Histoire d'A

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.. doveva arrivare prima o poi, quel giorno.. e quel giorno arriva.. K ci mette un po' a fare il giro dei saluti.. parte dal pavimento della camera che è stato per lui accogliente giaciglio e al quale rivolge una di quelle sue sussurrate e incomprensibili frasi.. non dimentica il termosifone, la lampada, la sedia, lo specchio.. poi passa al bagno verso i cui suppellettili forse non prova un sentimento d'altrettanta gratitudine (avendo dovuto forzarsi per farne un uso corretto) ma anche a loro non manca di lasciare una parola e di chiudere il saluto con quel gesto rituale che consiste nell'appoggiarsi la mano sul cuore, poi sulla fronte, poi sulle labbra e infine toccare l'oggetto del suo ringraziamento.. dopo è la volta del soggiorno, della cucina, dell'ingresso incluso il portoncino.. poi delle piante in giardino, sassi compresi.. e rientra ancora, dedicando un lungo commiato alle foto sullo scrittoio dove raddoppia il baciare e il toccare.. quando arriva alla foto sciarpata ride, ride a gran voce mentre pronuncia scandendo 'io ti conosco, io ti conosco!' e gettandosi verso A con l'immagine in pugno 'ahînga!.. ahînga!' mentre l'abbraccia e ride che sembra piangere.. 'io ti conosco.. tu me conosci!'.. con le sue grandi mani prende allora H, la porta in mezzo al giardino e le indica ogni pianta, pronunciando lentamente, per ciascuna, un'oscura parola, poi la alza al cielo e canta una breve nenia che pare un'invocazione.. la riconsegna infine alle braccia di A che lo ha raggiunto in giardino, si mette in spalla le sue cassette e lo zaino e si dirige al cancello.. prima di uscire si gira verso quelle due donne che lo seguono con gli occhi lucidi, si inginocchia, bacia l'erba ed esclama 'ködörö tî mbï!'.. è già sparito oltre la siepe quando dalla strada, in quell'aria sospesa di muta commozione, s'ode il grido 'mo eke!'.. H ride, e s'addormenta..A rientra in silenzio con quella malinconia addosso che K le aveva insegnato a sorridere.. senza rendersi conto fa il giro delle stanze ad accarezzare gli oggetti che il suo amico africano, nel tempo, le ha regalato o sistemato.. poi come per automatismo accende il computer, spinta, per la prima volta, da un impellente desiderio di saperne di più di quello staterello nel cuore dell'Africa..  e zoommando su un mondo che anche i satelliti sembrano ignorare viaggia, viaggia anche lei lungo le piste lontane, tra arbusti e sabbia e giungle equatoriali.. e sogna.. sogna A guardando le piccole statuette che K ha lasciato sulla scrivania.. e quel cartoncino verde.. quel cartoncinooo?!.. cos'è, quel cartoncino verde!?.. lo prende in mano e le basta un'occhiata per scaraventarla dalle foreste pluviali al mercato del pesce.. è il biglietto da visita di L, un tipo buffo incontrato appunto al mercato del pesce qualche tempo prima.. A era lì per togliersi quello sfizio crostaceo al quale aveva rinunciato durante la gravidanza.. beh, forse aveva anche giocato un certo desiderio di rivedere G, per porgerle la mano della pace godendo magari pure un po' di quel tant'altro che G sapeva porgere con abbondanza.. ad A scappa una mezza risata nel pensare a L e al loro piccolo incidente.. lui, nella ressa del mercato, aveva perso per strada una sogliola gigante e lei ci aveva inavvertitamente calcato sopra il tacco (e sì che A, i tacchi, li porta raramente).. era quasi scivolata con un urletto trattenuto mentre L in quell'esatto momento, accorgendosi della fugasogliolata, s'era piegato a raccoglierla scusandosi ripetutamente e visibilmente imbarazzato dopo quell'abbassarsi davanti alle gambe sgambate di A.. lei, che un po' si sentiva vittima e un po' carnefice, aveva sorriso timida.. lui, con il pescepiatto sottobraccio e in una mano l'occhio, sgusciato dal tacco, della sogliola, aveva avuto la prontezza e l'ardire d'estrarre dalla giacca e allungare ad A, per l'appunto, il suo biglietto da visita aggiungendo che, nel caso ci fossero state conseguenze alla caviglia o al prezioso tacco, si sarebbe assunto tutte le sue responsabilità.. A, decide allora di scrivergli usando l'indirizzo mail stampigliato sul biglietto: ‘gentile signor L, il tacco e la caviglia stanno benissimo, meglio che in paradiso.. lì dove nuota adesso la sua sogliola.. nel salutarla cordialmente colgo anche l'occasione per porgerle i miei auguri di buon anno, considerato anche che, farli alla sogliola, ormai non si può più’.. ha giusto il tempo di premere ‘invia’ che uno scampanellare insistente alla porta le fa esclamare 'K!'.. A scende di corsa al piano di sotto e apre veloce.. davanti a lei c'è G, di rotondità più generosa che mai, che la guarda con quel blu carnoso e umido degli occhi (no, della bocca.. no, degli occhi) e che le dice: 'sono in mezo di la strada'..katie melua: on the road again