Creato da carlopicone1960 il 13/01/2008

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Post n°530 pubblicato il 23 Agosto 2019 da carlopicone1960
 
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Per spiegare l’origine dell’aggressività nel genere umano, la psicologia ricorre di frequente al termine “frustrazione”, accostandolo ad essa in un binomio inscindibile, secondo la nota teoria di Dollard e Miller. Il fattore scatenante dei comportamenti aggressivi sarebbe sempre uno stato di frustrazione, di mancato appagamento o soddisfacimento di un desiderio, che sul piano psichico si traduce in profonda depressione o senso di sconfitta, crollo dell’autostima e della fiducia in sé stessi, che insorge solitamente di fronte a difficoltà sentite come insuperabili. 

Se si porta tale argomentazione da manuale di psicologia al livello di scontro continuo che caratterizza l’attuale civico consesso avellinese, che nelle prime assemblee ha mostrato un increscioso tasso di litigiosità, le affinità con l’esito degli studi in materia affiorano in maniera evidente. 

Finora, infatti, non c’è stata riunione consiliare che non sia stata contraddistinta da una diffusa rissosità, con attacchi personali, dure contrapposizioni anche fisiche, stravolgimento di ogni regola del civile confronto ed una conflittualità foriera di tensioni poco giustificabili. 

Il risultato delle ultime elezioni amministrative pare non sia stato ancora metabolizzato, se non proprio condiviso. C’è ancora chi vorrebbe consumare vendette personali per la sconfitta subita, altri che stentano ancora ad assumere una posizione ben definita, esprimendo discorsi ben articolati e argomentazioni ponderate, mentre la frustrazione degli insoddisfatti viene alla luce non appena ci sia l’occasione propizia. 

Non mancherebbero le interpretazioni di comportamenti così connotati, resta il fatto che l’impressione generale per i cittadini che assistono a spettacoli tanto irriguardosi da trasformare l’aula consiliare nel set del circo Barnum in versione avellinese, è quella di una insopportabile confusione, in cui non si intravedono dibattiti esemplari o semplicemente pensati. Tutto, invece, ruota intorno alla precaria applicazione del regolamento comunale, affidata alla gestione approssimativa del presidente del Consiglio comunale, Ugo Maggio. 

Presto, in barba ad ogni “galateo” istituzionale, sono emersi contrasti e antipatie, che hanno poco a che fare con la politica amministrativa: il più virulento, dopo le schermaglie tra consiglieri dell’opposizione e  della maggioranza, quello con il rappresentante del M5s Urciuoli, dotato di una voce tuonante e di una singolare idea dell’appartenenza partitica. A furia di urla ed insulti reciproci. 

Tuttavia, al di là della spettacolarità negativa degli appuntamenti aperti al pubblico a Palazzo di città, che con la loro rissosità pure suscitano un certo divertimento tra i più disincantati, preoccupa lo scarso senso delle istituzioni dimostrato fino ad oggi dalla compagine amministrativa uscita dalle ultime elezioni. A costo di perdere ogni dignità di rappresentanti eletti dal popolo. Sarebbe dunque auspicabile per loro non dimenticare che incarnano figure istituzionali come quelle di consigliere, presidente del consiglio, assessore e sindaco, affinché si comportino nel più alto rispetto del ruolo e del mandato affidatogli dagli elettori.

È pur vero, però, che l’assetto dell’odierna amministrazione comunale è quantomeno particolare. Espressione dell’esito di una faida interna ad un’unica formazione politica, quale il Pd, che ha portato in Consiglio un gruppo maggioritario a sostegno del primo cittadino Gianluca Festa, ed il grosso dell’opposizione occupato dal gruppo di altri dem, battuti insieme a Luca Cipriano al ballottaggio; più le minoranze composte da consiglieri dei Cinquestelle, Centrodestra, Lega e Centrosinistra alternativo. In tale frantumazione, a prevalere sembrano non gli indirizzi politici ma piuttosto i personalismi, la logica esecrabile delle fazioni antitetiche che si costituiscono su interessi specifici, finendo per rappresentare un pericolo per la stabilità e l’equilibrio dell’intera amministrazione comunale. 

Intanto, fra un alterco e l’altro, questa Assise ha deliberato il pre-dissesto del Comune di Avellino. Non il dissesto, come ha scongiurato l’assessore calabrese al bilancio Cuzzola, già chiamato come consulente dalla passata giunta Ciampi, con un piano un po’ aleatorio di recupero della consistente esposizione debitoria delle casse comunali: si parla di 44 milioni di euro. Annunciato il prestito di 16 milioni (da restituire) per venirne a capo, ma non si capisce bene come. Messi in vendita i beni non censiti del patrimonio comunale, alzate ai massimi i tributi comunali, per rientrare in una decina d’anni o giù di lì in una condizione di normalità. 

 

È doveroso che gli avellinesi ancora distratti dalla calura estiva e dai lunghi festeggiamenti ferragostani (tanto paga la Regione Campania) sappiano con chiarezza a cosa andranno incontro quando la “Summer fest” sarà terminata. Ed è obbligo da parte delle figure istituzionali che li rappresentano spiegarlo nel miglior modo possibile. Non come è accaduto per l’iscrizione al campionato di B della Scandone basket, con la storia ambigua del versamento di ventimila euro prima rivendicato dal primo cittadino Festa, con tanto di racconto del consulto con la moglie sull’opportunità di prelevare la cifra dal suo “libretto” bancario. Oggi, invece, rivelatosi opera del neo-consigliere De Simone, il quale ha prestato la somma al sindaco (che gliel’ha poi restituita). Insomma un bailamme incontrollato di voci che sta trascinando l’Avellino dello sport nell’incertezza. Altra causa di aggressività.           

 
 
 
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