Creato da miss_ariel il 28/12/2006

Radio Ariel

Alla maggior parte della gente piace leggere la propria scrittura e annusare la puzza dei propri peti (Auden)

 

 

« voglia di studiare5 »

E visse felice e contenta

Post n°113 pubblicato il 06 Luglio 2007 da miss_ariel

Ho deciso che il 14 agosto festeggerò.
Voglio festeggiare con una torta a forma di cuore spezzato o a forma di due frecce che si dividono. Sulla torta devo metterci una candelina. Un anno. Il 14 agosto voglio uscire, fare tardi.
È già passato un anno. E mi sembra una settimana.
Primo periodo è stato una botta, tremendo, duro.
Non dormivo e le camomille non servivano a nulla. Non riuscivo a studiare perché mi ritrovavo immersa nei pensieri e poi, di punto in bianco, piangevo.
A ottobre l’ho rivisto e mi trattava a merda. Una mattina, dopo una serata trascorsa insieme a lui, ero al telefono con mia sorella, in treno, e piangevo. Detesto piangere in pubblico, così come parlare dei fatti miei in luoghi pubblici, come il treno, quando la gente ti guarda e ti ascolta. Ma ero alla frutta. Un giorno, a novembre, avevamo appena litigato perché aveva "sbagliato" a mandare un messaggio: era per la new entry, non per me. Ero in aula, mi sono alzata, di scatto: appena sono uscita ho iniziato a piangere. Mi faceva male il modo in cui mi trattava, quel mettermi per seconda. Ma prima o poi arrivi a capire le cose ed io ci sono arrivata un sabato verso le 3 di notte. Avevo trascorso il pomeriggio con lui, da lui. La sera, prima di tornare a casa, mi ero fermata a comprare le sigarette all’automatico. Parlo con un amico, più grande. Capisco quello che realmente provo e mi distacco. Definitivamente.
E per la legge della forza, chi è più debole ecco allora che striscia. Ma dei Per favore ci vediamo che ti devo parlare, dei Sto male senza di te perché ti amo, dei Ora capisco e dei Non dirmi che c’è qualcun altro nella tua vita era davvero troppo tardi. Per troppo tempo ho sperato che arrivassero, che ci fosse un minimo di comprensione nei miei confronti e non sempre e solo accuse sul mio modo di fare, di pensare, di amare.
Allora sono arrivata a farmi forza, a vivere la vita a modo mio, senza nuove dipendenze. Ho iniziato ad apprezzare tante piccole cose che mi hanno regalato un sorriso. Sono più flessibile nei giudizi, nel modo di pensare. Più solare. Ho conosciuto persone a cui mi sono affezionata. Ho fatto cose nuove. Ho capito che non ci deve necessariamente essere qualcuno per essere felici. Ho apprezzato il fatto di essere da sola, rendendo conto solo alla mia coscienza delle cose che faccio. Ho iniziato a ridefinire cosa è bene e cosa è male, a ristabilire i miei limiti.
Ho passato mesi tappata in casa perché non mi andava di uscire. Non esci mai? No, non esco mai. Con lui mi sentivo obbligata ad uscire. Non volevo, uscivo e mi annoiavo. La sera ci vedevamo, ci salutavamo, lui stava davanti al pc e io mi mettevo a dormire. Sul letto, sul divano, in macchina, sulla sedia, in giro.
Che strano: non festeggi il tuo compleanno? No, non lo festeggio. Che voglia potevo avere di festeggiare il mio compleanno, quest’anno, con l'ultimo festeggiato a forza, a fatica. I regali erano stati accompagnati da Te l’ho preso solo perché dovevo. Un bel vaffanculo mai?
Ho iniziato a fregarmene del giudizi degli altri, ho iniziato a pensare a me.
Ho incontrato suo padre, una mattina. Ho incontrato i suoi amici, una sera.
Ho parlato con una mia amica, che lo vede ancora. Sarà che sono cattiva, ma mi sono sentita esplodere di gioia quando mi ha detto che era al punto in cui l’avevo lasciato. Era ancora colpa mia? Lui che non studiava, era colpa mia. Lui che non passava agli esami, era colpa mia. Lui che non riusciva ad organizzarsi la giornata, era colpa mia. Lui che non dormiva la notte, era colpa mia.
Mi piace ora la mia vita. Ripenso a un anno fa, al luglio dell’anno scorso: come mi sentivo, i pensieri nascosti che facevo, gli appunti sui post-it.
Ripenso ai miei 18 anni, vissuti come un trentenne. Ripenso alle litigate per le cazzate. Ripenso alle litigate per le cose serie. Ripenso alle cose dette con il gusto di farmi del male. Meschino e villano. Ripenso alle cose che gli ho detto, urlando e piangendo. Che era un coglione. Che aveva bisogno di una ragazza ignorante, che vivesse per lui, che non avesse interessi, amici, familiari. Meschina pure io, forse.
Carrie dice che per essere pronta a iniziare una nuova storia deve trascorrere la metà del tempo che è durata la tua storia. È già passato un anno, me ne restano altri due. Soltanto due.
Bando a codesti pensieri. Iniziano i preparativi.

Cin cin!

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

GuardiaImperialeeli.0kekko_darkRoby5869studiobalduinihazmapoNekrophiliacunlimite0falcosudg.di_girolamopoldinodgl18mariomartucci1956GDTeobarbo.fabioansel
 

FACEBOOK

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963