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“LE(g)ALI AL SUD: UN PROGETTO PER LA LEGALITÀ IN OGNI SCUOLA": la parola all'Esperto

Post n°26 pubblicato il 26 Giugno 2011 da valutatorepon

Il percorso “Si ‘a paura fa nuvanta, ‘a dignità fa cient’uttanta” aveva come obiettivo fondamentale, quello già comunicato: attraverso la costruzione di una “tombola della legalità” che diventerà un gioco da proporre a tutta la scuola, far crescere nei ragazzi il senso della propria dignità di uomini liberi e responsabili, cittadini attivi.

Il gruppo dei ragazzi si è presentato come un gruppo numeroso e composito sia in quanto a genere che in quanto a competenze culturali e relazionali: proprio questa molteplicità di presenze, lungi dall’essere un limite è stata la “ricchezza” del lavoro educativo (“faticoso” ma entusiasmante, come sempre). Esso si è fondato su alcuni principi e criteri educativi e metodologici:

·         Metodo laboratoriale e del “cooperative learning”, con particolare attenzione del tutor al protagonismo dei ragazzi più deprivati e svantaggiati (presenti in discreto numero nel gruppo);

·         Il gioco come strumento fondamentale per penetrare nella sfera d’interesse del ragazzo in maniera del tutto naturale, senza mediazioni, diventando esso stesso un “linguaggio” libero dalle solite barriere che solitamente si frappongono tra insegnante/educatore e ragazzo;

·         La ricerca, utilizzando lo strumento di internet, come curiosa passione per la vita e per le storie positive di tanti testimoni di legalità e di giustizia;

·         Il dialogo in gruppo, rispettandone le regole fondamentali, come possibilità di esprimere le proprie emozioni e le proprie opinioni e come possibilità di ascoltare gli altri, praticando la libertà, il rispetto oggetto del progetto.

Dopo un certo tempo dedicato soprattutto alla socializzazione e alla costruzione del gruppo come laboratorio, la prima parte dell’attività è stata dedicata al tema della paura: “io non ho paura” è stato lo slogan (mutuato dal libro e dal film omonimo), che ha guidato il lavoro del gruppo alla scoperta e socializzazione delle proprie paure.

Il tema della paura è stato legato dai ragazzi stessi non soltanto a quello del coraggio, ma soprattutto a quello della dignità; in un “memorabile” circle-time che ha visto la straordinaria partecipazione attiva di tutti i componenti, siamo arrivati alla conclusione che un uomo (o un ragazzo) che cede alla paura (peraltro legittima) non ha dignità ed è uno che “si butta” (se jetta) via, non avendo alcuna considerazione, stima o rispetto per se stesso.

Quindi il percorso si è sviluppato lungo la direttrice della costruzione di un “grande gioco” (la tombola della legalità) da proporre a tutte le classi della scuola (che gareggeranno come “squadre”): la tradizionale tombola natalizia si “arricchirà” di giochi, quiz, testimonianze, interventi dei ragazzi, man mano che vengono estratti i numeri tradizionali.

Per costruire questo gioco, il gruppo si è impegnato su due grandi direttrici:

·         La scoperta-conoscenza di straordinarie storie di dignità attraverso la ricerca in internet, la visione di documentari o pezzi di film, la conversazione con il tutor. Abbiamo, così conosciuto e approfondito (per quanto possibile nei tempi dell’attività) la conoscenza di 9 “testimoni di verità, giustizia, legalità e coraggio”, raccogliendo notizie, curiosità, testi, foto su altrettanto cartelloni:

o       Iqbal Masih

o       Giovanni Falcone

o       Ilaria Alpi

o       Giuseppe Diana

o       Paolo Borsellino

o       Giancarlo Siani

o       Chico Mendes

o       Pino Puglisi

o       Peppino Impastato

·         La creazione e sperimentazione (abbiamo giocato tanto insieme!) di altrettanti giochi che prendevano spunto dall’esperienza di questi “testimoni”; ad es. “per amore del mio popolo non tacerò”, “le nostre colorate bombe”, “la catena della libertà”, “i cento salti”…

Il percorso si è concluso con una “prova generale” (riuscita benissimo!) del grande gioco che proporremo a tutta la scuola in occasione delle prossime festività natalizie.

 

Considerazioni conclusive:

·         Questa esperienza conferma la convinzione che il contesto del gruppo-laboratorio in apprendimento è uno strumento/risorsa per una pratica educativa che sia effettivamente “liberante”, creativa e democratica;

·         In tale contesto, pur nella brevità del percorso e nella periodicità degli appuntamenti, sono emersi ancora una volta con nettezza alcune consolidate acquisizioni della teoria e della prassi educativa:

§Non esistono ragazzi “cattivi”: anche coloro che si presentano più prepotenti e aggressivi nascondono insicurezze e bisogni di ascolto-accoglienza che, laddove accolti, diventano opportunità per il singolo e per il gruppo;

§I ragazzi più fragili e deprivati hanno uno spazio e un’opportunità di protagonismo troppo spesso negato loro; questo “sorprende” anche i compagni di classe o di corso che sono abituati a considerarli poco più che “handicappati”;

§I ragazzi con maggiori qualità, lungi dal farne un mero motivo di orgoglio e vanagloria, sono invogliati alla responsabilità nei confronti del gruppo e alla capacità di mettere le proprie “doti” al servizio di tutti.

· Una tale tipologia di lavoro avrebbe bisogno di un minor rapporto educatore/tutor-ragazzo.

 

                            ...dalla relazione dell'esperto, prof. Fedele Salvatore

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