Histoire d'A

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.. 'pardon, perdonnare me, madame.. me no voleur.. me connais tu..' K è ancora in ginocchio quando A, con H in braccio, scende dall'auto.. di certo quella presenza imprevista è sorprendente ma A, più che spaventata, è curiosa, curiosa di capire cosa ci faccia nella sua casa quel sacramento d'africano dalle lunghe leve e con la faccia d'angelo triste che, mentre stenta un franco-italiano improbabile e quasi incomprensibile, continua a tenersi una mano sul cuore.. con l'altra fa strani gesti attorno al collo mentre ripete 'me connais tu, me connais tu'.. non si scompone più di tanto A mentre gli passa a fianco con un 'monsieur.. attendez vous une minute, s'il vous plaît'.. dirigendosi al portoncino d'ingresso.. qualche coperta, candele, una pentolona con tizzoni e legna, un coltello, un paio di cassette colme di ninnoli d'ambulante, una specie di scultura in legno, una ciotola con dell'acqua dentro, qualche confezione di frutta secca, un grosso pezzo di pane su un piatto, uno zaino.. questo e poco altro A trova sparpagliati sul pavimento della sala d'ingresso.. da un filo steso pendono alcuni vestiti e qualche telo colorato.. il resto della casa è esattamente come l'ultima volta che c'è entrata.. divani, tavoli, sedie, cucina, letti.. niente è fuori posto.. nota solo una candela accesa sullo scrittoio del salone.. sopra ci sono le foto di famiglia.. a riveder quei volti illuminati dalla fiamma, un soffio di commozione l'attraversa.. 'e quelli, H, sono i nonni'.. la piccola, che sgrana gli occhi senza fiatare da quando sono scese dall'auto, sembra allungare la manina verso le fotografie, come per simulare il gesto della madre, mentre schiocca un 'ah' impasto di stupore e riso.. e A non può trattenere un sorriso mentre si rivede, ragazza ridente e sbruffona, nella grande foto che la ritrae avvolta in quella sciarpona multicolore.. la sciarpa!?.. ecco cos'era quel gesto dell'africano! è la stessa sciarpa che indossa ora e con la quale avvolge H!il lettore perdonerà chi scrive se evita di render conto del difficile cammino di K nel raccontare (e di A nel capire) il come, dalla regione del Kémo, nel cuore d'Africa, di nascondiglio in nascondiglio, in fuga dalla persecuzione etnica, quel gigantesco e gentile david nero sia capitato lì, attraverso le infinite strade del mondo, alla ricerca di futuro.. ma A capisce e, anche se deve faticare parecchio, lo convince a restare in quella casa che può considerare sua.. non riesce a convincerlo invece a usare uno dei tanti letti per dormire.. lui preferisce addormentarsi per terra perché, come le spiega, quella non mancherà mai, ovunque andrà.. e presto dovrà ripartire.. a un letto morbido, un profugo vagabondo non si deve abituare..in pochi giorni K diventa per A, per H e per quella casa l'angelo custode.. quando non è in giro a vendere, si dedica al giardino (sembra quasi parlarci con le foglie delle piante, che pure sono così diverse dalle sue), aiuta A nelle faccende domestiche e canta.. sì, canta, K, ogni sera, di fronte al mascherone di legno, dopo aver spento le luci, acceso le candele e messo anche la foto dei genitori di A in fianco a quella scultura che, dice lui, è l'orecchio dei suoi antichi padri e degli spiriti protettori.. canta sommesse nenie apprese dagli aka, una tribù di pigmei che, bambino sperduto nella foresta, l'avevano adottato e, con quelle, accompagna dolcemente i quotidiani tramonti.. ma soprattutto racconta.. nella sua incomprensibile lingua sango, racconta i suoi viaggi ad H.. lei, incantata, lo segue come se capisse ciò che ascolta e immancabilmente ride quando K arriva in fondo alla storia chiudendola sempre con le stesse parole e, con le manone aperte e il sorriso a pieni denti, esclama 'mo eke!'.. ride H, ride e poi s'addormenta (A immancabilmente lo ringrazia, invece, di quella magia).. è forse per quei racconti di luoghi e di genti lontane, di nascondimenti, di partenze e di ricerche dei quali pure non capisce una parola, che A si ricorda un giorno del suo voto pre-parto.. si concede giusto il tempo d'attivare un abbonamento flat e di configurare il router prima di decidersi a spedire finalmente quella mail, con allegata foto di H, a C per informarsi sul suo stato di salute, senza mancare naturalmente di chieder notizie dell’iguana alla quale aveva finito con l’affezionarsi un po’ (più che solo un po’)..imogen heap: hide and seek