Tony Albert Brewster

# 272


 
Sebastiano D'Arco (Versetto 13; 1, 11 - 12)V'era un cielo, e le storie appiccicate a bizzarri bastioniveleggiavano in un turgore tremante di stracci;lingue amaranto crescevano a cespi, esistevaun tepore che mi legava a casa, Io, mia mogliee tutta una serie  di eredi e antenati, richiamava il vento grappoli di tagliole disinnescate, tarassaco e peonia avvinghiati, lamine di ortensie e la vite americanacolmava le mura d'un fuoco prima dell'autunno. Storie.Inondato nei vasi sanguigni mi volgevo come fossi pioggiaa un corteo stillante macerie che giungeva da est:Li guidava un giovane saggio barbuto con il dono di arrestare lo sviluppo dei sogni e donare in cambio viaggi nel futuro; mi opponevo e volevo che deviasseroil cammino ma già ero invecchiato e grosse vene risaltavanosui miei polsi mentre rughe dello spessore di una moneta spandevano sul volto e sul collo. Pregarono di acconsentirema preferivo schivare ogni meditazione e ingentilirmi superbo dentro distese che un tempo appartenevano a draghi e uomini-mostro. La caparbietà mi traversavatutto e un pizzico d'orgoglio insaporiva quello che creavopersino in quel tempo. Mi ero effettivamente abbassato a quadri di genere, piccole perle campagnole e paesaggiciechi: le parole eccessive infastidivano e sembrava l'occasionebuona per raccogliere Dio in un ditale, un alfabeto essenziale,insomma, leggerissimi accorgimenti sotto forma di indovinelloe possenti verità in guisa di minuscole parabole. Cadevano a catinelle opportunità nelle notti prima del sopraggiungere della colonna, poi fu tutto diverso: cominciavo a delirare e a divorare stramonio, la mia famiglia mi abbandonava e tutti i festoni di ginepro raggrinzivano. Venivo ad essere predadel dubbio e dell'incostanza. Fu nella stessa maniera che terminai confondendo i significati e a mescere in un unico calderone graffiti e paludamenti, illuminazioni e grezzi abbozzi.Ora che la mia grotta è sparpagliata sino all'albavolteggio con i piedi non sempre saldi al soffitto, e soffio polline attraverso le dita, includendo soldatie asceti, eruttati dalla pelle d'oca su, al tempo quando le stelle guarderanno attraverso buchi e noi replicheremo con saggia bontà: provvisori agglomerati di nubi incipienti,ospitate tra uomo e donna, con una magia che è abbandono.