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LE ROVINE DELLA GIUSTIZIA

Post n°5 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da aigrad
 

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Napoli. Via Foria. Traffico intenso. Sole alto. E una marea di gente. Mi trovo di fronte all’Ufficio del Giudice di Pace (ex caserma Garibaldi). La sensazione è quella di un gran formicaio operoso. Percorro la stretta scala che porta al cortile del piano terra. Mi guardo intorno. La confusione e la fatiscenza ballano assieme a braccetto sui gradini rovinati delle scale dell’edificio. La prima parte della mia incursione è dedicata all’accertamento delle condizioni dell’archivio produzioni. Colgo l’attenzione di un commesso con un largo sorriso, decisa a fargli esprimere un parere sulle proprie mansioni all’interno della struttura. Brontola nervoso, lamentandosi del poco spazio che ha a disposizione e del gran numero di fascicoli. Le produzioni di parte tra le altre cose non sono “infaldonati” ossia non raccolti in faldoni, per cui mantener l’ordine è impresa decisamente complicata – i locali sono stretti ed angusti, il personale non c’è, la roba è tanta – afferma infastidito, come può cerca di evitare il caos e si affanna per farlo dato che gli stanzoni in cortile preposti per accogliere le produzioni sono aperti al pubblico e senza sorveglianza – qui chiunque entra e fa quello che vuole – precisa, inoltre, che gli avvocati o chi per essi contribuiscono a render scompiglio - ma la parte più bella ancora non l’avete vista – mi dice ridendo di gusto, indicandomi un cortiletto alla mia destra. Naturalmente e, come se invitasse a nozze la mia curiosità. – io non vengo, ho paura di prendermi il tetano – ribadisce e intanto, scrollando, le spalle si allontana. Imbocco la stradina per trovarmi in un cortile e per rimanere a bocca aperta. C’è un piccolo sentiero che conduce verso un ufficio dove si trovano le produzioni vecchie. Di fronte a me tre sedie diverse sembrano ospitare altrettanti tre fantasmi guardiani. E’ davvero inquietante questo cortiletto e mentre gironzolo guardinga non faccio altro che pensare a come mai un edificio di giustizia si riduca in questo barbaro stato. Sporcizia ed immondizia fanno da padrone in questo cortiletto che, nascosto al pubblico, è il testimone vero della vergognosa condizione in cui si trova l’edificio e tutto il resto. Erbacce ovunque. Temo che a momenti esca una serpe addirittura. Ci sono due buchi molto pericolosi coperti alla buona. Per non parlare poi dell’ ufficio dove riposano stanche le povere produzioni che hanno conosciuto tempi migliori. Non capisco come sia possibile che si arrivi a questo. Il commesso mi ha spiegato che il personale, quel poco che c’è, non si reca mai in questo spiazzo perché ha timore della sporcizia e polvere che vi sono, per cui ad andarci sarebbero gli avvocati. Figuriamoci! Terminata la mia incursione nel “giardino delle produzioni fantasma” mi dirigo verso le aule di udienza. Per testare la serietà ed il decoro degli avvocati. Qui neanche a parlarne. C’è solo da ridere per i personaggi astrusi che i miei occhi vedono circolare in questi infausti luoghi. Figure che corrono di qua e di là. Che ti spintonano senza neanche chiedere scusa. Che ti tagliano la strada senza chiedere permesso. Imitazioni di avvocati impomatati che si spolverano la giacca con fare annoiato e dandosi un tono da principi del foro mentre istruiscono i propri testimoni a dire la verità. Naturalmente la verità più conveniente per il buon esito della causa. Cellulari che squillano ovunque, schiamazzi, risate ed imprecazioni. Non sembra di trovarsi in un edificio di giustizia. Oserei dire che la sensazione è quella di un mercato. Si un gran mercato!!!Guardando tutto ciò ho provato vergogna anche per me, per il fatto di appartenere ad un Ordine così importante ma fino a che punto in questa struttura, tanto svilito! A questo punto, vagando per il ginepraio di angusti corridoi mi imbatto nell’avvocato Antonio Valentino, delegato al Giudice di Pace del Sindacato Forense. E discorrendo con lui, ci troviamo d’accordo su molti punti. Mancanza di personale e numero di cause superiori a quello dei giudici – 200 giudici di pace – commenta deciso – dovrebbero avere almeno due assistenti; la mancanza di personale è davvero la piaga di questo edificio – continua - sia per le cancellerie sia per l’ufficio sentenze sia per quello produzioni. In più a complicare maggiormente le cose, asserisce, dal Ministero è stato imposto, a partire da gennaio 2006 un programma informatico che oltre ad esser lento non consente la consultazione dei dati relativi alle cause da parte degli avvocati. Il sindacato forense si adopera con tutta la sua forza ad agevolare il lavoro di avvocati e personale ponendosi a disposizione per quanto gli sia possibile, tuttavia la situazione è davvero complessa…. Sono davvero avvilita e a questo punto decido di continuare il mio interessante quanto demoralizzante giro. Per mia fortuna sono stata, per motivi lavorativi, poche volte in udienza e quelle poche volte mi son bastate per capire l’andazzo. In primis gira gente di tutti i tipi e non si capisce più chi è l’avvocato, il cliente, ed il testimone. Quest’ultima figura è poi quella di maggior rilievo dato che la causa viene decisa sulla base delle testimonianze. E già questo parla da solo. Incontro amici e colleghi che, come me, esprimono il proprio disappunto per la condizione in cui lavorano; ciò nonostante, essendo parte del sistema non credono che ci sia un’alternativa valida. Ho preso, poi, un campione di 15 persone alle quali ho chiesto il tesserino. Tra queste, soltanto 5 sono regolarmente munite di tesserino come avvocati o come abilitati al patrocinio innanzi al giudice di Pace. Gli altri 10? Mistero! E con quanto fervore ed impegno partecipano all’udienza in qualità di procuratori e rappresentanti della parte. Il trionfo dell’irregolarità!! I giudici, sommersi dai fascicoli e dalla pressante folla di pseudo-avvocati, che opprime le proprie scrivanie, non svolgono controlli e non chiedono la previa esibizione del tesserino. Chiedo ad un giudice, se può definirsi giudice quello che ho visto, di farmi un commento libero su di un argomento a piacere, ad esempio sul valore della testimonianza. La testimonianza – esclama fiero – è il centro del problema!!! E ci credo che è il centro del problema!. Scarica l’organo giudicante dalla responsabilità dall’analizzare i fatti di causa. Perché le cause sono troppe ed i giudici sono pochi. O magari perché vera coscienza ed “etica giuridica” non ce ne è. La professione forense è un’antica e nobile professione. E l’avvocato, assieme all’organo giudicante dovrebbe onorare la giustizia, attivandosi affinché le motivazioni del proprio cliente sposino quelle del diritto. E ricercare la verità. Sempre. Anche se da essa non si trae guadagno alcuno. Naturalmente non è nostro proposito fare di tutta un’erba un fascio ( ed il paragone guardando le foto credo sia molto azzeccato), dato che accanto all’erba marcia resiste ancora qualche fiore. Sempre più raro ad oggi. Ho profondo rispetto per questa professione e per ciò che rappresenta, tuttavia non posso fare a meno che denunciare lo stato di devastazione a cui assisto. Sperando che chi di dovere assieme all’attivismo degli operatori del diritto si smuova tutti per rendere migliori le cose. E che la nobile e sfavillante giustizia, lacerata nelle vesti e nell’anima, possa tenere ancora alta la sua bilancia, ormai arrugginita.  

edito dal periodico " Stampa e Comunicazioni News "

 
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