Pensieri e parole

capitolo 1 L'incontro

Due settimane mi separavano dal momento in cui l'avrei rivista, dopodichè avrei passato con lei undici giorni di lavoro, lontana dalla città, in una località senza grandissime attrattive in mezzo alla natura. Undici giorni era il tempo che avevo per conoscerla meglio e al meglio. Me li sarei fatti bastare, pensai.
Ripassai tutte le informazioni che avevo raccolto sul suo conto.
Non era della mia stessa città, ma ci veniva spesso; era fidanzata con un ragazzo che abitava in un quartiere che si trovava agli antipodi rispetto a dove vivo; insegnava nelle scuole medie, la mia materia preferita; aveva degli occhi bellissimi; un sorriso disarmante; una voce piacevole e sembrava intelligente e sensibile.
Non molto e soprattutto non si trattava di un quadro estremamente vantaggioso per me. In quegli undici giorni avrei capito che tipo era e se la scossa percepita a prima vista sarebbe stata confermata in seconda battuta.
Le due settimane passarono molto lentamente e la vigilia della partenza si trasformò in un inferno. La notte non finiva mai e il sonno tardò ad arrivare.
Maledetto sonno, pensai, domani avrò le occhiaie di un panda e i riflessi di un bradipo. Strano incrocio, certo non come la zanzara tigre ma...
Arrivò l'ora fissata per la partenza e io con il mio bagaglio mi recai al punto d'incontro. C'erano già tutti, mancava solo lei. Quando scese dal bus e si presentò con la sua valigia rosa, il mio stomaco fece un balzo. Non per la valigia (di colore discutibile, ma di dimensione ragguardevole) bensì per il suo sorriso. Salutò tutti uno ad uno. Lasciò me per ultimo, o cercai di mettermi in disparte involontariamente per poterla guardare più a lungo senza dare nell'occhio. Mi arrivò vicino e mi strinse la mano, mi chiamò per nome e provai a dire qualcosa di simpatico, che la colpisse immediatamente. Ma dissi semplicemente "ben arrivata" e poi "posso aiutarti con le valige?"
Un idiota. Mi stavo trasformando in un idiota e se non mi fossi dato una regolata, avrei rischiato di diventare peggio che idiota.
Studiare una strategia per conoscerla meglio. Ecco cosa dovevo fare. Avevo tutto il viaggio di andata, all'incirca un paio d'ore per farlo.
Montammo sul pullman e partimmo subito.

Uno sguardo tra i tanti... Prologo

Non lo stavo cercando, ma l'ho notato. Quello sguardo che, di solito, viene celato da occhiali da sole per non fare danni. Incontrarlo è stato folgorante. Anche in quell'occasione le lenti scure erano al loro posto, protettive e discretizzanti. Ero in attesa in un corridoio. L'appuntamento non era stato dato a tutti con la precisione che mi aspettavo. Arrivai per primo. La persona con la quale dovevamo incontrarci ci attendeva più tardi. Mi misi a leggere un libro nel corridoio semibuio, che dopo una decina di minuti mi parve rischiarato dall'arrivo di lei. Non la bellezza esageratamente ostentata delle star, nemmeno quella artefatta di chi sa come evidenziare le proprie grazie. La sua era una bellezza disarmante. Più che apparire affascinante, era il fascino fatto persona. La naturalezza con cui si muoveva sembrava dettata da una parziale consapevolezza, mista ad un'eccessiva autocritica. Si guardava intorno, come in cerca di qualcosa. Un segno, un'indicazione che la guidasse alla meta. La meta era la riunione alla quale eravamo stati convocati in quattro. Cercai di intercettare il suo sguardo. Le chiesi se era lì per la riunione e quando mi rispose affermativamente ne fui felice.
Appena incrociai i suoi occhi mi resi conto che non sarei uscito indenne da quella esperienza...