paese reale

Il 2017, appena iniziato, porta subito con sé una morte giovane e assurda, ad Avellino. Con la neve ed il gelo che ha accompagnato l'Epifania, un uomo di 43 anni, da tempo senza tetto e senza lavoro, è stato ucciso dagli stenti e dal freddo, lui già debilitato da una malattia non curata per l'assoluta mancanza di possibilità, mentre dormiva in quel che resta del famigerato Mercatone, divenuto suo rifugio e bara. Una brutta notizia, rimbalzata nei tg nazionali, che ci fa ripiombare di colpo nella quotidianità sofferente di una città come Avellino. Mentre ancora le luci e gli addobbi natalizi ci restituiscono la narrazione edulcorata e inverosimile di feste e debole serenità, il nostro "clochard", come l'hanno definito le cronache nazionali, se ne è andato. Emarginato da tutto. Eppure, qualche mese fa, il fiuto giornalistico di Ottavio Giordano, accompagnato dalla troupe di un'emittente locale, aveva portato alla luce il suo caso, scoprendo la vita di due senza fissa dimora negli androni del dismesso Mercatone, privi di acqua e corrente elettrica. Intervistato, insieme al suo compagno di disavventura, il 43enne originario della provincia di Napoli, che aveva abbandonato moglie e figli, arrangiandosi con qualche mancia e l'attività saltuaria di parcheggiatore, aveva detto al microfono di Ottavio di essersi inutilmente rivolto al sindaco Foti, ricevendo soltanto l'imbarazzante invito di trovarsi "una fatica". Ecco, adesso, lui è morto. Non ce l'ha fatta a resistere al freddo e alla fame. Senza che nessuna associazione di volontariato sia stata in grado di tirarlo fuori da quel tugurio dove si rifugiava. Nessun addetto del Comune è stato capace di intervenire. Men che meno un vigile urbano. E lui è stato ucciso dall'indifferenza delle istituzioni, che qui, come altrove, non provvedono più neanche al minimo del Welfare nei confronti dei cittadini più bisognosi, ma piuttosto si affrettano ad attuare sfratti forzati, trionfalmente proclamati dallo sceriffo che sta a capo della polizia urbana. Il punto è proprio questo. L'amministrazione cittadina è incredibilmente indietro nelle politiche sociali. L'assessora Mele, dopo non aver per niente inciso alla guida dell'assessorato alla Cultura, continua ad essere un perfetto fantasma anche nel nuovo ruolo che le ha disegnato la giunta Foti. L'assistenza ai più poveri e indigenti è affidata quasi esclusivamente alla Mensa dei poveri "Don Tonino Bello". Tutto il resto è fuffa. E a nessuno, preso dai bagordi delle feste, è venuto in mente che due poveri cristi, proprio in quelle stesse ore, cercavano di sopravvivere in uno stabile abbandonato. Ecco questo è il cruccio che dovrà portarsi dietro un'intera comunità. La comunità avellinese che si abitua troppo facilmente al peggio, dimenticando in fretta la sofferenza di quanti sono emarginati. Certo però che con qualche spicciolo, preso dai considerevoli finanziamenti con cui si è chiuso il fallimentare "Avellino expost", si poteva salvare una vita lasciata morire, invece, nella solitudine e nel gelo del Mercatone.