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Banchi mobili

Post n°606 pubblicato il 21 Luglio 2020 da carlopicone1960
 
Foto di carlopicone1960

Con tutti i problemi strutturali delle scuole italiane, specie al Sud, non si capisce perché si dovrebbero acquistare nuovi fiammanti banchi a rotelle per l’ammontare di 1,5 milioni di euro, annunciati in arrivo grazie all’intervento del commissario straordinario per la scuola, Domenico Arcuri. Quello dell’affaire mascherine durante l’emergenza covid.

In effetti, si tratta di una spesa piuttosto consistente, ma soprattutto inutile, se non dannosa per i nostri studenti, chiamati ad una complicata ripresa delle attività didattiche nel prossimo mese di settembre. A caldeggiarla la ministra Lucia Azzolina, evidentemente rimasta affascinata dall’uso che si fa degli avveniristici banchetti nel super tecnologico I.I.S.S. “Ettore Majorana” di Brindisi, guidato dal dirigente anche lui del M5s, Salvatore Giuliano. 

Tuttavia, la ministra, che ha fatto realizzare un software in grado di stabilire gli spazi necessari dentro le aule (il metro o le mappe catastali degli edifici scolastici non andavano bene?), ignora che non tutte le scuole possono permettersi questi aggeggi stilosi, procurabili  alla modica cifra di 300 euro a pezzo. Mentre il banco in legno tradizionale ne costa solo 50.  Va bene, non saranno i singoli istituti a doverli acquistare, perché sarà compito dello Stato assicurarli, sebbene non a tutti. Ma l’entusiasmo davvero stupefacente della titolare del dicastero della Pubblica Istruzione è incontenibile. Contenta di aver guadagnato il palcoscenico da protagonista assoluta. Non la sfiorano le polemiche che subito si sono abbattute sulla sua decisione. 

In verità, la ministra ha cominciato presto, finendo quasi travolta dal lockdown, con la famigerata Didattica a distanza, gli annunci continui come le proroghe frutto dell’incertezza.  E poi gli Esami di Stato in presenza ma con una serie di misure a ridimensionarne la complessità, soltanto per chiudere l’anno scolastico con una parvenza di serietà. 

Adesso, però, per lei si presenta la prova più difficile: organizzare il ritorno a scuola mentre l’allarme epidemia coronavirus non è affatto cessato e, in mancanza di un vaccino efficace, si guarda con timore alla seconda ondata prevista in autunno. 

Ebbene, Azzolina sembra sfidare con una certa incoscienza il fatidico appuntamento del 14 settembre. A cominciare dall’invito-obbligo ai genitori di misurare la temperatura corporea dei ragazzi prima di recarsi a scuola, eliminando gli scanner all’ingresso ed il controllo dei collaboratori scolastici. Ancor più grave la situazione degli istituti, e dire che inizialmente aveva pensato pure a barriere di plexiglass. 

Non ci sono aule a sufficienza? Le “classi pollaio”, facili focolai del virus che ogni tanto ricompare, devono essere sdoppiate, ma non ci sono oltre agli spazi - la ministra ha parlato di teatri e cinema, come eventuali sedi alternative - i docenti, il cui numero dovrebbe essere quasi raddoppiato? No problem, saranno chiamati a insegnare pure i laureandi che già hanno fatto esperienza di tirocini. Una soluzione annichilente che fa il paio ai banchi a rotelle, che pare siano scomodi e inadatti ai ragazzi più alti. E questa non è l’unica controindicazione. Pensate che potrà essere un’ora di lezione con gli alunni, in particolare quelli più vivaci, liberi di muoversi mentre il professore spiega, obbligato ad un surplus di stress nel richiamarli al rispetto delle distanze.

L’idea in sé non sarebbe neanche male, presuppone però una concezione della mobilità in classe che è pressoché sconosciuta nella maggioranza delle scuole italiane. Andrebbe bene per studenti più avanti con l’età e responsabili, non di certo per ragazzini da scolarizzare. Con i fondi in arrivo dall’Europa, non solo sono inammissibili sprechi, ma ci sono molte altre priorità da ottemperare come gli edifici delle scuole, la loro più efficiente digitalizzazione, i supporti telematici a sostegno della didattica. Senza poi citare i contratti antiquati di docenti e personale Ata, i concorsi per le immissioni in ruolo e i nuovi dirigenti. Grazie alla salviniana riforma di quota cento, al suono della campanella a settembre non ci saranno migliaia di docenti in cattedra, e non sembra che siano stati sostituiti. 

Finora, soltanto promesse e annunci spesso contraddittori. L’ultimo quello ascoltato dalla ministra ospite della trasmissione “In Onda” su La7: già a luglio - ma Azzolina aveva dimenticato di essere già a luglio - i professori malgati avranno tra gli 80 e i 100 euro in più  in busta paga, per effetto della riduzione del cuneo fiscale. Verificate le registrazioni televisive, se non ci credete. Purtroppo però nello stipendio di luglio dei professori sono aumentate esclusivamente le trattenute fiscali, mentre tutto è rimasto invariato. Sarà pure la voglia di stupire della neofita, ma non si può scherzare in questo modo.

Ora l’unica cosa da fare è rivedere la decisione iniziale. Non è il momento di rotelle né rotelline. Spese più serie incombono per l’Istruzione pubblica italiana.      

 
 
 
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