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Sul pensiero unico

Post n°526 pubblicato il 22 Luglio 2019 da carlopicone1960
 
Foto di carlopicone1960

A conferma che siamo proprio messi male, precipitati in un abisso di mediocrità dal quale è oltremodo difficile risalire la china, abbiamo assistito in quest’ultimo periodo di lutti reiterati ad un’annichilente affermazione del nazional-populismo che appiattisce ogni pensiero critico. 

La scomparsa di intellettuali, scrittori, guitti, magistrati che hanno segnato la storia d’Italia, sono stati messi sullo stesso piano. Per legittimare profili che in vita non hanno mai raggiunto vette speculative oppure confutarne il ruolo alto nella letteratura ed in vicende, come Mani pulite, rispetto a cui il revisionismo e la negazione hanno oggi via facile. 

L’uso strumentale della morte dell’autore più letto in Italia, come quella del cantore partenopeo della napoletaneità, quella che non smuove una virgola, e la dipartita del giudice simbolo di Tangentopoli, ha fatto sì che si scatenasse il nuovo mainstream che vuole tutti uguali verso il basso, azzerando ogni tentativo di critica fondata, ma facendo prevalere il senso attuale di un’appiattimento generale. Quest’ultimo può far sembrare la ricerca linguistica di un romanziere amato da tutti al pari dello scrittore di bestsellers unicamente spinto dalle esigenze del mercato. Si è quindi lasciato spazio all’istanza anti-establishment propria del populismo nazionale che ha rivendicato per l’autore napoletano il posto sempre negatogli dalle élite culturali. A prescindere dal valore intellettuale e letterario. Così è stato pure per il capo del pool di Mani Pulite. L’occasione della sua morte è coincisa con il ritorno in superficie dei garantisti anti-giustizialisti, di quelli che l’hanno ricordato come il “distruttore” dei partiti politici italiani e della Prima Repubblica, con una punta di manifesta malinconia per il tempi belli della “Milano da bere”, delle tangenti che non esistevano oppure non erano così gravi, del “craxismo” che faceva crescere il Paese. Tutt’al più sono stati pubblicati ritratti pittoreschi del personaggio andato a miglior vita.

Palese è stata la mancanza di equilibrio nei commenti, della giusta riflessione nelle valutazioni, liberando istinti per troppo tempo repressi, che siano quelli contro l’insopportabile siciliano che vendeva ogni volta un invidiabile numero di copie, oppure il nemico togato di socialisti e berlusconiani. 

Tutti in linea, tali atteggiamenti, con quanto di più deleterio ha prodotto il capitalismo tecnologico nella società globale, che con i nuovi mezzi di comunicazione a disposizione massifica, omologando idee e punti di vista, attento ad abbassare l’asticella della cultura, piuttosto che ad alzarla, perché è necessario tenere il popolo nell’ignoranza per poter continuare ad accumulare profitti senza limiti.

 

Ed ecco allora l’affermarsi del giornalista fuori dagli schemi, del critico letterario che non risparmia nessuno, dello storico militante del revisionismo imperante, tutti a confondere la ricerca della verità con l’inseguimento dell’utile personale. Tanto è il popolo lo vuole.

 
 
 
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