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Il Papa attacca l'Islam?

Post n°15 pubblicato il 16 Settembre 2006 da rolandbar2
 

Sono parecchi giorni che i mass media  parlano delle reazioni islamiche al discorso che il Papa ha tenuto martedì 12 settembre 2006 presso l’Aula Magna dell’Università di Regensburg, nell’ambito dell’incontro con i rappresentanti della scienza.

Si è scritto che il Papa avrebbe lanciato un attacco all’Islam e che lo avrebbe offeso. Reazioni in Pakistan con tanto di richiesta ufficiale di scuse e smentite, un gruppo di imbecilli (non importa di che religione siano, perché se uno è imbecille è indifferente che sia cattolico, mussulmano, ebreo o indù) ha lanciato delle molotov contro 2 chiese in Cisgiordania.

Il Presidente iranianio Ahmadinejad ha detto, secondo quanto riportato da La Repubblica (cfr. http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/esteri/benedettoxvi-4/risposta-ahmadinejad/risposta-ahmadinejad.html ): “L'Islam è la religione più bella, la migliore per l’Umanità, l’unica via per la salvezza” ed ha continuato affermando che deve essere spiegata molto bene al mondo perchè “nessuno possa darne un'immagine distorta”, per concludere: “Il pontefice deve rivedere e correggere rapidamente i suoi errori”.

Addirittura il New York Times (un giornale che mi piace molto, tanto da consigliarne la lettura segnalandone il link sulla colonna a sinistra) ha criticato duramente il Papa per quello che ha detto (vi segnalo il link del breve editoriale: http://www.nytimes.com/2006/09/16/opinion/16sat2.html?_r=1&oref=slogin e vi invito a leggerlo con attenzione, soprattutto gli ultimi 2 paragrafetti, perché credo sia un articolo che non faccia per niente onore al NYT).

Mi sono chiesto allora che cosa avesse detto il Papa. Davvero ha offeso l’Islam? Onestamente, mi è sembrato davvero strano: Benedetto XVI è una persona seria, colta, intelligente, illuminata, di dottrina solidissima ed estrema carità (ma quale papa non ha avuto queste qualità?) per cui appare davvero strano che, di punto in bianco, avesse deciso di insultare un’altra religione.

Per questo, sono andato sul sito del vaticano (www.vatican.va) ed ho cercato il discorso che il Santo Padre ha tenuto il 12 settembre (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html ).

E’ un discorso abbastanza lungo e diviso in 16 paragrafi, in cui il Papa, molto dottamente, affronta il tema del rapporto tra fede, ragione ed università. I paragrafi incriminati sono due: il terzo ed il quarto, per una questione di chiarezza li riporto integralmente:

“Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l’mperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: “nessuna costrizione nelle cose di fede” È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’mperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il “Libro” e gli “increduli”, egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio non si compiace del sangue - egli dice -, non agire secondo ragione, “σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”.

“L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L’editore, Theodore Khoury, commenta: per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un’opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazn si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l’uomo dovrebbe praticare anche l’idolatria.”

Effettivamente sono parole che, considerate da sole e svincolate dal contesto in cui sono inserite, possono sembrare ad una prima e superficiale lettura scomode e dure.

In realtà, il Papa, nell’analizzare il rapporto tra fede e ragione, semplicemente riporta un aneddoto. Non afferma di condividerne i toni, anzi, si dice sorpreso per il modo brusco dell’Imperatore. E continua sull’argomento della conversione mediante la violenza (un errore in cui gli stessi Cristiani sono storicamente caduti). Punto.

Che cosa c’è da scandalizzarsi? Onestamente non riesco a vederlo. Che il Papa non faccia uno spot all’Islam come invece fa il Presidente iraniano? Credo che nessuna persona con un minimo di sale in zucca possa ritenere possibile una cosa del genere. Personalmente non mi meraviglia che Ahmadinejad dica che l’Islam sia la migliore religione: è mussulmano, è il presidente di una repubblica islamica….. afferma una cosa in cui crede e sarebbe incoerente a dire il contrario.

Mi spiazzerebbe sentir dire le stesse cose dal Papa!

Che Cristiani e Mussulmani abbiano religioni diverse non mi pare una rivelazione, almeno non più dell’acqua calda. Che il Papa ponga in evidenza come il Cattolicesimo abbia diversi modi di porsi sul tema fede e ragione, rispetto alle altre religioni ed alle correnti filosofiche, mi pare qualcosa di assolutamente naturale!

Probabilmente la polemica è stata sollevata da chi non ha ascoltato l’intero discorso. E continuata da chi non si è premurato di andare a leggere il testo.

Una tempesta in un bicchier d’acqua.

Per questo, se, una volta conosciuti i fatti, siete giunti alle mie stesse conclusioni, vi invito ad inviare una lettera di protesta al New York Times : letters@nytimes.com  e vi riporto la lettera che ho inviato:

 

Mr.Editor,

I read the editorial “The Pope’s words” published on September 16, 2006 and I’m not agree.

I respect your opinions but I think the Pope didn’t attack Islam and he didn’t offend Islam. If you read all the speech and not only two paragraphes, it will appear obvious to you that the tones, used in the narrated anecdote, aren’t shared by the Pope and the anecdote works only to the philosophical analysis of the topic “Faith, Reason and University”, without any attack or offense to Islam.

 

 
 
 
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