Creato da fiore.catherine il 07/02/2012

Riflessi e psiche

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Il potere delle fiabe

Post n°8 pubblicato il 10 Febbraio 2012 da fiore.catherine
 
Foto di fiore.catherine

 

 

 

 

 

 

"Il mondo della fiaba abbandonando il terreno della realtà ...

abbraccia un campo molto più vasto del perturbante,

 comprende questo nella sua totalità e altre cose ancora,

che nella vita non capitano mai".

Sigmund Freud

 

 

 

Il “C’era una volta…” apre le porte a paesi lontani, ad un tempo che non ha tempo, a situazioni dove reale e fantastico permettono di osservare la realizzazione dei vari passaggi della dimensione più consona al genere umano: il crescere, inteso come superamento delle varie difficoltà nel processo evolutivo.

Le fiabe riproducono tappe fondamentali dello sviluppo individuale e divengono metafore della storia dell’umanità, tracciando mondi e scenari in cui è possibile proiettare e far interagire paure, ansie, personaggi, conquiste, dilemmi e gioie. Le fiabe diventano, quindi, uno strumento potentissimo per superare paure e disagi. La paura fa parte dell’esperienza umana da sempre e la fiaba diventa elemento per il superamento della stessa attraverso il lieto fine. Il disagio, invece, è rielaborato grazie alla figura dell’eroe che supera in tempi successivi, molte prove, connesse ad aspetti differenti della vita e pian piano arriva alla maturità. Il futuro non è un blocco compatto da possedere o da cui essere schiacciati: è una montagna che deve essere scalata superando prove diverse, dalla paura del vuoto al vincere la sete. Le fiabe, quindi, indicano la via del superamento degli ostacoli: come affrontare i vari passaggi, come non temere la nostra ombra che, oscura compagna, si accentua proprio quando siamo più vicini alla luce.

Il raccontare diventa, dunque, un atto preventivo, perché metaforizzando il disagio, fornisce indicazioni su come riconoscere ed evitare inutili rischi. Addentrarsi nel mondo delle fiabe è paragonabile alla scoperta dei misteri di una bottega d’antiquariato. Il pungente profumo della cera, accompagnato dall’indefinito aroma del tempo, la carezza degli antichi velluti, i delicati ricami delle radiche sfumate, il contrasto di fregi, maniglie d’oro lucente e l’opacità di legni che le esaltano… Tutto questo è immerso in una magica atmosfera!

Il termine fiaba deriva dal latino fabula, divenuto fiaba nel latino parlato e in seguito fiaba. La fiaba si distingue dagli altri generi letterari per alcune peculiari caratteristiche. La fiaba è, innanzitutto un racconto breve. La brevità è una caratteristica molto importante. Deriva dai tempi in cui queste storie meravigliose, d’origine popolare erano tramandate oralmente, e presuppone che la narrazione possa farsi in un unico intervallo senza spezzare il racconto. Questa caratteristica è necessaria ai fini della struttura della fiaba. La brevità costringe il narratore a disegnare i personaggi nella loro essenzialità, descrivendone solo le caratteristiche funzionali e necessarie per lo svolgersi dei fatti, senza nessun approfondimento psicologico (Lazzarato, 1997). Più che personaggi, essi rappresentano “funzioni”, come ha acutamente osservato Propp in “Morfologia della Fiaba” (1966). Inoltre questi personaggi incarnano un archetipo: quello del re che detiene il potere assoluto, quello della madre amorosa pronta al supremo sacrificio, quello della fanciulla ingenua che è iniziata alla vita da adulta.

 Il meraviglioso è un’altra caratteristica essenziale della fiaba.  Non è una fiaba il racconto breve che rappresenta la realtà così com’è, senza introdurvi elementi meravigliosi e poco verosimiglianti. La fiaba rappresenta la realtà attraverso il fantastico ed esseri magici ed irrazionali come fate, folletti, maghi, streghe, ecc…

Un’altra delle caratteristiche particolari della fiaba è che la sua vicenda non è situata geograficamente e cronologicamente in un tempo definito. Questo è intuibile sin dalle prime battute: “C’era una volta in un paese lontano…”Una volta” si riferisce ad un passato che può essere recente o lontanissimo, ma, non importa esattamente quando. L’unica cosa certa è che non è adesso. Altrettanto si può dire del “dove”. Un paese può essere ovunque. Ma non è qui.

Nella fiaba gli eventi si snodano in quattro fasi, similmente ai quattro tempi di una sinfonia, di un sogno o di un dramma. La prima parte della fiaba riporta il luogo, il tempo, i personaggi principali, l’inizio dell'azione: un secondo tempo è dedicato allo svolgimento dell'azione, con intrecci, avventure, episodi, fatti d’ogni genere. La terza parte è quella della crisi, momento culminante in cui il soggetto si trova di fronte ad eventi catastrofici ed apocalittici che possono distruggerlo, e l'ultima parte è la "lisi" durante la quale il protagonista viene fuori vincitore e risanato.  

Le fiabe hanno il potere di divertire e educare allo stesso tempo. Il loro spirito particolare è che lo fanno in termini che parla direttamente ai bambini. Nell’età in cui queste storie sono maggiormente significative per il bambino, il suo problema principale è quello di mettere un po’ d’ordine nel caos interiore della sua mente per meglio capirsi. Un preliminare necessario per il conseguimento di una certa congruenza fra le sue percezioni e il mondo esterno. Un bambino si fida di quanto è detto dalla fiaba, perché la visione del mondo della fiaba concorda con la sua. Il bambino che ha familiarità con le fiabe, comprende che esse gli parlano nel linguaggio dei simboli e non in quello della realtà di tutti i giorni.  La fiaba comunica sin dall’inizio, con tutto il suo svolgimento e con il suo finale, che le vicende narrate non sono fatti tangibili e non hanno a che fare con persone e luoghi reali. In quanto al bambino, fatti reali diventano importanti per lui in virtù del significato simbolico che egli ritrova.

Il bambino avverte quale fiaba tra le tante si adegui meglio alla sua situazione interiore del momento e avverte anche dov’è che la storia gli fornisce dei punti d’appoggio per venire alle prese con un difficile problema.

Il bambino, quindi, attraverso la fiaba, fa qualcosa di tutt'altro che spensierato e deresponsabilizzante. Compie, in realtà, un preciso allenamento verso la conoscenza di sé e del proprio rapporto con il mondo. Egli manipola gli oggetti interni ed esterni di quel vissuto fantastico, in un dialogo interno, non interrogandosi consapevolmente sulla distanza tra la realtà e la fantasia. Compie simulazioni che hanno il significato di esperimenti sulle prove d'autore della propria personalità, situazioni preparatorie nel costante processo di crescita psicofisica. Egli non cerca di capire la fiaba, ma ci entra dentro con tutta la forza della sua immaginazione. Così facendo il bambino si racconta favole meravigliose, a cui molto spesso noi non abbiamo l'accesso, e compie invisibili correzioni di quelle che gli narriamo. Noi lo osserviamo muovere le proprie mani e gli occhi, sussurrare parole e incitamenti, parlarsi ripetendo stralci di storie già ascoltate dall'adulto o dal fratello maggiore, sapientemente farcite di qualche differenza! Per questo, più tardi da adulto, gli sarà così facile immedesimarsi, sempre inconsapevolmente, con il ruolo eroico, vincitore o perdente, di un personaggio di un film, modalità più travestita di raccontarsi ancora una bella fiaba, di riconnettersi ad una modalità antica di pensiero, quando essa era primitivamente funzionale alla scoperta del mondo. Il bambino attraverso un processo d’identificazione con i personaggi della fiaba, riesce a vivere pienamente tutte le situazioni conflittuali, angoscianti, ansiose che inconsapevolmente porta dentro di sé, di cui alla fine si libera.

La storia raccontata in una fiaba è la storia della vita psichica che, attraverso una serie d’eventi rischiosi, raggiunge una meta, un traguardo, un obiettivo. La fiaba diventa la metafora della storia della vita psichica: narra le vicende, le peripezie, i tormenti, i dolori attraverso i quali la psiche giunge, infine, alla sua piena maturazione. Questo processo avviene attraverso la liberazione dai complessi che l'avvolgono e che la mettono a dura prova. La psiche si nutre della forza degli archetipi che, invece di distruggerla, finiscono con il fortificarla, riportandola a vita autentica.

 

“I racconti sono la rivelazione più profonda del pensare e del sentire dei popoli. Non c’è altro luogo nel quale s’incontri tanto direttamente l’anima del popolo nelle sue occulte sofferenze, nei suoi poteri vittoriosi e nei suoi più puri rimpianti, come quando se ne ascoltano le fiabe. E’ come se una memoria primordiale fosse la sorgente di un ruscello che porta i motivi di generazione in generazione.”

Rudolf Mayer

 

 
 
 
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