![](/blog/pics/area/logo_1001.jpg)
Area personale
Cerca in questo Blog
Menu
Ultimi commenti
Chi puņ scrivere sul blog
« RACCONTI ITALIANI ONLINE... | RACCONTI ITALIANI ONLINE... » |
Post n°136 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
COPENAGHEN
Tu non puoi immaginare che male io senta qui in fondo al cuore nella fragile potenza della sera di Copenaghen nella stazione di Copenaghen, con i sognatori europei antichi suonatori di trombone e gente nera e sorrisi e un grande orologio che aspetta il tuo sguardo di sole. Ma in sere povere – potrebbero aspettare qualche diverso interprete, il barboncino Marx con il piattino al parco Tivoli o un sorriso danese e un pedigree o un fattorino pazzo o qualcosa di biondo oppure un cowboy canterino – andremo ad Elsinore e sbarcheremo ad Helsingborg
L’AUTISTICA
Gennaio ha un grado di meno negli occhi un semitono nei colori in meno una voce di meno e gli occhi come stagni di non sai quale stagione di non sai quale età, la luce grigia limpida d’inizio d’una serie di cieli s’allarga nello spazio e diventa una storia chiama un gloria taciuto a un pomeriggio già tardo e già scuro, a cespugli s’espande come acqua pluviale come grazia della vita sensibile d’un’anima, d’un’anima segreta. Ora il corpo coincide soltanto in timidissimi sguardi con gli alti delle fughe del cielo – il corpo, lo sguardo – con un pensiero impossibile, con una forza immane di non pensiero ad altezza di nuvole, e l’anima è lì e in pensieri meccanici, amorosi, fino al centro dei luoghi serali, al respiro dei luoghi serali, in un giardino grigio. La fine del silenzio di questa voce inappartenente è un canto povero per il mondo appena creato per la vita che insegna le sillabe, l’umiltà della genesi del mondo e per la voce di questa luce bassa vegetale del mistero profondo che ora si chiama inverno e pomeriggio e ottica e flora
IL NUOVO MONDO
Da ragazzi il continente era solo una lunga striscia di costa dormivamo in alberghi dove tutto era sempre previsto dal nulla ogni sì della nostra innocenza, ogni no del nostro dolore, da quel tratto di costa dando le spalle al mare s’intuivano alberi bianchi, segreti non esotici di donna e giochi teatrici d’un altro cuore. Eppure uno stupore molto grande, in questo primo paese d’ovunque l’anima non poteva sopravvivere a lungo oltre la sua frontiera potevi credere che fosse soltanto il confine d’un corpo di ragazza ma non era così, era l’altrove il giorno il nuovo mondo c’era il sogno di nominarlo, di riconoscere i luoghi di quel mondo di capire il perché di quella luce senza tempo né luoghi ma bisognava lasciarlo respirarti ai confini del mare, chiamarti lasciare che fosse anche lui a confermare il tuo nome, un battesimo. Forse è così che hai creduto di vivere, da allora in un sogno geografico innocente, in un sogno di topologia in un sogno di topologia che non era soltanto un sogno donato ogni giorno al mare non appena placati gli occhi al ricordo del tempo del mare, del tempo marittimo
ARRIVEDERCI
Arrivederci Frank Lloyd Wright non posso credere più alla tua canzone così ti dico so long, arrivederci è che lo sfondo del cielo oltre il fuoco dell’alba, la figura - la palma che coincide con lo sguardo, una casa di prateria - tutto ha una sua bellezza inconfondibile eppure non è più la nostra estate. L’estate adesso è goffa, laconica non parla bene, fa discorsi indiretti è una lucertola a capo chino, una comica ci vuole un’altra canzone per l’estate. Arrivederci Frank Lloyd Wright ti ringrazio ti vorrò sempre bene lo sai e ci ripenseremo, puoi giurarci
CAOLINO
Accordo in una favola sofisticata piena di soprannomi e non ha niente a che vedere con questo inferno una volta le impronte digitali verdi di clorofilla e bianche scomparivano come sciami d’insetti sulle panche di marmo del giardino a volte le hai proprio riviste sopra una pagina di poesia. La lingua può divenire sempre più stretta e sempre più comprensibile, fisica e inventarsi dei libri scritti piano, a partire da pagina uno la lingua può imparare a memoria e aspettare la lingua del tempo è sufficiente qualcosa di diverso nella luce, le figure dell’ombra un segreto del tempo, i tuoi occhi che non ne parlano più
|
https://blog.libero.it/racontitaliani/trackback.php?msg=9864046
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36