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Narrazioni tra uomo e società

 
 
 
 
 
 

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Origini del femminile...la Dea(2)

Post n°6 pubblicato il 28 Novembre 2009 da firthoffifth
 
Foto di firthoffifth

 

La Eisler, a tal proposito afferma: "Sembra del tutto plausibile che l'evidente dimorfismo, cioè la differenza di forma tra le due metà dell'umanità, abbia avuto un profondo effetto sui sistemi di fede del Paleolitico. Sembra altrettanto logico che la constatazione che la vita umana e quella animale sono generate dal corpo femminile, e che il corpo della donna, come le stagioni e la luna, segue dei cicli, abbia portato i nostri progenitori a considerare femminili, anziché maschili, i poteri del mondo che danno e mantengono la vita." La Eisler, poi, si sofferma anche sulla figura di Gesù Cristo, sostituto simbolico per la religione cattolica delle grandi Dee, partendo dal fatto, in accordo ancora con Erich Neumann, che il calice della fonte battesimale, importante nei riti battesimali,si riferisca all'antico simbolo femminile del vaso (che contiene la vita), che per Neumann rappresenta “il ritorno all'utero misterioso della Grande Madre e alla sua acqua di vita”. Infatti, afferma la Eisler, oggi è ben risaputo che il compleanno di Gesù (quello simbolico, perché non si conosce quello effettivo), viene fatto cadere nel periodo di Natale, che era quello delle festività per la grande Dea, e corrispondeva al solstizio d'inverno, tra il 21 e il 24 dicembre, mentre andando verso il 6 gennaio, la cosiddetta Epifania, si festeggiavano, in epoca romana, riti di nascita e di rinnovamento. L'unico ricordo di queste origini femminili, cancellate dal cristianesimo, religione del Padre, e quindi inserito negli stadi patriarcali, è quello della raffigurazione della Madonna con il bambino, poiché la Madonna, in quanto donna, è comunque rappresentante della Legge del Padre, ed è quindi relegata a sola icona, non più rappresentante l'espressione di vita e di nascita, poiché il cristianesimo elegge come sua simbolica il Cristo sulla croce, legandosi (re-ligio) a temi quali la sofferenza, la pena e la morte, inabissando così le tracce del Calice, ed innalzando la Spada e gli scudi verso il cielo, pronti ad affermare i propri principi, tramite guerre e distruzioni.

 

 
 
 

Origini del femminile...La Dea (1)

Post n°5 pubblicato il 25 Novembre 2009 da firthoffifth
 
Foto di firthoffifth

 

Una delle teorie più intriganti che si occupano delle origini del femminile, e di come tale inizio abbia potuto avere uno sviluppo più consistente nel corso della storia, è quella descritta dalla storica Riane Eisler nel suo libro “Il Calice e la Spada”, nel quale si parla di ciò che ha rappresentato l'elemento femminile ai primordi delle civiltà da noi conosciute. L'autrice pensa ad una riformulazione della teoria dell'evoluzione culturale, che chiama Teoria della Trasformazione Culturale, che sostiene che sotto le diversità insite nelle varie tipologie di società, ci siano due modelli base. Il primo, viene definito dominatore, ed è quello denominato anche patriarcale, mentre il secondo, lo si definisce mutuale, e basa le relazioni sociali soprattutto sull'unione, e non sul predominio del genere maschile. Questo, per descrivere di come, all'origine, il modello prevalente fosse improntato alla mutualità, ma, in seguito ad un periodo caotico e di forte disgregazione culturale, tale modello sia mutato in quello prossimo a noi. Ed è proprio nella separazione tra il calice (o vaso, come ci descrive argutamente lo psicoanalista junghiano Erich Neumann, nel suo “La Grande Madre”, a proposito dell'equazione simbolica donna=corpo=vaso=mondo, fondamentale archetipo del Femminile, intersecante stadi di vita matriarcali) e la spada, alla base di tutte quelle tecnologie, divenute sempre più evolute, utilizzate per distruggere e dominare, tipiche degli stadi di vita orientati al patriarcato. Il lavoro della Eisler, che lei stessa definisce ricerca d'azione, rientra in quell'ambito più vasto di studi dei cosiddetti nuovi sistemi, che annovera, per esempio, scienziati quali Ilya Prigogine ed Isabelle Stengers per la chimica, Marshall Feigenbaum per la fisica, H. Maturana e F. Varela per la biologia, il cui manifesto può essere rintracciato nel famoso “Il Tao della fisica” di Fritjof Capra, fisico ed economista, che ha cercato un incrocio fertile tra le teoria fisica del Caos, il buddhismo e la meccanica quantistica. L'idea è quella di un'evoluzione, che senza avere una costante ascesa verso un limite situato in alto, sia costellata di periodi d'equilibrio piuttosto lunghi, nei quali si originano, talvolta, punti biforcanti, ai margini della nascita di altre specie parentali.

 
 
 

Stress e sesso

Post n°4 pubblicato il 24 Novembre 2009 da firthoffifth
 
Foto di firthoffifth

Sembra che nell'ultimo decennio siano aumentate le patologie dovute al cosiddetto "stress" (che, correttamente, si divide in "eustress", positivo, e "distress", negativo), che incide pesantemente sulle prestazioni (oggi definite "performances"), nelle varie attività degli esseri umani. Uno dei settori maggiormente colpiti sembrerebbero le relazioni personali, soprattutto per quanto riguarda il lato intimo della coppia. Esistono quindi disturbi che hanno a che fare un desiderio sessuale limitato o, addirittura, inibito.
La questione è: quanto pensate che lo stress dellla quotidianità incida sulla vostra dimensione amorosa/sessuale?

 
 
 

L'ascolto...le parole piene...la cura (1a parte)

Post n°3 pubblicato il 23 Novembre 2009 da firthoffifth
 
Foto di firthoffifth

Spesso ci si chiede se, nelle relazioni umane, a qualsiasi livello, si venga ascoltati, per quello che realmente si cerca di significare ad un altro. La risposta è: probabilmente sì e no. Sì, poichè, in effetti, le persone porgono l'orecchio, e cercano di  cogliere ciò che esce dalla nostra viva voce...no, perchè, molto spesso, non c'è una vero dimensionamento sul "peso" delle parole proferite, talchè esse fluttuano, senz'arresto, e lasciano solo dei vuoti nell'orecchio di chi sembrerebbe ascoltare. Ciò accade, perchè, nell'ascolto "attento" ci sarebbe già implicito il concetto di "prendersi cura", relativamente al fatto che le parole sono ciò che, nonostante tutto, riveste ancora importanza per la comprensione dell'Altro, essendo noi, fin dalla nascita, immersi in quel "torrente" tumultuoso che è il linguaggio. E' lì che esiste la vera possibilità di "cura", di accoglimento, che un individuo può donare ad un altro, è questa la vera attività protensiva, che permette all'altro di poter essere "cum-preso", ossia preso nel suo esser-ci nel mondo.

To be continued...

 
 
 

Sul dire "singolare", o di "massa"...

Post n°2 pubblicato il 22 Novembre 2009 da firthoffifth
 
Foto di firthoffifth

E' strano verificare con insistenza, quanto il linguaggio si adegui alle modalità di vita del momento...molti usano la perifrasi "piuttosto che", con molta facilità, per indicare un dubbio, una "svista", mentre il reale significato è solo quello di esclusione di una possibilità rispetto all'altra, di presa di posizione, rispetto ad una scelta che non comporta una possibilità "dualistica", nelle azioni della vita quotidiana...o, altro esempio, utilizzare la particella "we" (che, in questa forma, sembra la prima persona plurale, in inglese, dei pronomi personali, "noi") in luogo di un ben più preciso (ed italiano) "uè", che starebbe ad indicare una esclamazione di "presenza", di "risveglio", di richiamo, verso un'altra persona, apparentemente distratta, o, meglio, assente...ciò, che a parer mio resta sconfortante, è come il linguaggio, da modalità di comunicazione interpersonale, seppur con le sue singolarità "proprietarie", diventi l'ennesimo strumento di uniformazione, di adeguamento del singolo al senso impersonale di massa, che elimina del tutto, la possibilità di poter significare qualcosa per qualcuno, in maniera autonoma e obiettiva. Su ciò che poi, nel linguaggio, ha introdotto l'uso dei cellulari, con gli sms, magari, mi soffermerò un'altra volta.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

Lacan, borromeo

 
 
 
 
 
 
 

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