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Post n°543 pubblicato il 31 Ottobre 2019 da carlopicone1960
 
Foto di carlopicone1960

C’è poco da fare. Agli italiani piace Matteo Salvini. Il “Matteo nazionale”. Non c’è Papeete che tenga, né la politica a colpi di mojto. Anzi sembra proprio piacere. 

Non basta aver profanato con vocalist e cubiste l’inno d’Italia. Nemmeno il suo compulsivo armeggiare con crocifissi e rosari. Nessuno ancora ha trovato la formula giusta per fargli perdere i consensi, i quali, invece, crescono ad ogni sondaggio e soprattutto ad ogni consultazione elettorale. Stavolta è toccato all’ennesima “roccaforte rossa”, l’Umbria, cadere sotto le bordate sempre uguali della capillare campagna elettorale del leader della Lega, che ha trascinato ad una storica vittoria nelle regionali il centrodestra, condiviso con leader improbabili come l’ottantatreenne Silvio Berlusconi e la “pasionaria” della Garbatella, Giorgia Meloni. 

Ora per completare la conquista delle maggiori regioni italiane, all’ex secessionista, che irrideva i napoletani e discriminava i “terroni” in genere, gli manca solo l’Emilia Romagna. La più “rossa” di tutte. 

Poi, magari, darà l’assalto alle amministrazioni del Meridione, dove del resto ha già clamorosamente sfondato togliendo la dicitura “Nord” al nome del suo partito, insediandosi in Sicilia, oltre che in Calabria e Campania. E non c’è da aspettare troppo tempo: l’inarrestabile “capitano” promette di prendersi anche il Sud, prima di ritornare a governare il Paese, dopo le prossime politiche. 

Eppure, malgrado la sua corsa verso Palazzo Chigi si mostri irresistibile, l’uragano Salvini è facilmente spiegabile e la sua eccezionalità è da ridimensionare. 

Un contributo assai interessante per comprendere la sua ascesa, al di là della pochezza politica che esprime ed i cosiddetti “suoni” che emette, come ha sentenziato il grande vecchio Ciriaco De Mita, viene dal lungo articolo che ha dedicato al “fenomeno Salvini”, Pierluigi Battista sul “Corriere della Sera” di mercoledì 30 ottobre. Qui i successi dell’ex ministro dell’Interno, indossatore indefesso di svariate uniformi delle Forze dell’Ordine, che all’improvviso, quest’estate, ha deciso di far cadere il governo “Conte 1”, vengono disvelati con un’analisi efficace. 

In sintesi, lui vince perché “ci mette il fisico”, in tutti i sensi. 

Già forte della macchina da guerra informatica guidata dal giovane professore di filosofia, Luca Morisi, “la Bestia”, che imperversa sulla Rete e soprattutto sui social, il capo supremo della Lega, chiamata a restituire, in 80 anni, 49 milioni di euro sottratti ai contribuenti, fa del presenzialismo ostinato, del comizio in piazza, del contatto fisico e dei selfie con le folle in cui s’immerge, la ragione del proprio successo. Mentre gli avversari hanno da tempo messo da parte simili strategie di acquisizione di voti e percentuali elettorali. Spariti dalle scene pubbliche il Pd e il M5S, nonostante le sue origini di piazza e qualche bagliore momentaneo. 

Intanto non si conta il numero impressionante di comizi in giro per l’Italia, di lungo e in largo, di Salvini, che non si risparmia nemmeno i borghi di trecento anime, come ha fatto in Umbria, accanto alle grandi città. Poi, c’è sempre un canale televisivo pronto ad ospitarlo per sciorinare il suo solito repertorio anti-immigrati, il suo prima gli italiani, anche se dalla sua bocca sembra poco probabile, come il nazionalismo estremo in cui s’è trasformato il suo credo leghista. Le pillole di sovranismo spicciolo che va diffondendo, contemporaneamente a coraggiose inchieste giornalistiche che descrivono gli strani traffici con la Russia dell’amico Putin, a suon di rubli. 

Ecco l’aspetto più sconcertante delle vittorie di Salvini è la qualità oltremodo carente di contenuti della sua comunicazione politica, fatta esclusivamente di slogan e ripetizioni, frasi composte appena da un soggetto ed un predicato e poi tanti interminabili sinonimi. Una comunicazione priva di profondità e nessi argomentativi. Quella che potrebbe essere la modalità espressiva di una persona senza cultura politica e neanche un adeguato livello di istruzione. 

Ma, come risultato dell’imbarbarimento a cui s’è ridotto il popolo italiano, il “salvinismo”, che non è una teoria, ma un modo in un certo senso antico di far politica, viene continuamente premiato. 

 

Ormai è il tempo che il centro-sinistra esca dal torpore in cui è caduto.       

 
 
 
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