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Post n°93 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
da "Amuleti"
1990 - Se ti guardo di tre quarti (lo so, è il tuo lato migliore) i tuoi occhi diventano più fondi, più scuri per me Mi attendi, ti apri Sfioro il tuo petto, più sodo passo le mie mani sulla tua barba bianca sul mento, la mia testina ribelle sul tuo collo Mio orso bruno, un po' irsuto -
- Quando ti guardo i tuoi occhi sono più grandi, più azzurri Scompare quell'ombra viola Sei tenera, mia piccola vespa Rabbrividisce la tua pelle se i miei piccoli morsi scendono nell'incavo dei tuoi seni, nelle tue fossette scure Mia piccola volpe bionda, selvaggia - "Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?" Ritorni d'improvviso, trasvolando con le tue piccole ali di mercurio. Mi sfiori la fronte, a mezz'aria, leggera come i gemelli, con i tuoi capelli capricciosi Appena ti afferro per mangiarti gli occhi, il naso, il mento piccolo, cambi il tuo gioco, metti gli specchi Mi resta l'ombra della tua schiena sulle dita Amorino, hai due gambe elettriche il culetto al neon A volte, ti poni accanto arricciata, gli occhi gelati d'azzurro, puntuta come un ghiacciolo E ti cerco con la mano sfioro con le dita le tue ginocchia scendo tenero fino all'incavo delle tue gambe, alla tua piccola cala. Il mare fruscia. E resto lì, abbandonato, sui sensi della tua pelle bruna Vorrei essere la tua piccola vena azzurra delle palpebre per baciarti sempre gli occhi
da "Dalla periferia del verde"
1997 Cementano le rocce smaltando di grigio le asperità, le punte incavano le linee più sinuose per adattare le curve, le prospettive tagliate si spezzano, si arrotondano per l'occhio placido Una colata si stende piana, senza sbavature un bel grigio-cenere uniforme spariti i riflessi, i giochi di luce (non disturbare la percezione) Per un nuovo paesaggio a nostra misura (Dolcemente conforme) Al fondo spezzano la linea dei seni delle colline al tremolio di luce sul profilo, spuntate d'improvviso, a cono, nella mattina grigie di cenere, con un pennacchietto di fumo sulla bocca, l'odore marcio e dolciastro sui fianchi pelati: le colline dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . finalmente abbiamo uno spettacolo nuovo: la guerra in diretta sullo schermo, nel blu-notte si aprono a ventaglio gli attacchi luminosi e fioriscono in corolle come fuochi d'artificio Nuovi come nella guerra di Apollinaire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per giorni lo spettacolo si ripete senza sangue Finché, un po' alla volta, l'occhio si annoia, tergiversa su altri fondali si posa sugli steli verdi delle piante dell'angolo in cerca di un altro video, senza interruzione (Anche la guerra si consuma) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ci neghiamo a noi stessi per un nuovo ordine, sempre più contenuti, in regola, assistiamo alla nostra lenta, purgatoriale resa Sfumando piano i nostri contorni ci inseriamo nel grigio, nell'apparente ordine scritto dell'evoluzione Con un nuova mutilazione giorno per giorno ci salvano dal nostro intimo caos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . noi curiamo le rose gialle, comperiamo il novecento (salirà ancora), riscopriamo il primo cinema, sorseggiamo un drink estivo, mandiamo i figli a scuola di vela, vestiamo con nonchalance l'ultima moda, rifaremo una cantina assortita di vini, sempre leggeri, non sfiorati da niente, (le notizie dei giornali tramontano subito) con l'abbronzatura sorridente, le mogli stirate in viso, intoccabili, come dèi dal passo agile, giovanile, amici dei figli, in forma, esempio di saper vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La crociera per i mari del sud è al largo, nello stridio dei gabbiani, lontano dalla linea della nave (Un odore sottile, diverso, li inquieta) Alla balaustra, i maschi, neri, puntano ironici, gattoni commentano leggeri ogni gioco Seducono, con i piedi nudi come arabi, il passeggio della sera, quando le signore abbronzate, quasi viola si abbandonano al finto riposo, eroticissime Sul ponte i camerieri hanno il sorriso dei camerieri, il lustro è lustro, l'azzurro della piscina è l'azzurro della piscina Ma una scritta rossa corre a mezz'altezza VIETATO SCENDERE LA LINEA DEL PONTE (E' la crociera dei rifiuti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . girato l'angolo la strada è interrotta da transenne, cavalletti, cartelli di divieto sbarrano la marcia mentre una talpa meccanica scava un nuovo tunnel, eruttando cumuli di terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pali di cemento per la luce vengono innalzati, nuovi obelischi, in un batter d'occhio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . altri raccordi stradali s'intrecciano, in nuove geometrie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . si spianano colline in periferia, con un rombo continuo per altri quartieri allo stesso livello dei precedenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (la città si rifà il viso, muta in continuazione, assembla tutti gli stili, cambia di pelle, scoprendo eritemi, ingloba una parte di noi)
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