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Creato da: renatodandria3 il 29/08/2011
Articoli sulla rubrica di Genesi Journal di Curci e Renato d'Andria

 

 
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La civiltà del petrolio (Renato d'Andria)

Post n°14 pubblicato il 13 Settembre 2011 da renatodandria3
 

Nell'ultima generazione tutta l'umanità è stata catapultata in una serie di crisi pericolose, che potrebbero sfociare in una catastrofe globale: il riscaldamento fuori controllo, i prezzi del petrolio che fluttuano selvaggiamente secondo le volontà politiche di pochi paesi produttori, le rivolte per il cibo che scoppiano nel Sud del mondo, lo spettro degli attentati terroristici nelle grandi città e l’incubo di una guerra infinita per combattere violenze ed estremismi, in casa e fuori.

Il tempo sta per scadere. Senza misure urgenti e risolutive, nel prossimo decennio queste crisi globali subiranno una forte accelerazione. Entro il 2018 le carenze di cibo, acqua ed energia potrebbero accrescere le possibilità di conflitto fra le maggiori potenze, ma anche le guerre civili e di confine. Dopo il 2020 tutto ciò potrebbe portare a catastrofi economiche e politiche che minerebbero il potere dello stato e le infrastrutture nazionali, fino al collasso sociale.

(Renato d'Andria)

La nostra super-dipendenza dai combustibili fossili Intanto il picco della produzione di petrolio è stato superato. Ciò avviene quando la produzione mondiale arriva al suo massimo livello e metà delle riserve totali di petrolio grezzo sono andate esaurite, dopo di che diviene dal punto di vista geologico più difficile estrarlo. Questo significa che, oltrepassato tale limite, la produzione mondiale non potrà più raggiungere il massimo livello e quindi diminuirà, fino all'esaurimento delle riserve. D’altra parte, la forte dipendenza dell'agricoltura industriale da fonti energetiche come gli idrocarburi sta a significare che il picco del prezzo del petrolio contrarrà notevolmente la futura produzione agricola mondiale.

L'espansione esponenziale della moderna società industriale nel corso degli ultimi due secoli, con l'ideologia liberale della crescita illimitata che l'ha accompagnata, è legata a due fattori:
1) La disponibilità solo apparentemente illimitata di energia fornita dalla natura attraverso le riserve di combustibile fossile;
2) La volontà dell'uomo di sfruttare l'ambiente senza la consapevolezza dei limiti e dei confini esistenti.

(Renato d'Andria)

Il ventunesimo secolo rappresenta l'era dell'esaurimento irreversibile delle riserve di idrocarburi. E tutto ciò implica che la società industriale, nella sua attuale forma, non potrà durare oltre questo secolo. Il tempo presente, dunque, non rappresenta solo la fine dell'epoca degli idrocarburi, ma l'inizio di una nuova era del post carbone. Le crisi ricorrenti sono sintomi di un’economia, di una politica, di un'ideologia e di un sistema di valori non più sostenibili, che stanno crollando sotto il loro stesso peso e che nel prossimo decennio saranno riconosciuti come obsoleti.
E’ inutile quindi porre in essere politiche energetiche che, spostandosi da un combustibile fossile all'altro, possono solo farci rimanere a galla quanto più possibile. Le fonti rinnovabili rappresentano l'unica strada percorribile. A lungo termine occorre perciò investire nella seguente direzione :
1)ENERGIA SOLARE (TERMICO, TERMODINAMICO, FOTOVOLTAICO)
2)ENERGIA EOLICA
3)ENERGIA GEOTERMICA
4)ENERGIA DA BIOMASSA
5)ENERGIA MARINA (CORRENTI MARINE, MAREOMOTRICE,MOTO ONDOSO)
6)ENERGIA IDROELETTRICA
7)PRODURRE IDROGENO DA FONTI RINNOVABILI
8)FUSIONE FREDDA
9)BIODISEL DALLE ALGHE


(Renato d'Andria)

Il nostro futuro è nelle energie rinnovabili. Investire su tale tipo di ricerca consentirà di raggiungere risultati sempre più importanti. Già oggi l'impetuoso sviluppo delle rinnovabili nel mondo ci dice che stiamo entrando in una nuova era ed è bene che i governi propensi al nucleare abbandonano la via sbagliata e puntino invece con convinzione sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili.

Le energie rinnovabili stanno già sostituendo sia il petrolio che l'uranio. E questo non avviene in esperimenti di pochi ecologisti che vivono in campagna mungendo le capre, ma nell'economia produttiva della prima nazione europea. O si pensa che in Germania abbiano deciso di tornare al tempo antico: niente cellulari, riscaldamento col camino, e Mercedes tirate dai cavalli? La Germania aveva programmato già prima della crisi di Fukushima di uscire dal nucleare, utilizzando questa tecnologia solo nella fase di transito alle energie rinnovabili. La Germania ha preso l'impegno di coprire con le rinnovabili l'80% del fabbisogno complessivo della nazione (complessivo vuol dire case, industrie, trasporti). La Germania non è la Repubblica di San Marino, non è il Granducato di Ponteverde. Nel frattempo altri paesi della UE hanno programmi analoghi, anche se non hanno ancora assunto impegni e scadenze. Avrete letto che sta tornando l'energia elettrica nelle zone del Giappone che erano al buio, ma in genere manca nei media questo particolare divertente: l’energia che lo ha reso possibile è quella dei parchi di turbine eoliche che hanno resistito al sisma e allo tsunami, ed ora girano instancabilmente, permettendo di illuminare il lavoro intorno ai ruderi delle centrali nucleari.

(Renato d'Andria)


Il nucleare? Risposta sbagliata

L’umanità sta comprendendo che il nucleare è la risposta sbagliata alla sete di energia.
Siamo entrati in un’era geologica chiamata Antropocene, in cui l'impatto dell'uomo sugli ecosistemi determina effetti sempre più drammatici. Il numero delle specie che si estinguono oggi è pari a quello del Cretaceo, che portò alla scomparsa dei dinosauri. Non abbiamo un altro pianeta e non illudiamoci di essere al sicuro. L'ambiente deve diventare un motore di sviluppo economico e i governi devono raggiungere accordi internazionali in questa direzione. Ogni giorno che passa è un giorno perso.



Dr. Jonathan Curci

Articolo preso da www.genesijournal.org di Renato d'andria 

 
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