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Longi - La fragilità della Rocca Stifani

Post n°2817 pubblicato il 07 Novembre 2016 da gazimo08


SI ASPETTA CHE CI SCAPPI IL MORTO?

di Gaetano Zingales
e con il contributo fotografico e di proposta
di Salvatore Migliore

A mia memoria, diverse volte dalla roccia del Pizzo Stifani, nel territorio di Longi, grossi massi si sono staccati per rotolare nella vallata, con enorme fragore e provocando anche gravi danni. Cito alcune date di eventi franosi: anni '60, anni '70, anni '80-'82, anno 2012, corrente anno. Qualche volta, si è corso il rischio che un automobilista, che transitava per la SP.157, venisse travolto dai massi che rotolavano lungo la costa per abbattersi sullo stradale e, indi, rovinare nel fiume Fitalia travolgendo alberi e piantagioni. Solo la fortuna o il destino hanno evitato la tragedia. Le conseguenze si sono riversate sul centro abitato di Longi, che si è visto interdetto il percorso per raggiungere, in tempi accettabili, i paesi viciniori e quella della riviera marittima. L'alternativa è stata la percorrenza dello stradale a scorrimento veloce da Galati M. Passi per i centri rivieraschi, ma per quelli lungo la SP 157, distanti pochi Km da Longi, occorre scendere a valle per poi risalire a monte. Il risultato? Spesa automobilistica e tempo di percorrenza triplicati.
Ogni volta si è dovuto attendere l'intervento pubblico, con i suoi lunghi tempi burocratici, per rendere agibile l'arteria interrotta. A parte i disagi enormi cui vanno incontro i cittadini longesi, occorre rendersi responsabilmente conto che qualche volta ci potrebbe scappare il morto.
E' necessario, pertanto, intervenire radicalmente per eliminare la cause degli smottamenti. Ogni soluzione tampone è aleatoria e si è dimostrata inefficace.
Vengono avanzate, pertanto, alcune sintetiche proposte, che riteniamo risolutive.
1.A monte della antica trazzera che congiunge S. Marco d'Alunzio e Longi (Filipelli), si potrebbe innalzare, a poca distanza dalla imponente rocca, un solido muro in cemento armato alto 10 o 15 metri in modo che i massi che si staccano dalla roccia madre verrebbero fermati dalla barriera muraria, cadendo nell'apposita risega o contrafforte realizzata tra la base della roccia ed il muro. I soliti ferma-sassi con palificazione in ferro e reti, in altri siti, si sono dimostrati inefficaci alla bisogna.
2.Nel lungo tratto sotto il monte, che va dal torrente (Rosa?) in contrada Castaneto sino al curvone di contrada Castiglione (se non addirittura oltre, rammentando la grossa frana degli anni '70 nelle vicinanze del torrente di Mastro Minico), sarebbe risolutiva la copertura del tratto stradale con una galleria in cemento armato.
3.Lungo la costa, occorre divellere gli alberi di leccio che crescono accanto a delle rocce in quanto le loro radici penetrano nelle fessure della pietra, la spaccano e la mettono in movimento sino a farla fuoriuscire dal terreno e , quindi, farla precipitare a valle; ciò si verifica maggiormente quando, d'inverno, la neve penetra nella fessura diventando ghiaccio ed agevola l'effetto della "eradicazione" della roccia dal suo posto.
4.Nelle more dei lavori per la realizzazione della protezione dell'arteria interessata, poiché è impensabile isolare il centro abitato - occorre evitare i disagi del percorso della strada "a scorrimento veloce" (si fa per dire) - è opportuno rendere agibile la strada che attualmente parte dal Vendipiano, scende al Castaneto, prosegue verso c. S. Lorenzo per risalire, in C. Castiglione immettendosi sulla SP 157. Magari instaurando il senso alternato, regolato da semaforo, nei tratti più stretti.
Queste di cui sopra sono modeste proposte, da profani, in quanto sarà compito dei tecnici e dell'Ente pubblico che gestisce le strade provinciali, individuare la soluzione migliore.
Si ribadisce con forza che è prioritaria la messa in sicurezza risolutiva (e non con misure tampone) di questo tratto di strada avendo presente, soprattutto, la vita dei cittadini che sono costretti ad usufruire di quella infrastruttura viaria. Ogni impedimento di natura economica è soltanto strumentale ed inaccettabile innanzi alla salvaguardia della vita umana.

 

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