Tony Albert Brewster

# 230


 
E vedeva sogni dappertuttoSi intratteneva, aveva amici.Qualche volta un lancinare tra le costole e gli tiravano le caviglie. Non sapeva più deambulare come primae un chicco di rosario grande come un granello di sabbia gli inceppava l'orologio spirituale.Addosso portava ancora appuntie su ogni cosa vergava paginesu pagine.Ma il decadimento lo incalzava e la ripetizione dei concetti lo conducevaalla follia,elegia stava diventando a un tempo remoto,vedeva sole dappertutto e incrinava stanco i sogni,poeta con le galosce, pittore di interni,avanzava trascinando gli occhi poiché troppo aveva incanalato e molto poco pianto.Sopra le tegole sorgeva il suo disinteressein una piccola stanza scrostata suonavano carillon a luttoe appiccicato dal primo calore sentival'iniziale vecchiaia, la cacciavama ritornava;si rese conto di non venire al mondoma che il mondo si richiudeva poco alla voltasu di lui e non forniva cambialisolo cimbali dagli echi screziati. Poi prende il cappello e scende gli scaloni in disfacimento,ranuncoli disfatti ancora resistono nel cortile diafanomentre pagliacci dai corti gambali chilometri più a nordfesteggiano.Tutto s'accatasta a un fuoco spedito dallo spazio, gira intorno alla pira e si concede un'altra nota poetica,poi la getta nel fuoco, da adesso in avanti anche senza sensoandrà nel mondo belloa morire.