Histoire d'A

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.. mentre aspetta il taxi, con quel fagottino in braccio, A capisce esattamente quel che deve fare.. una volta a casa, ci mette ben poco (diciamo un po' di mesi, okkeeei?! doveva pur organizzarsi no?) a caricare l'auto dello stretto indispensabile, insieme a qualche valigia di passati disordini, e a dirigersi verso la sua casetta natale dove ha trascorso la maggior parte della sua vita e dove, da troppo, troppo tempo non mette piede.. era stato un misto di rabbia, paura e dolore a tenerla lontana da quelle mura e da quel giardino, fin dall'indomani del maledetto incidente che le aveva strappato i genitori.. ma adesso non era più sola: c'era H con lei a darle forza.. e quella creatura la doveva pur presentare ai nonni, foss'anche solo facendola ridere e piangere dentro quelle stanze che erano state il loro nido.. giunta a destinazione, col motore spento in giardino, A indugia un po' prima di scendere dall'auto.. guarda quelle finestre chiuse, i sassi che circondano le aiuole, l'altalena che pare ancora oscillare.. e le sembra che non sia passato giorno da quando se n'è allontanata.. poi osserva lo spettacolo di pura meraviglia di quella manina che sale a stropicciarsi gli occhi mentre la boccuccia appena schiusa di H accenna uno sbadiglio.. sorride A mentre torna a guardare gli alberi, i fiori, le siepi.. è davvero incredibile come tutto sia così curato... anche l'erba, pur irregolare, sembra tagliata da poco.. H dal canto suo inizia a cantarle che non ha solo voglia di qualcosa di buono (no,no) ha proprio fa-me!.. resta in macchina A, mentre si sistema la piccola al seno e si offre a quel suo succhiar di vita.. ed è proprio quando rialza lo sguardo verso le finestre della facciata che crede di scorgere un'ombra muoversi dietro il vetro smerigliato del portoncino d'ingresso.. ma no.. sarà stata un'impressione.. ed ecco, di nuovo, l'ombra scura.. non ha il tempo per elaborare ipotesi e decisioni sul da farsi che il portoncino si apre.. e sembra ancora un'ombra scura quella che compare sull'uscio.. sarà alta due metri e anche se non si intuisce il volto, ma solo i due cerchi bianchi al posto degli occhi, ha tutta l'aria d'essere un uomo.. sorpresa e spaventata A stringe a sé H mentre l'ombra fa un passo.. è un uomo, sì.. perché sorride, scoprendo un biancore di denti che illumina un viso buono d'africano.. fa ancora un altro passo mentre alza una mano mostrando il palmo e portando l'altra al petto.. e la guarda, guarda proprio lei.. poi si ferma e, poggiato un ginocchio a terra, piega la testa a inchino.. è così che sceglie di presentarsi a lei K, clandestino della Repubblica Centrafricana, venditor di cianfrusaglie, che ha fatto di quella casa abbandonata suo temporaneo rifugio..  sophie zelmani: most of the time