Creato da: quandotihovista il 25/01/2009
...forse nulla accade per caso ..

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« quando cielo e terra uni.......solo amore »

...tra Cielo e Terra...forse ...

Post n°9 pubblicato il 01 Marzo 2009 da quandotihovista

Come ogni sera, dopo cena mi sono affacciato alla finestra a fumare una sigaretta, dopo cena me la concedo, e molte altre me ne concedo. Ma questa sera c'era un regalo bellissimo per me, un cielo straordinariamente bello; da dietro il Monte Figogna si alzava una velatura di nuvole e il sole al tramonto rendeva quel cielo carico di colori, dal rosa al rosso all'azzurro. Oggi è il 29 agosto, la ricorrenza dell'apparizione della Nostra Signora della Guardia. E' strano come da tempo, il mio destino sembra essere legato al Santuario. Per una mente razionale e allenata a verificare ogni situazione appare strano come la Spiritualità di quel luogo riesca a rasserenare l’animo. Mi basta veramente poco per fare viaggiare la mente e riportare in superficie ricordi che appaiono scolpiti nel mio cuore. Dalle finestre di casa di mia madre si vede sul monte, in alto, che spettacolo il Santuario che appare in lontananza, illuminato a giorno per la ricorrenza. Un posto carico di emozioni e di ricordi, quante volte l'ho frequentato, quante volte mi sono aggirato per la sala degli ex voto, immagini di ogni tempo e situazioni le più diverse , vengono raccontate da quadri e foto e biglietti di ringraziamento lasciati da quanti hanno chiesto ed avuto riscontro, e hanno lasciato che il dolore si intrecciasse alla speranza e salisse su , in alto nel Cielo. Immagini di sofferenza, parole di ringraziamento e di felicità, per una Fede mai recisa, segnali di riconoscenza a testimonianza della partecipazione alla Sacralità di quel luogo. E anche io andai, tanti anni fa, a cercare la partecipazione alla mia causa, alle mie necessità, e durante le mie visite quante volte ho parlato alla Signora col cuore in mano e quante volte non ho detto ne pensato nulla certo che ogni mio pensiero fosse già noto, sedevo sulle panche davanti all’Altare centrale, lasciando aperta la porta del mio cuore e della mia mente a ogni segnale, a ogni pensiero che sarebbe potuto arrivare. In quel silenzio quante volte le emozioni che quel posto risvegliava in me e le mie difficoltà facevano si che io non riuscissi a frenare le lacrime. Non sono mai stato un frequentatore di Chiese, ma ciò che ero a chiedere non per me direttamente. Pochi mesi prima a mia madre era stato diagnosticato un tumore al seno, e per quanto si fosse prossimi alla festività del Santo Natale non riuscimmo a essere sereni. Avevamo già l’appuntamento per il ricovero e l’intervento per i primi giorni dopo l’Epifania. Eravamo preoccupati, anche se nessuno, in famiglia ne parlava, il problema era palpabile, pesava su di noi come un macigno, e non si aspettava altro che il tempo scorresse più velocemente. Finalmente giunse il giorno del ricovero e dopo gli esami di rito, giunse anche il giorno dell’intervento; ci avvisarono che tutto era andato bene e la chemio susseguente, la prima, aveva lasciato qualche segno ma era stata ben tollerata, ed avevamo la fiducia di una famiglia unita che si dava il sostegno necessario per superare anche questo problema. Il trauma della ferita e della mutilazione lo avremmo affrontato, dopo, tutti insieme e per ora avevamo solo il pensiero che il male si fosse fermato. Dopo 21 giorni andammo di nuovo in ospedale per il secondo ciclo di chemioterapia; eravamo tranquilli del fatto che la prima flebo era stata ben tollerata, e non pensavamo a quello che ci sarebbe capitato da li a poco, ci rendemmo presto conto dello sconquasso che si sarebbe reso evidente pochi giorni dopo, in tutta la sua gravità. Riportammo la mamma in ospedale e venne ricoverata per accertamenti e cure, ma in realtà nessuno sapeva come comportarsi in un caso come questo. La seconda chemio aveva "bruciato" le mucose e il segno evidente era il mozzicone sanguinolento che mia madre aveva al posto della lingua
Solo un giovane oncologo, allora aveva una borsa di studio, che contattai e che seguiva il caso, mi disse "secondo me le hanno iniettato una dose da cavallo, ma non posso confermatelo" proseguendo nei discorsi alla fine mi disse: "io negli Stati Uniti, ho lavorato in ospedale e pensavo di avere visto tutto, ho curato di tutto, ma un caso come tua madre non l'ho mai visto, ha dei valori del sangue non compatibili con la vita e vedremo come svilupperà nei prossimi giorni, per ora non possiamo dire nulla".
Era presto quella mattina e molto freddo, non c'era nessuno in giro, la prima messa era alle 7.30 credo, e quando entrai nel Santuario della Guardia, il silenzio mi accolse, mi sedetti su una panca di legno, stetti li per non so quanto tempo, mille pensieri affollavano la mia mente ma non riuscivo a trovare il coraggio di esprimere nulla, d'altronde era molto tempo che io non frequentavo più una Chiesa e non potevo pensare di essere ascoltato. Dopo quella volta ne seguirono altre e altre ancora, e alla fine furono trenta volte in un mese. Era diventato un rito, messa, dialogo-monologo, sala ex-voto, e la sala delle candele. Durante la mia permanenza al Santuario aprivo il mio cuore e davo libero sfogo a ogni sentimento, e alla fine, benché preoccupato, mi sentivo più sereno. Con l’aiuto della Signora, stavo entrando in contatto con me stesso, con la parte più profonda di me, quella che spaventa, ma con cui bisogna imparare a convivere e confrontarsi ogni giorno.
Io e papà avevamo escluso mi sorella, attendeva la prima figlia, la nipotina è stata tanto attesa per anni, non volevamo accadesse nulla; dovetti escludere anche papà, alcune volte i medici dovettero rianimare anche lui e così fui solo io a stare vicino alla mamma, e la mia fidanzata, già, c'era anche lei, anche se la presentavo come amica, in realtà aveva assunto già da tempo il ruolo che le competeva vicino a me e anche in quella circostanza mi fu molto vicina, e non posso negare il sollievo che mi dava averla al mio fianco. Ancora non sapevo che avremmo condiviso la vita con lei.
Quella sera non avevo il cuore di tornare a casa, la mamma aveva preso a smaniare, le mani volavano per l'aria, e sembrava che toccasse il Cielo e parlasse, con qualcuno, non so chi ma so che ero molto preoccupato, e non mi decidevo ad andare via; chiamai al telefono papà a casa e gli dissi che ero con amici a prendere un birra e che sarei andato a casa un po’ più tardi, di non preoccuparsi. Gli infermieri riuscirono a convincermi ad andare a casa alla una di notte. Ero stravolto non pensavo l'avrei ritrovata l'indomani. Tornando a casa guidai senza pensieri, non avevo la forza di pensare a nulla, quasi in trance e quando arrivai, le luci erano spente, papà era già a letto. Mi buttai sul mio letto tirandomi solo la coperta, e piombai nel dormiveglia. Quando si è molto stanchi capita di non riuscire a dormire, e forse nel mio inconscio mi aspettavo una telefonata che per fortuna non arrivò.
A volte le persone che incontriamo rivestono, per noi il ruolo dell'Angelo sceso dal Cielo, senza saperlo, coi loro atteggiamenti, e con la loro professionalità e la coscienza, rappresentano la svolta, come in un puzzle, ripensandoci ora, tutto portava a lui, al giovane oncologo che altre volte avevo contattato; la dottoressa che seguiva mia madre era assente e ora toccava a lui decidere cosa fare; entrammo quasi contemporaneamente, io andai in reparto dove mia madre continuava il suo dialogo, aveva proseguito per tutta la notte e lui in sala medici. Dopo pochi minuti sentii una voce gridare nel corridoio, era lui che inveiva contro i chirurghi del reparto e chiedeva come mai non si fossero preoccupati di trasferire mia madre in rianimazione. Nessuno seppe dare una risposta esauriente, ma forse, aspettavano solo che si compisse il fatto. Passati i pochi attimi di reazione e sbigottimento a quella sfuriata, iniziarono le telefonate per vedere se c’era questa possibilità e nel giro di mezz'ora, fu trovato il posto in rianimo nel monoblocco chirurgico universitario e il trasferimento fu fatto in fretta e furia, e i medici che presero in carico mia madre iniziarono le manovre per cercare di trattenerla. Me lo dissero subito che la situazione era piuttosto seria e che avrebbero fatto del loro meglio, ora non potevano dirmi nulla. Ogni giorno passavo ore e ore seduto sulle scale, in attesa di quei pochi minuti nei quali i medici mi avrebbero aggiornato sulle condizioni di mia madre. Ogni giorno situazioni nuove emergevano, il nostro organismo è una macchina perfetta e ogni parte è strettamente collegata a ogni altra e per quanto giornalmente venissero monitorate, conteggiate e bilanciate. Una mattina il medico mi disse che tutti i valori erano rientrati nella norma ma a complicare il quadro clinico di mia madre era insorta un'altra nuova condizione; ora  i suoi muscoli stavano diventando acqua, rabdomiolisi l’aveva chiamata, ma il fatto grave era che negli ultimi mesi dell'anno, in tutto il mondo erano comparsi solo 25 casi e le terapie erano incerte; io non riuscivo a fare più nulla, ma la mia fidanzata si rivolse alla biblioteca dell’ente presso cui lavoravamo e riuscì a recuperare degli articoli, su riviste scientifiche, proprio sulle terapie che erano state applicate e le portò a quei medici, e loro le applicarono su mia madre. Fu in quell'occasione che quel medico mi disse se ci credevo di raccomandarmi a Qualcuno più in alto. Le terapie fecero effetto e mia madre, dopo tre settimane fu dimessa dalla rianimazione e trasferita in altro reparto per la riabilitazione. Da un reparto all’altro dell’ospedale, passarono cinque mesi, e alla fine fu trasferita nuovamente nel reparto dal quale era iniziato tutto. Quando fu più serena le chiesi se avesse sognato sua mamma con la quale era molto legata e mi ha risposto di no, ma aveva visto, quando era in rianimazione una mano che si tendeva verso di lei e una voce che le diceva ora vai da sola ...ma era sotto effetto dei farmaci. Trascorrevano i giorni e mia madre aveva iniziato a fare la rieducazione, ogni giorno una fisioterapista veniva a trattarla per cercare di rimetterle in funzione la muscolatura così tanto compromessa, e pian piano tutte le situazioni sembravano volgere al meglio, anche se molto lentamente. Veniva sostenuta ogni volta da due persone e riuscire ad articolare ogni passo era una sofferenza, le gambe non riuscivano a sostenere il peso della mamma e i tentativi di rimanere in piedi la rendevano goffa e barcollante. Io e mio padre avevamo ritrovato la serenità, per quanto compromessa poteva apparire la situazione motoria e muscolare, eravamo sicuri che la mamma c’era, e la sola presenza per noi era fonte di fiducia .
Quella mattina, all'interno dell'ospedale erano stati affissi dei cartelli e avvisavano che per la ricorrenza del Corpus Domini,nel pomeriggio sarebbero stati chiusi alcuni viali per consentire che la statua della Madonna della Guardia fosse portata in processione nei vari padiglioni dell‘ospedale. Quel pomeriggio c'era la mia fidanzata con la mamma e stavano parlando, quando sentendo delle voci che provenivano dal giardino al piano terreno, la mia fidanzata si affacciò alla finestre e rivolta a mia madre le disse di andare vicino a lei a vedere cosa si era fermata giù nel giardino; c'era la statua della Madonna della Guardia e per la prima volta, da sola senza alcuno che la sostenesse si è avvicinata a quella finestra ha guardato giù verso la statua della Signora.
Dopo cinque mesi di ospedale è tornata a casa senza più un muscolo che funzionava, e solo la dedizione di mio padre l'ha portata a sopravvivere a lui, senza avere più fatto alcuna terapia. Ieri 29 agosto sono andato a ritirare i referti di esami fatti per controllo, non ci avevo pensato, alla corrispondenza della ricorrenza dell'Apparizione della Signora della Guardia, anche questo è stato un caso. Per undici anni, ogni mese, una volta al mese mi sono recato al Santuario, che è stato per me, oltre al debito di riconoscenza, il luogo dove ho avuto la possibilità di entrare in contatto con me stesso, la spiritualità del mio essere, di ritrovare la Fede, senza condizioni e senza condizionamenti, non avevo chiesto il miracolo e non parlo di miracolo, forse lo è stato il fatto che io abbia trovato la forza di seguire tutto questo e altro, ma non posso negare che nella disgrazia, una serie di circostanze fortunate, se si può dire così ci sono state e che forse questo era il nostro destino..per chi ci crede...Sono anni che non riesco più a tornare al Monte, forse per colpa mia, forse perché tra me e la Signora si frappongono ostacoli imprevisti, ma so che alla fine riuscirò a tornarci perché so bene quanto mi manca la Spiritualità di quel luogo, il silenzio della mente che riuscivo ad avere e la pace interiore che riusciva a trasmettermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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