Tony Albert Brewster

# 213


 
Grattare il latteLa botanica l'attraeva e passeggiate nei giardinivivevano una loro vita senza cheintruse parole afferrassero i cardini degli orli della sua attenzione,l'afferravano, invece, aloe, bocche di leone,cedracche, dafne, euforbie, ferule, gladioli,ippocastani, ligustri, mazzasorde, narcisi,ossicedri, pulsatille, ranuncoli, salicornie,tarassachi, vesparie, zafferani. Donna distantema compita, nuda solo nelle notti, placidasopra una lettera scritta a mano a veleggiarepozze, non riconosceva l'Amore e lo leggevaal contrario, dimenticava, sovente, chi fossi.Io, staffa per il suo piede e muto testimonedi carezze date a piccoli rami e petali, chissàforse struggevo, ma nel contempo la dignità mi assegnava doveri forsetroppo sparpagliati da farne persino una modesta collina e sbilanciare i suoi occhi celati dentro il proprio mondo.Quando si rientrava più avevo modo di intravederla, appassivo nelle stanze a oveste coltivavo la passione per la lettura,trapiantavo specie nuove di sete alpina,scostavo le tendine mentre sarebbe stato il caso di accostarle,la mia cena consisteva in zuppe e rosmarino. Ero l'unico ad accorgermene ma il soffitto calava di un centimetro al giorno,il sonno era la mia prigione. Eppure non scordavo e l'alba mi trovavasecco come un fiumiciattolo in estate,pronto a rivestirmi e a fungerle da scortanella sua abituale escursione.Nel frattempo mi auspicavo sentimenti profondi ma le sue tracce non si decrittavano come sempre possedeva il dono dello spirito e mi abbandonava un pochino più indietro,felice di accorrere in grembo a nuovi pistilli.