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In attesa di un nuovo "miracolo italiano"
Post n°10 pubblicato il 19 Luglio 2012 da puntacampabella
Quando si analizza un voto amministrativo si commette spesso l'errore di considerare le somme dei risultati come la media nazionale delle forze politiche in campo. Non è proprio così, anzi spesso il voto locale si caratterizza molto per la presenza di liste civiche e per il radicamento dei singoli candidati sui territori. Il discorso vale ancor più se le città in questione non sono - per densità di popolazione e rilevanza politica ed economica - i principali capoluoghi. Con tutto il rispetto, il voto di Genova non pesa come quello di Milano, quello di Parma come quello di Roma, quello di Palermo come quello di Napoli e così via. L'analisi che possiamo fare è allora una comparazione più o meno esatta con lo stesso voto amministrativo precedente, individuando se possibile un trend laddove uno spostamento significativo di voti da uno schieramento all'altro è significativo e generalizzato. Procediamo per ordine. La rovinosa "caduta" del PDL (che coincide con quella del suo leader/finanziatore) e del principale partito alleato e fonte di consensi nelle regioni del nord (che anche qui coincide con la caduta del capo) crea un vuoto politico che non viene intercettato da quel "Terzo Polo" che ambiva a quei voti (e conferma a malapena i voti dell'UDC, di fatto una disfatta), ma si disperde in parte nell'astensione che cresce di 7 punti e in parte in un voto di protesta a favore del "Movimento 5 Stelle" di Beppe Grillo. Per semplificare all'estremo, si potrebbe dire che nel centrodestra gli orfani del "meno tasse per tutti" e de "la Lega ce l'ha duro" hanno votato per abitudine l'urlatore demagogo di turno, gli altri sono rimasti a casa in attesa di tempi migliori. Proprio per questo mi guarderei bene dal considerare Grillo e il suo pseudo movimento come "l'astro nascente" della politica italiana. In fondo di "girotondi", "popoli viola" e radicali al 9% ne abbiamo già visti negli anni passati. Sono stati fenomeni passeggeri che sono durati il tempo di un riassestamento delle principali forze in campo. Sarà così anche questa volta. Il PD tiene e guadagna (pochi) voti e molti comuni. Di fatto marcia sui ruderi di un avversario già vinto in partenza. La verità è che i democratici tengono e sono l'unico partito ad uscire immune dal crollo, dimostrando ancora una volta che il cosiddetto "zoccolo duro" a sinistra è assai meno suscettibile di migrazioni rispetto alle basi elettorali degli altri partiti. Anche qui, semplificando, l'elettore convinto del Partito Democratico è in larga parte assai più riflessivo e prima di disperdere il voto tende a "turarsi il naso" finché può, poi al limite si astiene ma è in maggioranza restio a votare movimenti "stagionali". C'è poi quel "sano" snobismo di larga parte dell'elettorato "progressista" (dal PD, a SEL ai vari partitini rossi…) che non tradirebbe mai le giovanili letture gramsciane per votare un comico che grida parolacce e insulta mezzo Mondo. A quel punto preferirebbe comunicare il suo totale dissenso con la tipica fetta di mortadella da mettere dentro la scheda e l'immancabile "magnateve pure questa". Come dicevo è tutto assai simile a quel '93, la vigilia dell'ormai celebre "discesa in campo" di quel non politico che a reti unificate dipinse la politica come il peggiore dei mali e si propose come unica alternativa a quel male, per poi impersonificarlo per 17 lunghi anni. Tutto lascia pensare che dovremo prepararci all'avvento di chi riempirà nuovamente quel vuoto che si è riaperto nella sponda conservatrice del Paese. Che siano tecnici, imprenditori o politici, speriamo che sia finito il tempo dei giullari. |
Inviato da: Ostelli Valencia
il 13/02/2012 alle 12:56
Inviato da: Ostelli Spagna
il 08/02/2012 alle 12:33