BDsMNel dungeon di una Mistress |
Il blog è un po' come l'abitazione del suo autore per cui:
- se non avete nulla da dire siete pregati di tacere e non scrivere qualcosa tanto per farvi vedere;
- se, comunque, decidete di scrivere qualcosa siete pregati di inserire il cervello prima di azionare le dita sulla tastiera;
- se tutto o parte di ciò che è scritto qui vi da fastidio non avete che da evitare di venirci, sono certa che la vostra mancanza non sarà nemmeno percepita.
Un caloroso benvenuto a tutti/e gli/le altri/e.
Lady Blood Dragon.
Ci sono storie che sembrano romanzi. Films, addirittura. Grandi storie con personaggi eccezionali. Avvenimenti incredibili e coincidenze. Colpi di scena ed intrighi, ma soprattutto misteri. Strani, stranissimi misteri. Sono storie che sarebbero romanzi da leggersi tutti d’un fiato; oppure sarebbero films da vedere e rivedere, ricordandoli passo dopo passo. Come quando si esce da un cinema o si chiude un romanzo ben scritto.
Solo che con queste storie non si può fare così. Non si possono ricordare con soddisfazione come se fossero avventure della fantasia. E per due motivi: perchè sono storie brutte... e perchè sono storie vere.
Ecco, se la nostra storia fosse un romanzo si aprirebbe con l’immagine di una donna che cammina. Cammina piano, tranquillamente. E’ stata una bella giornata ed ora è sera. Una fresca sera di fine settembre. Il 26. E’ anche il giorno del suo compleanno. E’ entrata da pochi anni nella quarantina. Proprio quel giorno li. Cammina tranquilla perchè è in un quartiere ed una citta che non è la sua. Benchè sia il posto dove adesso vive e lavora. Dove la conoscono tutti come una brava dottoressa. Una di quelle che è sempre disposta ad aiutare tutti e che, quando la chiami, c’è sempre anche se è la notte di natale e fa un freddo cane. Adesso la nostra donna sta tornando verso casa dopo aver gettato la spazzatura. E c’è quasi arrivata; deve solo attraversare la strada ed è davanti al cancello del vialetto del suo palazzo. Non c’è ragione che si volti indietro. Non quel giorno in particolare; non in quel momento. Non si volta e non si accorge, invece, che dietro di lei ci sono due uomini che la stanno seguendo.
Il resto del racconto si trova nel sito... anche se non è ancora completo.
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Post n°20 pubblicato il 02 Novembre 2007 da blooddragon
Patologia o differenziazione individuale?
Come medico mi trovo spesso a scambiare opinioni con psicologi clinici. Molti di essi mi hanno riferito che quando parliamo o scriviamo è necessario porre molta attenzione in quel che diciamo e, soprattutto, in come lo diciamo poiché, per molte persone, l’opinione del medico ha sostituito per importanza la religione per la sua capacità di influenzare le opinioni in campo sociale e gli stessi comportamenti. Effettivamente, come la religione, la professione medica (e la psicologia in particolare) ha dato conforto e fornito una guida a molta gente...e, di converso, danneggiato altre persone. Anzi, proprio la psichiatria/psicoterapia, negli ultimi centotrent’anni di esistenza come branca della scienza medica, ha contribuito all’oppressione di donne, persone di colore, gay ed altri etichettandoli come esseri psicologicamente inferiori (nel caso delle donne e delle persone di coloro, per esempio) o mentalmente patologiche, come nel caso dei gay e di altre minoranze sessuali. L’effetto della “patologizzazione” di certi gruppi è stato molto profondo. Teorie sull’inferiorità delle donne sono state usate per giustificare la loro esclusione dalle leadership in campo politico e finanziario; teorie sull’inferiorità delle persone di colore sono state usate per giustificare scelte politiche di chiaro stampo razzista. Nell’area della sessualità, la psicologia è stata particolarmente “cattiva” ed ha giustificato dei trattamenti estremamente brutali verso coloro che sono stati cosiderati “sessualmente devianti”. Attraverso tutta la prima metà del ventesimo secolo le ragazze che avevano un “eccessivo desiderio sessuale” (per esempio coloro che si masturbavano regolarmente) erano considerate anormali ed in molti casi sono state soggette a clitoridectomia; fino al 1970 la gente gay poteva essere internata in strutture per la cura delle malattie mentali da parte dei loro genitori; ed anche oggi terapie come ‘elettroshock e la “castrazione chimica” sono considerate interventi psichiatricamente accettabili per le parafilie sessuali...tra le quali includiamo il feticismo, il masochismo sessuale, il sadismo sessuale, il feticismo trans ed altre pratiche vicine e care a coloro che hanno le mie stesse preferenze in fatto di vita privata. Perchè la psicologia ritiene giusto e doveroso interferire in quello che è un comportamento sessuale consensuale negli adulti? Perchè etichetta ancora un simile comportamento come “malato”? L’antropologista urbano e membro fondatore della LSM, Dott. Gayle Rubin ha descritto il modo in cui la società vede il sesso classificando i comportamenti sessuali o come appartenenti alla cerchia dei comportamenti “sexually charmed” o come comportamenti “al di fuori dei limiti”. Fondamentalmente, alla società piace la stabilità e quindi il sesso deve essere convenzionale, possibilmente all’interno del matrimonio, monogamo, privato, non mercenario, procreativo e “vanilla”. Alcuni amanti del BDsM, come posso essere io, violano anche tutte queste prescrizioni in un colpo solo! Se a questo aggiungiamo che, magari, appartengono ance a minoranze sociali (donne) o etniche (extracomunitari) allora il gioco è fatto e non è impresa da poco riuscire ad essere accettati anche all’interno della stessa comunità BDsM. Secondo Rubin la società esprime il suo peggio quando, soprattutto nascosta dall’anonimato e dall’impunità che un monitor garantisce, tenta di “eradicare” o addirittura sopprimere coloro che rappresentano un comportamento che per i componenti di questa società è “fuori dai limiti”. I metodi impiegati sono molti inclusa la disapprovazione con scusanti religiose o sociali, l’applicazione deviata di leggi o regolamenti che sono in realtà solo discriminazioni razziali...e la classificazione di persone o comportamenti come “malati” senza nemmeno definire prima cosa sia da considerare “sano”. Consideriamo però più strettamente l’approccio psichiatrico: effettivamente le teorie sono cambiate. Ora la masturbazione è accettata, le donne possono avere pulsioni sessuali e, da pochi anni, anche l’omosessualità non è più una malattia mentale. La domanda che viene naturale porsi in conseguenza di questo è la seguente: perché la psichiatria continua a patologizzare il BDsM e mantiene il suo contributo ad ammantare di vergogna, segretezza, isolamento (e conseguente perdita di autostima) la comunità BDsM? Più concretamente essa giustifica: leggi che criminalizzano il comportamento BDsM, decisioni legali che negano la custodia legale di minori a persone appartenenti al BDsM, discriminazioni in materia lavorativa e sociale e tanto altro ancora. Ecco perchè ritengo fondamentale affrontare questo problema con forza e decisione. Dopo una intera vita di lotte, la comunità omosessuale, è riuscita a far declassificare la propria condizione dalle patologie. Lungo sarà ancora il cammino perchè la società accetti questa realtà ma, questa, è un’altra storia. Quanto i vorrà prima che anche la comunità BDsM riesca ad ottenere un trattamento similare? Personalmente io non mi nascondo e tutti coloro che mi conoscono sanno delle mie abitudini in questo campo. Solo dopo una serie di minacce spiacevolmente serie ho dovuto oscurare il mio volto dalle foto che ho pubblicato e cambiare la provincia indicata nel mio profilo. Negli ultimi tempi ho speso un monte di ore parlando e confrontandomi con uno dei fondatori e direttore dell’IPG Counselling Institute for Personal Growth nel New Jersey/New York psychotherapy center. Questa persona da 19 anni lavora con due dozzine di terapisti che hanno a che fare con le minoranze sessuali. In questo modo ho avuto la possibilità di toccare con mano come la psichiatria ha danneggiato la gente e come i cambiamenti nelle teorie psichiatriche e nella nomenclatura diagnostica hanno contribuito a positivizzare i cambiamenti sociali e personali. Io ho ancora vividamente in mente il ricordo di lesbiche e gay che sono stati pesantemente discriminati ed inviati alle strutture pubbliche di assistenza semplicemente in virtù delle loro preferenze sessuali. Conosco personalmente casi di elementi a cui è stata revocata la potestà sulla prole poichè erano, per definizione, disturbati mentalmente; ed altri che “per una minigonna indossata fuori servizio” hanno perduto il lavoro venendo considerati persone disonorevoli. Ma, più di tutto, ho il chiaro ricordo di un pesante bagaglio di vergogna e sensi di colpa che investiva (ed, in parte, ancora investe) degnissime e stimabili persone solo perchè lesbiche o gay! Persone stupende che consideravano se stesse “patologiche” e quindi inferiori al resto della società. Per fortuna noto, con grande piacere, lo sbocciare di fierezza ed autoaccettazione crescente in ogni nuova generazione di “discriminati sessualmente”. Personalmente ritengo che questo processo possa anche acadere nei confronti della comunità BDsM ma è prima necessario che gli appartenenti a questo gruppo prendano coscienza di se e si accettino in toto per ciò che sono. Solo successivamente si potrà affrontare positivamente i professionisti della psichiatria. Iniziamo con il Diagnostic and Statistic Manual of the American Psyciatric Association che è praticamente la bibbia della salute mentale. La quarta edizione di questo tomo ci considera dei “Parafiliaci”. Cosa significa questo? Che noi siamo mentalmente malati semplicemente per ciò che abbiamo nelle nostre fantasie. Non importa se poi lo mettiamo in pratica. Non importa come siamo ome persone nel resto della vita. Non importa come ci comportiamo in società o sul lavoro o in famiglia. Non importa se sotto ogni altro aspetto siamo “mentalmente sani”. Il DSM IV non è particolarmente logico nella sua classificazione dei criteri diagnostici per le parafilie. Alcune definizioni sono assolutamente ridicole: si è un feticista, per esempio, se si viene eccitati dalla biancheria intima in seta ma non se si prova eccitazione dall’uso di vibratori; in quanto i vibratori sono fatti specificamente per un uso sessuale mentre la biancheria intima non lo è! Altre definizioni sono semplicemente create per essere sia offensive che socialmente fuorvianti al tempo stesso: parte della definizione di sadico sessuale è “the person has acted on these sexual urges with nonconsenting person, or the sexual urges or fantasies cause marked distress or interersonal difficulty.”. Non l’ho tradotto proprio per evitare fraintendimenti. In altre parole: si è un sadico se rapisci e torturi qualcuno OPPURE se la/il propria/o compagna/o scopre che si hanno fantasie da dominante e per questo chiede il divorzio OPPURE si ci si sente in una situazione di stress perché si è stati avvisati che essere un sadico significa essere malati mentali!!! Inoltre, come la Chiesa Cattolica, anche il DSM IV non pone nessuna distinzione fra fantasia e comportamento...ancora, la difinizione di sadismo sessuale ci dice solo che si devono avere “ricorrenti, intense eccitanti fantasie sessuali...in cui la sofferenza fisica o psicologica...della vittima (sic) è sessualmente eccitante..”. Fra le altre cose, una definizione del genere include una percentuale talmente grande della popolazione da essere di fatto inapplicabile. Al di la di queste incongruenze logiche, il problema più serio con la classificazione psichiatrica della maggior parte dei nostri comportamenti come parafilie è che non ci sono ragioni logiche o giustificazioni per considerare le parafilie delle “malattie” mentali nella vita reale. Mi chiedo: dov’è il problema o il danno per l’individuo o la società (anche nella sua accezione più ampia) al di la dell’offesa alla sensibilità individuale di alcune persone? Si potrebbe discutere con ragione degli abusi sessuali o di tutti i comportamenti non consensuali ma il BDsM è consensuale per definizione. Perchè continuare questa caccia alle streghe proprio nei confronti del BDsM? Ne parleremo nella prossima puntata. |
Post n°19 pubblicato il 01 Novembre 2007 da blooddragon
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Post n°18 pubblicato il 01 Novembre 2007 da blooddragon
Il nostro amico Prof. ci ha fatto attendere ma ci ha anche regalato una gradita sorpresa: ci ha consentito di intervistare gli uomini politici che hanno portato in Parlamento la proposta di legge di cui parlammo l'altra volta. Ringraziamo l'On. PALOMBA per il suo tempo e la sua cortesia e sentiamo cosa ha da dire, nel merito di questo articolo, l'On. SERGIO D'ELIA (Rosa nel Pugno): |
Post n°12 pubblicato il 12 Ottobre 2007 da blooddragon
Sino ad oggi non molti si sono posti il problema della legalità del BDsM tagliando corto con ragionamenti del tipo: “Siamo due persone adulte e consenzienti che fanno un po’ quello che gli pare all’interno della loro casa.”. In linea di principio dovrebbe essere così ma ...c’è un ma. Non è proprio del tutto vero nella pratica. Analizziamo in breve la situazione, almeno per grandi linee, e concentrandoci solo sugli aspetti che potrebbero essere correlati a fatti che concretamente potrebbero presentarsi, senza vagare per la sterminata landa della legislazione italiana. Prima fattispecie: stiamo giocando e la sub si fa male. Così male da dover ricorrere all’intervento del personale sanitario. A prima vista potrebbe sembrare che la situazione sia abbastanza lineare: “Lei dice che era consenziente e non mi denuncia e la cosa finisce qui.” Non è così, o, almeno, non del tutto. Se infatti alla nostra sfortunata amica danno una prognosi (cioè è guaribile in) superiore a 20 giorni la querela di parte non serve nemmeno e si procede d’ufficio. In Italia poi c’è l’obbligatorietà dell’azione penale e quindi non abbiamo scampo, finiremo dritti dritti in tribunale davanti al giudice. Che significa? Che noi non volevamo farle dl male, che lei non vuole denunciarci, che magari il poliziotto o carabiniere che abbiamo davanti non vorrebbe nemmeno mandare la notizia di reato alla Procura della Repubblica... ... ... ma che finiamo lo stesso tutti in Procura perchè si ritiene che infliggere un danno, che impiega più di 20 giorni a guarire, ad una persona sia un fatto grave; così grave che lo Stato prende in mano la situazione e dice: “Non mi importa se a te vittima va bene così, io voglio vederci chiaro.”. Per dare un pò di elementi concreti a cui appigliarsi leggiamo gli articoletti del Codice Penale a cui ho fatto riferimento anche se poi, qualcuno, la cui ignoranza è superiore alla bontà Divina (e la bontà Divina è infinita), dirà: “ecco ha copiato il blog dal codice penale”. Gli articoli trattati sono i seguenti e sono tratti del Codice Penale Italiano. Art. 582 Lesione personale Art. 583 Circostanze aggravanti Art. 585 Circostanze aggravanti Qualuno un po’ più scafato potrebbe pensare di tentare di ripiegare sul colposo, decisamente più lieve. Ma purtroppo non è possibile in quanto li noi c’eravamo proprio per “fare del male” anche se poi l’azione è andata oltre la nostra volontà. Questa è la esatta definizione di un fatto preterintenzionale, ovvero che va al di la delle intenzioni. Peccato che ormai non sia più in uso. Delle due l’una: o si era li per tutt’altro ed accidentalmente abiamo fatto dei danni alla persona; o eravamo li per fare proprio quello, ed il fatto che siamo andati oltre le nostre intenzioni non sposta di un millimetro il problema. Consideriamo quindi estremamente bene quello che stiamo facendo mentre lo facciamo perchè un semplice errore può costarci caro, molto più di quello che possiamo pensare. Ora però veniamo al bello! C’è un disegno di legge che, se passasse così com’è, rischierebbe di rendere completamente illegale buona parte del mondo BDsM. Lo riporto qui di seguito come è stato presentato e come, pare, verrà approvato. DISEGNO DI LEGGE Art. 1. Nel libro secondo, titolo XII, capo III, sezione III, del codice penale, dopo l’articolo 613 sono aggiunti i seguenti: «Art. 613-bis. - (Tortura). – È punito con la pena della reclusione da tre a dodici anni chiunque, con violenza o minacce gravi, infligge ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali ovvero trattamenti crudeli, disumani o degradanti, allo scopo di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni su un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero allo scopo di punire una persona per un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale. La pena è aumentata se le condotte di cui al primo comma sono poste in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio.
Nel prossimo messaggio lo commenteremo con l’aiuto di un professionista del settore nonchè titolare della cattedra di diritto penale in una prestigiosa Università italiana. |
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