lite o dietro il pagamento di 30 o 40 dollari. Arrestato una volta in passato, Kenk era stato poi prosciolto quando i pubblici ministeri non erano riusciti a provare che fosse al corrente del fatto che le bici in suo possesso fossero rubate. Da allora la polizia aveva smesso di interessarsi a lui, e in molti nel quartiere avevano iniziato a tollerarlo. "Per riprendersi una bici rubata, passare da Igor era ormai una tradizione, e la gente del quartiere ormai questo lo aveva accettato", afferma la signora White. A portare all'arresto di Kent è stata l'impennata dei furti di biciclette registrata a giugno, e che ha obbligato il Quattordicesimo distretto ad intraprendere uno sforzo collettivo per acciuffare i ladri, lasciando per strada delle bici-esca. Un pomeriggio, sotto lo sguardo di alcuni poliziotti in borghese, Kenk e un altro individuo sono passati davanti ad una "esca", senza lasciar trapelare interesse alcuno. Subito dopo però, Kenk ha ordinato al complice di spezzare il catenaccio di altre due biciclette, non della polizia, a bordo delle quali sono fuggiti. Più tardi, quando la polizia tentò di fare irruzione nella "Bicycle clinic", i vigili del fuoco le impedirono l'accesso: l'edificio era talmente stipato di bici e parti di ricambio che una squadra di soccorso dovette rimuovere le finestre del piano superiore e calare giù le bici con le funi. Non era che l'inizio. A casa di Kenk vennero ritrovate altre ducento bici, mentre in tutta la città dieci locatori riferirono di aver affittato all'uomo dei garage, che lui aveva riempito di biciclette. La signora White fa però notare che Kenk "deve averci fatto un sacco di soldi". Mentre il suo negozio era pericolante, infatti, Kenk divideva con la sua compagna, Jeanie Chung, una casa in affitto a Yorkville: un quartiere elegante e alla moda. Dall'arresto di Kenk, le teorie sulle sue motivazioni si sono moltiplicate. L'ispettore Bryce Evans teorizza che, poiché in possesso di una licenza come rivenditore di metalli usati, l'uomo stesse cavalcando il mercato delle materie prime in attesa che il prezzo del metallo toccasse un nuovo picco, per poi fondere le bici. In passato, Kenk aveva dichiarato di accumulare bici in vista di una grave crisi petrolifera, ma lo scorso luglio, nel corso di un'intervista radiofonica, Kenk si è descritto come un individuo pronto a battersi contro i furti, nonché protettore di biciclette scartate. Kenk, che ha un passaporto sloveno, ha dichiarato di essere un poliziotto e un ex agente del Kgb, ma non ha contribuito a fare luce sulla vicenda. Il suo avvocato, Lon G. Rose, non ha voluto elaborare né dare informazioni sul passato del cliente, limitandosi ad affermare che "la reazione pubblica è un tantino estrema e inquietante". Il regista Jansen considera Kenk un carismatico filosofo di quartiere a volte mal consigliato. Secondo Jansen, Kenk incarnava il nesso tra i tempi in cui il quartiere era fatiscente e i nostri giorni, che lo hanno trasformato in Distretto delle arti e del design. Le bici ammassate da Kenk non sembrano rispondere ad alcun criterio, e comprendono tra l'altro carrellini per il trasporto a traino dei bambini e almeno un triciclo, ma non tutte sono danneggiate o mancano di pezzi. Due intere pareti del garage sono poi coperte da scatole colme di lucchetti per biciclette, che a seconda dei casi, possono essere considerati assolutamente adatti alle circostanze, o del tutto inutili. |
Post n°7 pubblicato il 23 Agosto 2008 da piedemigratore
Nella stanza di una gabbia per matti Ricordo le giornate passate altrove, l’infiniti pomeriggi a perdermi nei campi, la luminosità di una aurora senza paure. Oggi la giornata scarseggia di emozione,e Deride della smorfia di ogni respiro. Quando cammino per questo corridoio Sento l’alito pesante della brodaglia di mezzogiorno. E i rumori delle scarpe degli infermieri. Non c’è scampo per uno come me, senza famiglia In ogni modo qualcuno si fa avanti per prenderti la mano Per far sentire la sua pietà di due soldi. Cosa posso dirvi, la mia terra è una banale foto di calendario Appesa a un chiodo della cucina,il chiodo si è arrugginito Di tanto aspettare la mia partenza. Dove poteva andare uno come me senza istruzione, con un lavoro da pochi soldi,con un dente cariato, e le scarpe rotte da tanto camminare. Mi sono arruolato come volontario in una casa dei poveri, ho pulito i bagni della stazione di treno e alla fine ho cercato riparo in una discarica. Ho lavorato sodo, come un orfano che vuole avere un padre. Ho pianto sotto la piaggia,e ho abracciato a una vecchia coperta.Oggi tutto questo non significa niente vorrei soltanto dimenticare la mia testa malata. |
Post n°6 pubblicato il 23 Agosto 2008 da piedemigratore
Sembra una comica, invece ieri mattina il bandito, 25-30 anni, 1 metro e 80, italiano, con cappellino e occhiali da sole, si è fatto portare in taxi all´ufficio postale di via Caracciolo, ha detto al tassista di attendere, è entrato, ha mostrato a un´impiegata il calcio di una pistola infilata nella cintura, si è fatto consegnare 500 euro, è uscito e si è di nuovo infilato nel taxi. Luigi, un autista, ha assistito alla rapina. Ha sentito l´urlo della cassiera, poi ha visto l´uomo uscire in fretta: «L´ho seguito e l´ho visto salire sul taxi, sul sedile anteriore. Ho detto al tassista "Ha fatto una rapina": lui mi ha sentito e ha rallentato cercando di fermarsi. Poi ha continuato per qualche altro metro e ha rallentato di nuovo. Alla fine è andato via». Forse perché minacciato dal rapinatore. |
Inviato da: piedemigratore
il 21/09/2008 alle 08:31
Inviato da: dolceamore.maria
il 14/09/2008 alle 09:52