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Vivere e gestire ai tempi della put di Draghi

Post n°5 pubblicato il 14 Agosto 2012 da flytube
 

Lo sport tedesco è in crisi profonda e alle Olimpiadi le medaglie d’oro, a pochi giorni dalla fine dei giochi, sono solo 7. E’ una caduta rovinosa dai tempi in cui la sola piccola Ddr vinceva a Montreal, nel 1976, 40 ori e a Mosca, nel 1980, addirittura 47.

Lo sport, in quei tempi, era praticamente obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze della Germania orientale e anche la giovane Merkel, studentessa a Lipsia, alternava i corsi di matematica e russo, discipline in cui eccelleva, alla pratica della piscina, che amava molto meno. A un certo punto le toccò affontare anche il trampolino. Era la prima volta, narrano i biografi, e per tutta l’ora dedicata ai tuffi la Merkel passeggiò nervosa, senza decidersi. Alla fine, all’ultimissimo momento, si buttò.

Da allora la Merkel ha fatto dell’aspettare l’ultimo momento utile un’arte in cui è diventata insuperabile. Nelle guerre dei nervi ha logorato e battuto tutti i suoi avversari politici senza mai scomporsi e mantenendo sempre un’aria calma e gentile. Anche per questo ci siamo sempre chiesti come sarebbe stato il momento in cui, nelle dure controversie sui destini dell’Europa, sarebbe toccato alla Germania cedere, pena l’implosione di Eurolandia.

Il momento è arrivato e la Merkel l’ha gestito nel migliore dei modi. Sottoposta alle pressioni di Stati Uniti, Fondo Monetario, Bce, Francia, Italia e Spagna da una parte e a quelle di un’opinione pubblica interna sempre più ostile a un euro costoso per il contribuente, la cancelliera per mesi e mesi ha portato a casa impegni all’austerit da parte di tutta Eurolandia nonché l’approvazione da parte del Bundestag (e quella, praticamente certa, della Corte costituzionale) dell’Esm e poi, all’ultimo momento, ha concesso graziosamente e con noncuranza una cosa potenzialmente enorme come l’intervento della Bce a sostegno del debito mediterraneo. Lo ha fatto mentre la Germania intera, il paese in cui le vacanze d’agosto sono ancora più sacre che in Italia, riposa tranquilla sulle rive del Baltico, in Croazia, sulle Alpi e nelle isole dell’Europa debitrice. Lo ha fatto stando lei stessa in vacanza in Val Venosta, rilassata e sdrammatizzante, come si conviene a decisioni di ordinaria amministrazione che non richiedono la presenza in cancelleria con la luce accesa fino a notte fonda.

, A parte Weidmann, che la Merkel ha messo in Bce per coprirsi sul lato destro, nessuno, dicasi nessuno, ha criticato in Germania il via libera a Draghi. I tradizionali fautori della linea dura (i liberali, la Csu, la Frankfurter Allgemeine Zeitung) hanno sollevato un pesante fuoco di copertura su questioni europee di natura politica e fiscale (non un euro in più alla Grecia, nessuna modifica dell’Esm, niente eurobond) ma sono stati silenziosissimi sull’elefante monetario montato da Draghi che era nel frattempo entrato in salotto e iniziava a rovistare con la proboscide nella cristalleria.

Il governo ha taciuto per qualche giorno, poi ha detto qualche mezza frase, poi ha sottolineato che l’elefante è indipendente e sacro. Weidmann stesso ha manifestato più perplessit che totale opposizione, mentre l’altro tedesco nominato dalla Merkel in Bce, Asmussen, ha votato con Draghi.

Con tutta l’ammirazione per la capacit tattica di Draghi, che ha giocato al meglio le sue carte, quello che vogliamo dire è che una decisione che viene fatta passare per monetaria e tecnica, la disponibilit all’acquisto di titoli, è non solo squisitamente politica, come è abbastanza ovvio, ma è stata presa a Berlino dalla politica, non a Francoforte dalla Bce. Questo la rende nel breve particolarmente robusta e convincente, ma la espone in prospettiva a qualche rischio.

I mercati, salvo un breve sbandamento di qualche ora, hanno colto bene la natura di potenziale game changer dell’annuncio di Draghi. Un minuto prima il mondo era un soggetto debole e malaticcio legato in cordata a un’Europa impazzita che minacciava di gettarsi nell’abisso trascinando tutto e tutti. Un minuto dopo era solo un soggetto debole e malaticcio. Una bella differenza, ben rimarcata dal rialzo, pienamente legittimo e al momento non eccessivo, di tutte le borse.

, Da qui in avanti, tuttavia, occorrer fare qualche attenzione a due paradossi, il primo europeo e il secondo americano.

Il paradosso europeo è che la riduzione degli spread provocata dalla prospettiva dell’acquisto di bond da parte della Bce rende più sopportabile la vita per Italia e Spagna. La put di Draghi, la rete di protezione stesa sotto Btp e Bonos a patto che Italia e Spagna si sottopongano a condizioni stringenti, rende i due grandi debitori mediterranei più riluttanti a fare domanda di assistenza e a mettere in moto l’acquisto di titoli.

Il paradosso americano è che una borsa vicina ai massimi di ciclo in vista del Qe3 rende il Qe3 meno probabile. Paradosso nel paradosso, il Quantitative easing è visto come sempre meno utile a risollevare l’economia reale, ma è vissuto dalle borse, in modo quasi isterico, come elemento nutritivo sempre più essenziale per un rialzo dei corsi. Nei (SNP: - ) primi due episodi di Qe il rialzo ha accompagnato e seguito l’annuncio. Oggi, pavlovianamente, la salivazione è iniziata addirittura prima dello scampanellio. Che succeder all’annuncio? Sar , al contrario che in passato, un’occasione di vendita? Pur con queste avvertenze, non vediamo le prossime settimane come particolarmente pericolose. In Europa è improbabile che si sia messa in moto la macchina imponente della Bce senza l’impegno spagnolo a bussare alla porta dell’Esfs-Esm nel futuro prossimo. La convocazione straordinaria di un Eurogruppo per il 3 settembre fa pensare che gi in quella sede potrebbe essere presentata la richiesta spagnola. Se così fosse, la pratica per il finanziamento sarebbe molto rapida e il memorandum d’intesa non comporterebbe per Madrid impegni aggiuntivi, ma solo una conferma di quanto gi concordato.

, Quanto alla Fed, il Qe3 che verr probabilmente presentato (anche se non formalmente deciso) a Jackson Hole a fine mese conterr verosimilmente qualche novit piacevole per i mercati e li manterr tonici nella delicata fase preelettorale. Baster , per fare sognare le borse, l’annuncio di un Qe aperto, ovvero indeterminato nella quantit e nella durata e in funzione fino al raggiungimento di qualche obiettivo di inflazione, di occupazione o di crescita.

Prendere atto delle novit positive è stato e continuer fino a un certo punto a essere giusto, ma non bisogna dimenticare che i problemi del mondo sviluppato (e, per alcuni aspetti, anche degli emergenti) sono strutturali. La riduzione dello stock di debito richieder molti anni anche in presenza di una monetizzazione che alla fine risulter essere piuttosto aggressiva.

Non ci saranno solo problemi strutturali, ma anche questioni di policy che si proporranno fra non molto. In America il fiscal cliff si avvicina. Quanto all’Europa, le questioni concrete che si porranno torneranno prima o poi a fornire argomenti agli scettici. Gli acquisti di titoli da parte della Bce non potranno andare avanti molto a lungo senza che qualcuno in Germania si innervosisca e ne chieda la sospensione. Gli acquisti concentrati sul breve indurranno poi Italia e Spagna a emettere poco sul lungo e questo render più fragile e instabile il loro debito. L’avvicinarsi delle elezioni far crescere in Germania la tentazione di dire e fare di nuovo qualcosa di ostile ai grandi debitori.

Per qualche tempo ancora, comunque, godiamo della tregua e andiamo dietro al riposizionamento generale comprando senza fare follie le borse europee e il debito mediterraneo. L’euro convince meno, anche se in questo nuovo contesto potr ancora recuperare qualcosa. L’oro, da dieci mesi in fase di consolidamento, potrebbe tornare a dare cenni di vitalit . Il salto di qualit delle politiche monetarie e l’avvicinarsi della fine dell’anno, tradizionalmente favorevole, potrebbero restituirgli almeno parte del lustro perduto.

, Alessandro Fugnoli, strategist e autore della newsletter “il rosso e il nero” entra nel 2010 a far parte del team Kairos, una delle poche realt completamente indipendenti nel settore del risparmio gestito italiano. Fugnoli, milanese, laurea in Filosofia alla Statale di Milano, ha ricoperto dal 2001 presso Abaxbank il ruolo di Head of Research e Investment Strategist. Kairos, che ha sedi nelle principali piazze finanziarie internazionali, è stata per 5 anni migliore societ di gestione in Italia secondo il sondaggio internazionale Extel e gestisce complessivamente una massa di circa 5 miliardi di euro.

 
 
 
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