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Scuola di rifiuti

Post n°230 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente

Forse le brutture che fanno più male sono quelle che colpiscono dove meno te l'aspetti, e chi meno può difendersi. In una scuola di bambini, ad esempio, come a Crotone dove migliaia di tonnellate (350 mila) di scorie pericolose (arsenico, zinco, piombo, indio, germanio, mercurio) sarebbero state utilizzate per realizzare i piazzali di due istituti di Crotone e uno di Cutro, i parcheggi di attività commerciali e la pavimentazione di una delle banchine del porto. Sette persone sono indagate per smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e disastro ambientale.

Il disastro ambientale riguarda innanzitutto decine di bambini. Per anni hanno frequentato scuole costruite con cemento e scorie avvelenate. Difficile da mandar giù una verità del genere, fa rabbia. Come fa rabbia sapere che nel 2004 Legambiente e Wwf avevano rilevato una presenza di arsenico di quasi tre volte superiore al limite nel mare di Crotone che non è un mare poco frequentato dai bagnanti: se Capo Rizzuto vi fa risuonare qualcosa da un punto di vista turistico, sappiate che sotto l'isola sono stoccate 350 mila tonnellate di scorie altamente tossiche.

Secondo l'elaborazione di Legambiente e Wwf, nel mare di Crotone, nel primo e nel secondo semestre del 2002, erano stati rilevati, rispettivamente, 33.360 e 29.704 microgrammi per chilo di arsenico, mentre nel secondo semestre 2003 il dato era di 39.557. Il valore limite e' 12.000.

Ora i bambini delle scuole dalle mura piene di materiale tossico sono stati trasferiti in altri istituti. I bagnanti ci penseranno da soli a trasferirsi altrove.E a questo punto il Parlamento ha dato via libera a un'indagine conoscituva per capire che cosa è accaduto realmente a Crotone ma la verità non sarà facile da scoprire. 

C'era anche un filmato a descrivere come avveniva lo smaltimento delle scorie tossiche della Pertusola utilizzate per costruire anche scuole pubbliche. Peccato che poi sia scomparso, probabilmente cancellato. Qualcuno tra gli inquirenti del Nisa (Nucleo investigativo sanità e ambiente) sostiene, infatti, che le videocassette fossero addirittura due, ma di una non si è trovata traccia negli archivi della procura. Di quella invece in mano al pm Pierpaolo Bruni, scorrendo le immagini si vede solo un quadro bianco. Tutto cancellato. «Ho aperto un fascicolo sulla sparizione» dice Pierpaolo Bruni, titolare dell'inchiesta sullo smaltimento illegale delle scorie tossiche. In quel filmato realizzato nel 1999 dal Nisa (nucleo investigativo sanità e ambiente) c'era la prova di come gli operai delle imprese Crotonscavi e Ciampà miscelavano i rifiuti tossici che poi sotterravano nei cantieri. L'attenzione degli uomini del Nisa si era soffermata su quel materiale scuro e granuloso, che nulla aveva a che fare con la malta cementizia. 

MAURIZIO

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