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Semplici coincidenze

Post n°498 pubblicato il 12 Maggio 2019 da carlopicone1960
 
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Franco Freda, detto “Giorgio”, è un signore di 78 anni. Di origini irpine, anche se nato a Padova, ha deciso di trasferirsi da qualche anno ad Avellino, dove ci sono ancora i suoi parenti. Così, ha preso casa nella centralissima Piazza Libertà. Qui ha affittato la mansarda del settecentesco Palazzo Testa, ex Filippo de Concilij, che è diventata la sede delle sue Edizioni di Ar, casa editrice e centro di diffusione dei suoi libri in catalogo, rigorosamente on line, fondata nel 1963 in quel di Padova. Fin qui, niente di male. 

Ma se ci si sofferma un po’ sul suo nome e sulla sua attività editoriale, come, qualche tempo fa, fecero le più importanti testate nazionali e qualche voce isolata a livello locale, si ripiomba nelle atmosfere lugubri dell’estremismo di destra italiano, quello implicato nella tragica strage di Piazza Fontana del 1969 a Milano, che causò 17 morti e 88 feriti. “La madre di tutte le stragi”, che insanguinarono il nostro Paese negli anni del terrorismo. L’orrendo crimine, consumato alla Banca nazionale dell’Agricoltura, vide inizialmente   accusato proprio Freda insieme all’altro camerata, Giovanni Ventura, poi deceduto in Argentina, con altri esponenti del neofascismo di allora. 

Al termine di un interminabile iter processuale, però, il Tribunale di Catanzaro prima condannò l’ideologo veneto all’ergastolo, per poi dichiararlo, con sentenza della Cassazione, “non responsabile” della strage di Piazza Fontana. Franco Freda, a quel tempo difeso dall’avvocato Taormina, non riuscì però a sottrarsi alla pena in via definitiva di 15 anni di carcere per associazione sovversiva, inflittagli nel 1982. Scontata la condanna, il fine intellettuale neonazista, razzista e antisemita, ha scelto la tranquilla Avellino come suo “buen retiro”, dove passare una comunque attiva vecchiaia, fatta di intensa attività editoriale e cura maniacale della libreria di Ar, il radicale da cui prende nome la piccola azienda a conduzione domestica impiantata a Piazza Libertà, in uno dei palazzi più belli del capoluogo irpino. 

Il lungo catalogo delle sue Edizioni, consultabile sul sito web, fa impressione per il gran numero di pubblicazioni di appartenenti a tutte le destre, ed oltre, tra i quali spiccano senz’altro tutto Hitler, accanto a testi di Nietzsche rivisitati, del razzista de Gobineau, Spengler e Julius Evola. Fermo restante il diritto di espressione e di stampa, nel garantismo generale di chi permette la libertà di parola anche a chi professa ideologie che vorrebbero negarla, instaurando uno stato autoritario; quello che colpisce è il proclamato revisionismo dell’Olocausto di cui Franco detto “Giorgio” Freda si dice fiero assertore, prendendo in prestito le farneticanti asserzioni dell’autore del “Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane” di de Gobineau, per ribadire il suo pensiero anti-umanistico, anti-democratico e anti-moderno. Sostenitore di un razzismo “morfologico”, Freda, tra l’altro, è stato fondatore nel 1989 del Fronte Nazionale, organizzazione sciolta nel 2000, in applicazione della legge Mancino. Prima di individuare Avellino come la nuova destinazione della “torre d’avorio patriarcale”, secondo il suo linguaggio forbito, infarcito di continui riferimenti filosofici, di fronte ai quali il “turbocapitalismo” di Diego Fusaro o gli slogan di Casapound e Forza Nuova sembrano bazzecole. 

E proprio rispetto alla polemica nata intorno all’esclusione della casa editrice Altaforte legata a Casapound, al Salone del libro di Torino, il sempre ironico “cattivo maestro” ha ultimamente dichiarato di aver venduto “per dodici anni” il suo saggio sulla razza senza che nessuno lo censurasse. 

Spiegato il personaggio, divenuto ormai residente avellinese a tutti gli effetti, non ci si può sottrarre dalla curiosità offerta da questa frenetica campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale, che vede la ricerca affannosa di punti di raccordo per la propaganda dei vari candidati sindaci. Ebbene, è ben visibile dov’è collocato il comitato elettorale del candidato del centro-sinistra, Pd e liste affini: nella centralissima Piazza Libertà, proprio in quel Palazzo Testa dove c’è la casa editrice-abitazione del “fascistissimo” Franco “Giorgio” Freda. Solo al piano più basso, nell’ex sede dell’Accademia “Kandinsky”. Una delle stranezze, un po’ imbarazzanti, di questa campagna 2019. Mentre meno strano è che nella lista della Lega, con la candidata sindaco Biancamaria D’Agostino, figura uno dei più assidui redattori proprio delle Edizioni di Ar, Massimo Pacilio, autore di due volumi: “L’invasione. Prodromi di una eliminazione etnica” e “Conoscenza tradizionale e sapere profano. René Guénon critico delle scienze moderne”. Un fan di Julius Evola e del firmatario del “Manifesto della razza”, Giovanni Preziosi. 

 

Del resto, Franco Freda ha espresso giudizi assai lusinghieri sul capo della Lega, Matteo Salvini, quasi fosse un “salvatore della patria”. 

 
 
 
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