Tony Albert Brewster

# 269


 
Il MattoAvete sentito uomini e donne che quell'individuoera sull'orlo del precipizio? Avete sentito il suo violino risuonare come quello di un pazzo giullare, e lo avete vistosgambettare mentre il terriccio si perdeva fondo nella forra?Ho udito che il vento lo attraversava e non lo scuoteva,le ghiande tirategli da scoiattoli dispettosi le notava appenacome le punzecchiature dei monelli e le grida pietose dei vecchi,il folle sapeva di asperula e stramonio e scherzava sull'ingegno.Si accompagnava con la voce come un querulo vagabondo poiché il suo tempo era giunto di esecrare il destino da cui era spintotroppe volte, lungo statali provvisorie, mulattiere, sterrati e autostrade,aveva diritto di trovarsi alla fine del cammino e affacciarsi al ciglio.Non l'aveva raggiunto prima e ogni poro ora gli sprizzava sudore divino,teneva persino dita bagnate e il suo strumento gli sfuggiva sino a quandocadde veramente lasciandolo a gola spalancata e piedi vicino alla morte,ma nulla lo desistette e tutti si stancarono di saperlo ballare in fronte a Dio.Così urlò il suo nome ed ebbe un eco dalla forra, strappò una nuvola al cieloe la strizzò fino a cavarne acqua che trasformò in rigagnolo dove, dopoqualche tempo poté bagnarsi e purificarsi delle piaghe alle mani e ai piedi;era un santo, scoprirono, venuto a presentarsi sfidando paura e idiozia.