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Musica ed emozioni

ricordi ed emozioni con la musica

 

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nel silenzio di un emozione

Post n°10 pubblicato il 07 Luglio 2014 da gabriele.62

Se cercassi il silenzio, lo farei nei miei angoli, nei tuoi occhi e in 
quelle emozioni che delle parole non ne hanno bisogno, in quei tratti 
della notte dove è impercettibile ogni rumore e il buio si fa volo, lo 
cercherei nell’alba che riflessa nei tuoi occhi fermi anche i battiti del 
tempo, lo cercherei dentro di me, in quel respiro lungo e lento che mi 
prendo dalla tua bocca, nell’intrecciarti le dita, nell’entrarti negli 
occhi. Lo troverei dentro di te, che sai raccontarmi l’anima con le 
venature dell’inchiostro, che sai lasciare la carezza di un’orma nei 
miei pensieri, che sai essere e stare, in quel dentro che hai riempito 
con i tuoi tratti soltanto. Ed è lì che il silenzio si fa pieno nei tratti 
lenti e densi del sentire come vapore s’infila nelle fessure, rimane, in 
quel dentro che io so... sta lì, fra il cercarsi e il prendersi sta in 
equilibrio, sul filo della pelle, diventa quel volersi che tu sai... è sulle 
labbra il suo morire dolce, e nel sottovoce che si prende il respiro. 
Quel volersi sta nell’anima, molto più che nelle mani che stringono i 
fianchi. Ti saprei raccontare con gli occhi, di tutti quei suoni 
impigliati nei tasti di un pianoforte, ti saprei dire con le mani di quelle 
notti solitarie che non muovono né foglie né nuvole, saprei stare 
così, dentro al silenzio in silenzio, riempiendo di te ogni mio angolo 
ed ogni piega, ho dato un bordo ai miei colori frugando con le mani 
dentro ai tuoi pastelli scuri, ho disegnato notti da attraversare e da 
dividere, notti di emozioni da tenere per mano. Di me ti sei presa le 
dita, e l’arco delle sopracciglia, e così mi fermo nel mio cercare 
parole dentro la tua bocca e l’arcobaleno negli occhi, ti sei preso lo 
schiudersi dei fianchi e dell’anima in un volo che, senza nessun 
rumore... prende vita dai sensi. 
E lì che li cerco in quei fremiti silenziosi in quel grande letto, 
rimbombava come un’intera stanza vuota, lei camminava le sue notti 
per non sentire quel respiro che andava e tornava senza fermarsi mai 
da nessuna parte. Eri stata brava, eri riuscita a sconfiggere la paura 
del buio cospargendo il soffitto di stelle, era quella la sua compagnia, 
le guardava in quel poco di notte che aveva la parvenza del sonno e la 
speranza di un sogno. Riusciva ad addormentarsi soltanto 
abbracciandosi, tenendosi le spalle con le mani e appoggiando le 
braccia sul seno, anche quella una scusa alla solitudine. Aspettava. 
Aspettava che qualcosa le riempisse la notte, aspettava di poter 
togliere le braccia dalle spalle, aspettava che quel respiro, si fermasse 
da qualche parte... e c’è un silenzio che stordisce i pensieri che li 
fanno andare e tornare come il respiro lento, fra ventre e gola, dove 
c’è un punto preciso dove ti vorrei sentire, che tu di me sei respiro e  
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anima, sei vento e pelle, sei aria, sei un fremito dentro. E nel fremito 
di un silenzio mi hai rapito l’anima, ho sentito sulla pelle l’emozione 
di uno sguardo, di te mi è sceso addosso a quel brivido increspato fra 
vertebre e stomaco, mi sei entrata in ogni fessura, fra sangue e pelle, 
mi hai riempito senza lasciare nessuno spazio nei miei e nei tuoi 
occhi, ti ho respirato e quella scheggia di cielo l’ho rubata, come il 
cuore che ha scandito i secondi con il mio. Ho trovato dentro di te un 
angolo di cielo, dove c’è un’anima che mi abbraccia, che mi conti i 
battiti sulla punta delle dita, un posto dove chiudere gli occhi, dove 
sentire una carezza, un ritaglio di tempo e di vita in cui correre, 
giocare, ridere sognare e farti l’amore, in cui sciogliere parole lente 
dentro un respiro fra labbra e ciglia. Mi hai tenuto stretto, mi hai 
attraversato, ti sei infranta dentro di me e in quel rumore mi sono 
perso, per un istante o forse lo vorrei per sempre. 
E tu sai come sono, è così che mi spoglio dei rumori e m’infilo fra le 
tue dita, tu che di me conosci l’inizio e la fine, sai cogliermi e 
tenermi. Sai che su di te mi riverso e divento liquido, esco dagli 
argini, invento parole che scorrono sul tuo sentire, così lontano 
dall'essere e dal volere. Dolce il mio passo, lieve il mio tocco, brucia 
il mio respiro sulla tua bocca, percorro ogni tua sfumatura, dal mento 
all’inguine con la punta della lingua che solo il dolce può sentire, 
lascio la mia voglia sulla tua pelle senza mai scenderti dagli occhi, 
senza mai perdere il riflesso dei tuoi, io che in quegli occhi mi perdo 
e ritrovo chi sono. 
Sono quell’angolo fra il mio e il tuo sentire, sono il diavolo e 
l’acquasanta, sono angelo e diavolo, il tutto e il niente, sono lo 
schiaffo del dolore e la carezza dell’amore, sono lo sguardo 
irriverente, la ferita che più brucia, sono occhi, mani, ventre, sono la 
lingua nella tua bocca e il paradiso fra le tue cosce, sono il partire e il 
tornare, sono un volo libero e la sua gabbia, sono l’arco della 
passione e il lume della ragione, sono sorrisi e carezze, sono la spina 
nel fianco, sono gli orgasmi che riempiono una notte e il bacio del 
mattino, sono acqua e aria, il peccato e la redenzione, sono un grido. 
Sono l’incanto della voglia di averti, le dita nei capelli e i tuoi umori 
dentro hai miei, posami il tuo sguardo a separarmi le ciglia, sono la 
dolcezza che esplode in passione, scendimi piano sul cuore e 
nell’anima, mordimi le labbra e il sussurrio delle parole, apriti la 
strada dentro di me, inventami, fammi morire in quel respiro che 
ingoia parole, lasciami venire nello stesso tuo momento, in 
quell’istante che cola a goccia sui battiti del cuore, non lasciare che  
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passi la notte senza aver baciato ogni angolo del mio sentire, non 
lasciare mai che passi un’altra notte e che mi percorra così forte 
nelle vene il desiderio di averti. 
Fa che sia il silenzio dell'aria che come gocce, che lasciano la scia sui 
vetri della pioggia, così come scendono le mie parole, fluide fra le 
dita, che nascono dallo stesso punto in cui le senti tu, così, come lenti 
tratti di matita nel fruscio del sottovoce, come quello che hai 
sussurrato dell’amore, come quel ti amo che ha riempito ogni 
centimetro d’aria intorno a me. L’ho sentito fino a sfondarmi il 
cuore, oltrepassarlo, bruciarlo, così l’ho pensato, sentito e fermato, 
come raccontare i colori di un dipinto, come l’essenza del vero e del 
buono, così com’è, vivo e puro, pieno e forte, intenso, l’amore che 
quando ti prende lo fa di ogni tratto di pelle, di ogni angolo 
dell’anima, si prende lo stomaco e il respiro, si prende il sorriso, 
s’infila in ogni pensiero. Emozione, incanto, parole sfiorate sulle 
labbra schiuse, come sentire le anime una dentro all’altra. Sentirle 
ovunque, nel rumore di ogni passo, in ogni immagine rapita dagli 
occhi, in ogni gesto, dalla tenerezza al peccato, amore che vive e 
muore nello stesso punto, dentro di noi, dentro l’attesa, in quel 
bisogno acceso una dell’altro, in quel tratto d’ali così vicino al 
cielo... del tuo suono ho i pensieri pieni, l’anima pure, trabocca... del 
mio essere, del tuo sentire, dell’aria che manca, del volersi, del 
cercarsi, del viversi. Mi tremi nell’anima, sulla pelle, ti muovi dentro 
come grano al vento, come quel sussurro che hai lasciato mille volte 
nella mia bocca... sei un battito in equilibrio sul mio respiro. Di me, 
che sei forse anche l’unico respiro che rimane, fosse l’ultimo istante 
di un sorriso, fosse anche solo quel movimento delle braccia che si 
chiudono e stringono, che tremano. Sei la fonte della vita, come un 
mondo da riempire, come ogni sorso dal calice della vita, come 
l’incondizionato amore che sta sopra ogni altra cosa, come quel 
passo che quando si muove si porta dietro l’eternità di un battito. Nel 
silenzio fermo dell’aria, guardo questa stanza e quell’angolo di mare 
all’orizzonte, ci ho sciolto gli occhi e l’anima, ubriaco del tuo 
pensiero, che come lui, così lontano dagli occhi mi sembrava e 
invece, così vicino e nel silenzio continuo a starti dentro il corpo e 
l’amina. 

 
 
 
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