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Creato da: renatodandria3 il 29/08/2011
Articoli sulla rubrica di Genesi Journal di Curci e Renato d'Andria

 

 
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ESPERTI AL CONFRONTO PER UN PROCESSO DI PACIFICAZIONE NAZIONALE (Renato d'Andria)

Si è svolto oggi, mercoledì 21 settembre 2011, il convegno nazionale, promosso dalla Fondazione Gaetano Salvemini, dal titolo “Dalla Pax Togliattiana alla Pax Berlusconiana”.

Nella Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Roma, dall’acuta e realistica introduzione del presidente della Fondazione Renato D’Andria e dall’abile ed agile moderazione del direttore de Il Tempo, Mario Sechi, si apre la stagione politica autunnale, attraverso un confronto aperto fra parlamentari, giuristi e giornalisti, sulla condizione non solo politica in cui l’Italia versa da tempo. (Renato d'Andria)

Una manifestazione dal senso particolare, promossa dall’interesse a far sì che molte menti e molte persone che hanno a cuore le sorti dell’Italia e, in particolare, del Mezzogiorno, negli ultimi anni molto trascurato, possano unirsi per realizzare iniziative volte al bene del Paese” è questo l’incipit del presidente Renato D’Andria che riconosce all’Italia una condizione di autentica guerra fra gruppi di potere contrapposti. Una guerra che ha minato le sorti economiche e sociali del Paese negli ultimi vent’anni “in cui le lobby giocano dietro le quinte a discapito degli italiani, e noi ci teniamo a che questo non avvenga” trovando “una strada per una pacificazione nazionale che già ha avuto in passato delle opportunità che si sono verificate anche in anni lontani, non ultima quella togliattiana. Il popolo non può sopportare situazioni abnormi, le lobby non possono giocare sulla vita degli italiani, bisogna trovare velocemente una soluzione democratica, giusta, eguale e fare in modo che tutto venga a riportarsi nel suo alveo”. Non a “salvacondotti” o “exit strategy”, dunque, ma riferimento a modelli storici epocali, come la Pax Augustea e la Pax Togliattiana. (Renato d'Andria)

La figura di Gaetano Salvemini resta ben impressa nelle menti dei presenti con le parole di Elio Veltri (Democrazia e Legalità) che, nel discorrere sulle qualità dell’economista nonché grande politico italiano, ricorda alla platea la celebre citazione “Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere”.

Dall’idea di una politica proba e intellettualmente onesta, secondo cui “l’ umiltà è la via maestra per la tolleranza e la libertà” lanciata da Veltri, si sono susseguite notevoli riflessioni sulla condizione del Paese, da cui è scaturito un fervente dibattito sui valori e sulle dinamiche della politica odierna. (Renato d'Andria)

Sostanziale conferma alla diagnosi del presidente D’Andria arriva dalle parole del costituzionalista Michele Ainis (Università Roma Tre), che descrive l’Italia come un “paese disunito, frastagliato, in una guerra civile silenziosa”. Per due ragioni, perché “questo Paese è frastagliato in lobby, corporazioni, caste che sono l’una contro l’altra” e perché “si è aperta una frattura tra la società politica e la società civile”, dovute soprattutto al potere delle corporazioni, l’immobilità sociale, principalmente intergenerazionale in cui “i parenti sono più importanti dei talenti”, una scarsa libertà economica e un indice di competitività basso. Una crisi che non è solo etica e di legalità ma anche di eguaglianza e di efficienza. Quale la cura? Un meccanismo che possa rendere vincolante una qualche rotazione delle cariche, non solo politiche, ma anche dirigenziali e che coniughi all’esercizio del potere la responsabilità del rendere conto del proprio operato. (Renato d'Andria)

Secondo Oliviero Beha (Rai) ci troviamo nelle condizioni di una “pace incivile”, di “democrazia sfatta che si chiama ancora democrazia”, inoltre, “la rievocazione della pax togliattiana ha una sua dimensione spazio temporale che non può essere riproposta oggi, poiché le ragioni del suo essere sono polverizzate in questa organizzazione sociale”.

Per Filippo Facci (Libero)  il problema reale è che non succede nulla di concreto per l’abbattimento della attuale condizione politica da parte della società civile. “Il naufragio della politica odierno è avvenuto in totale assenza di tensione, la pace incivile è pericolosa perché si traduce da una parte nella disaffezione e nella narcotizzazione della società civile, dall’altra nella esistenza di una politica che non è politica, da far sparire”. Tale condizione genera effetti a medio lungo termine di cui ora non abbiamo sentore, ma che saranno dannosi per la nazione. (Renato d'Andria)

Il punto di vista del senatore  Elio Lannutti (Idv) si esprime in una esigenza di recupero degli ideali e delle condizioni che riportino i rappresentanti politici al loro compito originario, il mettersi a servizio del popolo. “Il politico non deve avere i paraocchi, deve avere una visione, che non c’è più. Altrimenti saremo sempre sotto ricatto delle oligarchie che dal 7 luglio 2007 hanno distrutto 40 milioni di posti di lavoro, ci vuole un nuovo coraggio al di là di destra, sinistra o centro. Solo così avremo una speranza per i nostri giovani”.

Sergio D’Elia (Nessuno Tocchi Caino), invece, parla di “un regime che dura da 60 anni. Berlusconi non è altro che un prodotto dei due trentenni precedenti” pertanto “va voltata pagina” rispetto ad un passato. Va risolta, poi, necessariamente, la questione della giustizia. Una questione istituzionale e sociale. “Il nostro Paese viene condannato mille volte dalla giustizia europea per come si comporta nei tribunali e nelle carceri. Il Consiglio d’Europa considera il nostro Paese, per la non amministrazione della giustizia, come un Paese non libero. La proposta di amnistia di Pannella è un atto di buon governo per tentare di ripristinare le regole democratiche del nostro paese”. (Renato d'Andria)

Roberto Giovannini (La Stampa) denuncia la mancanza di consapevolezza delle condizioni reali del Paese. “Non ci si rende conto di qual è la realtà, sul fronte del lavoro, sul fronte dell’economia, non si parla della condizione delle persone. Avete fatto caso che ogni giorno apre un “Pronto Oro”, che si comprano meno pacchetti di sigarette e più di tabacco? Secondo Confcommercio negli ultimi 40 anni la spesa di consumo è raddoppiata fino al 42%, la quota di consumi liberi diminuita dal 77% al 60%. Un giovane su tre non ha lavoro e forse non lo troverà. Milioni di persone non hanno un futuro programmabile. Il Ministro Sacconi ha detto che se non sei sicuro di poter licenziare, non puoi assumere. Viene meno la vaga speranza di trovare qualcosa che vada oltre i tre mesi”. A tale condizione, il giornalista propone una pacificazione economica che dia stabilità, reddito, consumi, vita migliore. (Renato d'Andria)

Giuseppe Fortunato (Autorità Garante per la Privacy), nell’operare una sintesi delle varie posizioni degli intervenuti al dibattito, richiama l’attenzione sull’importanza della politica in quanto cosa bella. “Stiamo affrontando una grande questione politica. Il nodo di fondo è che è andato crescendo e sviluppandosi un modello di rapporti che potremmo definire capo-partitocrazia. Una polemica vecchissima. Abbiamo costruito un sistema in cui anche i partiti si sono svuotati. Viviamo in un clima in cui ci sono gli assedianti e gli assediati”. L’elettore non è più soddisfatto e si è rotto il rapporto tra cittadino, classe politica ed istituzioni. “La domanda impegnativa su cui dobbiamo concentrare l’attenzione è la via d’uscita. Con un approccio vincente che non sia sfiduciato, speranzoso o appellante. La soluzione non può essere relegata alla transazione con la classe politica. È necessario che ci sia un interventismo pacifico, la società deve esprimersi. Non è il momento di affrontare soltanto le piccole emergenze, ma il momento che i cittadini tutti uniti dicano le stesse cose che la classe politica dice, mette nei programmi ma ancora ha da realizzare”. (Renato d'Andria)

Il Vice Presidente alla Camera Rocco Buttiglione (Udc) chiude la giornata di lavoro con degli interrogativi sulla questione democraticaPerché i partiti italiani sono senza democrazia? Perché in Italia i canali della comunicazione politica sono intasati? La costituzione italiana prevede che i partiti devono essere democratici e che lo Stato può fare una legge per garantire la democrazia interna dei partiti. Però non l’abbiamo fatta perché in Italia ci sarebbe stata una guerra civile”. Secondo l’ Onorevole è venuta meno la questione ideale: “la politica è corrotta ma anche la società non sta molto meglio. Quanta gene vota perché gli è stato fatto un favore. Si è corrotto anche il corpo elettorale. Bisogna ricostruire. La politica è responsabilità, perché si decide della vita degli altri”. (Renato d'Andria)

Si conclude con un lungo dibattito con la platea questo primo passo verso la ricostruzione di un dialogo costante con la società civile, dove il movimento, il dialogo con il popolo potranno alimentare la partecipazione e il cammino verso una società italiana  ricca, collegata, in una parola, migliore.

 
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