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La rivoluzione di Francesco senza corte, ori e valletti

Post n°34 pubblicato il 03 Agosto 2013 da preliminares
 

Alle quattro di pomeriggio con l'afa romana che dà il meglio di sé, due guardie svizzere in uniforme e un gendarme con la divisa stazionano davanti all'ingresso della Casa Santa Marta, la residenza stabile del Papa e di un'altra quarantina fra vescovi, monsignori e laici che lavorano Oltretevere.

Al secondo piano, occupa la suite numero 201: pareti bianchissime e un po' spoglie, un salotto con un paio di poltrone e una scrivania, una libreria a vetri, dei tappeti persiani, parquet chiaro tirato fin troppo a lucido, una camera da letto con un imponente letto in legno scuro, un bagno.

Jorge Mario Bergoglio, continuando a concepire se stesso come un prete al servizio di Dio e perciò degli altri, non un monarca, è rimasto tale e quale anche dopo quel 13 marzo che gli ha cambiato la vita impedendogli di usare il biglietto di ritorno per Buenos Aires, già prenotato.

Il piccolo mondo vaticano, che monsignor Marcinkus definiva «un villaggio di lavandaie», ha dapprima abbozzato, poi ha cercato di adeguarsi, come si è visto già due giorni dopo l'elezione, quando tutti i cardinali che salutavano il Papa nella Sala Clementina avevano riesumato croci in ferro o d'argento, lasciando nel cassetto quelle d'oro gemmate.

 Fonte:  lastampa.it /2013/07/07/it alia/cronache/la-rivoluzione-di-francesco-senza-corte-ori-e-valletti-atHRraf3Tin9uCAU8Aj7XP/pagina.html

 
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