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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°136 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

COPENAGHEN

 

Tu non puoi immaginare che male io senta qui in fondo al cuore

nella fragile potenza della sera di Copenaghen

nella stazione di Copenaghen, con i sognatori europei

antichi suonatori di trombone e gente nera e sorrisi

e un grande orologio che aspetta il tuo sguardo di sole.

Ma in sere povere – potrebbero aspettare

qualche diverso interprete,

il barboncino Marx con il piattino al parco Tivoli

o un sorriso danese e un pedigree

o un fattorino pazzo o qualcosa di biondo

oppure un cowboy canterino –

andremo ad Elsinore e sbarcheremo ad Helsingborg

 

 

L’AUTISTICA

 

Gennaio ha un grado di meno negli occhi

un semitono nei colori in meno una voce di meno

e gli occhi come stagni di non sai quale stagione

di non sai quale età,

la luce grigia limpida d’inizio d’una serie di cieli

s’allarga nello spazio e diventa una storia

chiama un gloria taciuto a un pomeriggio già tardo

e già scuro, a cespugli

s’espande come acqua pluviale come grazia

della vita sensibile d’un’anima, d’un’anima segreta.

Ora il corpo coincide soltanto in timidissimi sguardi

con gli alti delle fughe del cielo – il corpo, lo sguardo –

con un pensiero impossibile, con una forza immane

di non pensiero ad altezza di nuvole,  e l’anima è lì

e in pensieri meccanici, amorosi, fino al centro dei luoghi

serali, al respiro dei luoghi serali, in un giardino grigio.

La fine del silenzio di questa voce inappartenente

è un canto povero per il mondo appena creato

per la vita che insegna le sillabe, l’umiltà della genesi del mondo

e per la voce di questa luce bassa vegetale

del mistero profondo che ora si chiama inverno

e pomeriggio e ottica e flora

 

 

IL NUOVO MONDO

 

Da ragazzi il continente era solo una lunga striscia di costa

dormivamo in alberghi dove tutto era sempre previsto dal nulla

ogni sì della nostra innocenza, ogni no del nostro dolore,

da quel tratto di costa dando le spalle al mare

s’intuivano alberi bianchi, segreti non esotici di donna

e giochi teatrici d’un altro cuore.

Eppure uno stupore molto grande, in questo primo paese d’ovunque

l’anima non poteva sopravvivere a lungo oltre la sua frontiera

potevi credere che fosse soltanto il confine d’un corpo di ragazza

ma non era così, era l’altrove il giorno il nuovo mondo

c’era il sogno di nominarlo, di riconoscere i luoghi di quel mondo

di capire il perché di quella luce senza tempo né luoghi

ma bisognava lasciarlo respirarti ai confini del mare, chiamarti

lasciare che fosse anche lui a confermare il tuo nome, un battesimo.

Forse è così che hai creduto di vivere, da allora

in un sogno geografico innocente, in un sogno di topologia

in un sogno di topologia che non era soltanto un sogno

donato ogni giorno al mare non appena placati gli occhi

al ricordo del tempo del mare, del tempo marittimo

 

 

ARRIVEDERCI

 

Arrivederci Frank Lloyd Wright

non posso credere più alla tua canzone

così ti dico so long, arrivederci

è che lo sfondo del cielo

oltre il fuoco dell’alba, la figura

- la palma che coincide con lo sguardo,

una casa di prateria -

tutto ha una sua bellezza inconfondibile

eppure non è più la nostra estate.

L’estate adesso è goffa, laconica

non parla bene, fa discorsi indiretti

è una lucertola a capo chino, una comica

ci vuole un’altra canzone per l’estate.

Arrivederci Frank Lloyd Wright

ti ringrazio

ti vorrò sempre bene lo sai

e ci ripenseremo, puoi giurarci

 

 

CAOLINO

 

Accordo in una favola sofisticata piena di soprannomi

e non ha niente a che vedere con questo inferno

una volta le impronte digitali verdi di clorofilla e bianche

scomparivano come sciami d’insetti

sulle panche di marmo del giardino

a volte le hai proprio riviste sopra una pagina di poesia.

La lingua può divenire sempre più stretta

e sempre più comprensibile, fisica

e inventarsi dei libri scritti piano, a partire da pagina uno

la lingua può imparare a memoria e aspettare la lingua del tempo

è sufficiente qualcosa di diverso nella luce, le figure dell’ombra

un segreto del tempo, i tuoi occhi che non ne parlano più

 

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